E sulla scia di Socrate… Agostino
Sulla scia di Socrate, sul problema del male, Agostino.
Socrate mantiene il discorso sul piano esclusivamente filosofico, per cui la differenza oltreché tra il concetto di ignoranza del bene, sostenuta da lui, e privazione di esso, sostenuta da Agostino, sta pure nel fatto che quest’ultimo lo si deve affrontare inserito su uno sfondo religioso.
Le argomentazioni del primo non sono perciò recepite e mantenute tali e quali, ma certo non si può non sentirne una forte eco.
Quali sono i passi biblici con cui saggiare la teoria di Agostino sul male? Dove innanzitutto bisogna andarli a cercare?
La risposta pressoché scontata è: “Nei primissimi capitoli della Bibbia”. In particolare nel capitolo 3 della Genesi.
Lì troviamo il serpente. E andando a vedere come viene interpretata la figura del serpente, vediamo che lo si descrive come il più astuto di tutti gli animali selvatici.
Come dire che di animali astuti ce n’erano anche altri. E se per astuzia si intende capacità di ingannare, dobbiamo dedurne allora che non tutto ciò che fece il Signore nei sette giorni della creazione era buono.
Era un serpente parlante e ragionante; era già lì. Il che significa che era un ente, non l’assenza di un ente. E’ astuto, quindi ha una sua peculiarità sostanziale. Se egli è il male, non può essere agostinianamente privazione di bene.
D’altra parte come avrebbe potuto Eva farsi tentare dall’assenza di bene!
Ecco, noi qui stiamo affrontando la questione del male, così centrale in Agostino, dall’interno, cioè su quel piano che egli stesso ha privilegiato. Le critiche esterne potrebbero essere validissime, ma potrebbero altresì rischiare di essere considerate in qualche misura scollegate, incapaci di confrontarsi in maniera diretta con le argomentazioni di Agostino, e perciò di agire in campo logico o filosofico, senza tener conto debitamente dell’afflato religioso.
Per non andare incontro a un siffatto tipo di critica, le obiezioni alla concezione agostiniana del male le leghiamo alla Bibbia.
Tanti sono i luoghi che meriterebbero di essere sottolineati in opposizione all’idea del male come privazione di bene, e il discorso si farebbe lunghissimo; ma ne bastano pochi per evidenziare le criticità di una teoria che sembra uscita dal desiderio di Procuste di adattare tutti al suo letto. Si ha l’impressione, in altre parole, che Agostino si sia prefissato, allo scopo di “salvare” Dio dall’accusa di aver creato il male, di trovare un qualche modo in cui il male da Dio non dipenda.
Socrate nel dire che si fa il male perché non si conosce il bene, dice qualcosa di cui non si può dubitare che sia funzionale, in quanto egli non aveva dei da difendere.
Agostino invece, quando in modo simile ( per quanto non sovrapponibile ) dice che il male è privazione, più o meno marcata e fino all’esaurimento, di bene, forza le cose in maniera innaturale.
E’ la stessa tradizione cristiana dal Nuovo Testamento in poi, a considerare il serpente come l’immagine di Satana, che dunque o è stato creato da Dio o si è creato da sé, come solo un Dio può fare ( e questo scolio non per nulla impegnerà Agostino nella condanna dei manichei, ai quali aveva appartenuto e verso i quali indirizza buona parte della sua apologetica, non potendo neanche ammettere la presenza di due princìpi presenti e contrapposti in un’eterna lotta tra Bene e Male ).
Ma sorvoliamo sulla problematica di cui si è appena detto su un Satana creato o coeterno, e badiamo invece alle parole che questi rivolge ad Eva e la risposta di lei:
– “Davvero Dio vi ha detto: Non mangiate di alcun albero del giardino?” e, udita la risposta della donna:
“Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del giardino, ma quanto al frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino, Dio ci ha detto: Non mangiatene, anzi neppure toccatelo, altrimenti morrete”.
Ebbene, tali parole ci offrono la chiave per vedere che il serpente non rappresenta il male in quanto assenza di bene; lo riconosciamo piuttosto come entità sostanziale. Infatti nel prosieguo del 3° capitolo si legge:
“Poiché tu hai fatto questo,
sii maledetto fra tutti gli animali domestici
e fra tutti gli animali selvatici.
Tu striscerai sul tuo ventre e mangerai polvere
tutti i giorni della tua vita.”
Dio non sta qui maledicendo l’assenza di bene: sta maledicendo una presenza. Allegorica magari, ma una presenza.
Quindi, se anche fossimo stati disposti a vedere che in Satana, così come sostengono diversi teologi, alberga una sorta di Pubblico Ministero che provoca, tenta, indaga, lusinga, per mettere alla prova e saggiare la fedeltà a Dio della persona, e quindi un funzionario obbediente di Dio, dovremmo ritornare sui nostri passi.
Infatti come sarebbe concepibile per un emissario di Dio, previsto e mandato da Dio, utile a un Dio Sommo Bene che in quanto tale non può aver pensato il male, essere proposto con tutte le caratteristiche alternative al bene ed essere punito per aver obbedito?
Forse che Dio dopo non dovrebbe imporsi di dimenticare di esserne stato l’artefice e il regista, come un ancestrale dottor Jekill che crea e poi disconosce e scotomizza una parte di sé?