Don Ghilardi scrive al nuovo Priore (ultima Parte)

Oltre le colonne d’Ercole
Don Ghilardi scrive al nuovo Priore
 delle confraternite diocesane
Seconda e ultima Parte

Oltre le colonne d’Ercole
Don Ghilardi scrive al nuovo Priore delle confraternite diocesane
Ultima parte

Il 10 ottobre 2010, il parroco invia al priore una lettera in cui ipotizza che se fosse riconosciuto come rappresentante legale dell’ immobile, nulla cambierebbe negli usi e costumi dei confratelli.

IL PRIORE –  Il 29 ottobre, il priore contesta le richieste esposte nella lettera e ne invia una copia al Vescovo, al suo vicario e al Segretario del Priorato Diocesano.

La controversia esce così dai confini parrocchiali e, dal confronto locale, coinvolge la diocesi e lo stesso priorato.

Il parroco non risponde a questa lettera e attende lo svolgersi degli eventi.

 

IL PRIORATO DIOCESANO – Il 23 novembre 2010, il priorato diocesano in un volantino diretto a tutta la popolazione, ma il riservato solo gli inviati, indice un incontro pubblico per chiarire a chi appartenesse l’Oratorio  sito in Piazza della Chiesa a Voze e chi ne fosse il  rappresentante legale. Sono presenti il Vicario generale della diocesi, il Priore dei priori, il segretario diocesano, una architetto della diocesi oltre all’ assistente ecclesiastico delle confraternite. In quest’assemblea la tensione emotiva era massima. Lo scopo degli organizzatori era ribadire, alla presenza di qualificate Autorità diocesane, che l’oratorio dei Santi Rocco e  Sebastiano appartiene certamente alla confraternita e che l’unica confraternita esistente a Voze era la “Confraternita dei santi Rocco Sebastiano”.

 

UN NODO DA SCIOGLIERE –  Si era creata una situazione imbarazzante tra il Priorato delle confraternite e la Curia vescovile da una parte e il parroco. Il Priorato aveva affermato in pubblico, con l’avallo della Curia rappresentata dal Vicario, che l’oratorio apparteneva alla confraternita e che l’unica confraternita esistente in Voze era la confraternita dei “santi Rocco e Sebastiano”.

 

Il parroco affermava invece  che l’oratorio apparteneva alla parrocchia e che a Voze esisteva  la “Confraternita San Carlo”. Solo dal 2007 aveva iniziato ad esistere anche a “Confraternita santi Rocco e Sebastiano”, che era riuscita a conseguire la personalità giuridica producendo documenti a dir poco discutibili.

 

PRIMA CONSEGUENZA – Quando il parroco chiede ai fedeli la disponibilità di partecipare in maniera attiva alle necessità della parrocchia: pulizia della Chiesa, cambio dei fiori, preparazione del necessario per i matrimoni e le funzioni religiose, la pia signora, che aveva esercitato con sacrificio notevole queste mansioni da tanti anni, interpreta l’invito come un torto, consegna al parroco le chiavi della chiesa e si allontana.

La domenica successiva il disagio è palese nei presenti alla messa e alcuni spontaneamente occupano gli spazi rimasti vuoti, riportando alla normalità la gestione della chiesa.

UN INVITO A COLLABORAZIONE –  Nel maggio 2011, all’avvicinarsi della festa patronale, il parroco manda una lettera al priore perché, come negli anni passati, la confraternita assumesse la responsabilità della processione, mentre la comunità parrocchiale si sarebbe occupata della parte religiosa.

Il priore risponde chiedendo un incontro. Alla riunione prendono parte circa 10 persone della confraternita e altrettante della comunità parrocchiale. Nonostante il clima poco sereno dell’incontro, viene raggiunto un accordo. La confraternita avrebbe organizzato la processione e rinfresco.

LA FESTA – La festa patronale riassume tutta la vita ed esprime tutti i valori della tradizione religiosa del paese. Una piacevole, utile e caratteristica manifestazione esterna del paese. È come se tutto il paese si svegliasse dal sonno. Quel pomeriggio, intorno alla Chiesa, aumenta numero delle persone visibilmente affaccendate. Ognuna con un compito da svolgere. Un via vai continuo dell’oratorio alla Chiesa dalla  Chiesa alle case.

Uno spettacolo piacevole a vedersi. Il giorno della festa poi, verso sera, alla gente interessata del paese si uniscono i “foresti”, attratti dai manifesti affissi per le strade.

Un raduno di popolo, dove si possono distinguere le cappe di alcune confraternite e grandi e pesanti crocifissi che attirano la meraviglia di tutti, si accalca sulla piccola piazza. La chiesa si riempie di fedeli per assistere alla messa del Santo. La predica per l’occasione più vivace, sembra catturare l’attenzione dei presenti, disturbati dai molti rumori che provengono dall’esterno. Fuori dalla chiesa, si continua nella preparazione dei crocifissi che sfileranno per le vie del paese, ma soprattutto si può ammirare un insieme variopinto di persone, invitate per l’occasione, intente a preparare i tavoli all’aperto e le sedie, mentre altri sostano con bianchi grembiuli, presso grandi recipienti, attenti ad alimentare la fiamma che deve surriscaldare l’olio per friggere qualcosa. Altre pentole su altri fuochi e piatti vari di cucina locale.

La processione avanza con lentezza in paese  tra canti tradizionali e recitate preghiere un chiacchiericcio continuo e monotono far parte dello spettacolo.

Gli occhi di tutti fissi ai “cristanti” sotto sforzo, ai crocifissi che ondeggiano e  alla folla che sosta curiosa lunghi i bordi delle strade. I fedeli, tornati davanti alla Chiesa, assistono in silenzio alla benedizione solenne col Santissimo Sacramento esposto in un grande ostensorio.

 

Dopo le preci finali, il celebrante ringrazia le autorità presenti e una  per una le confraternite sorelle che hanno dato lustro alla festa, dicendo ad alta voce il nome del paese di provenienza. Segue l’atteso rinfresco a cui paesani partecipano con soddisfazione grande, come se avessero vinto un agognato trofeo. Ognuno, seduto al posto assegnato, attende di consumare i piatti e il vino bianco o rosso, offerti gratis per le autorità e gli invitati, gravato da una piccola somma per gli altri. Assieme inoltrata, tutto ricollocata al suo posto. E si pensa già all’anno seguente.

 

LA REALTÀ – Di fronte a questa manifestazione del popolo cristiano, il parroco rimane perplesso. Su circa 400 residenti battezzati, 380 disertano la messa alla domenica e la dimensione religiosa è inconsistente. E questo divario di numero e di cultura preoccupa un parroco inesperto.

 

Alla festa invece, sembra che tutto il paese sia presente, che partecipi, preghi e canti con divozione e fede  e nessuno immagina che quasi la totalità della gente viene dal di fuori. Una grande fiera camuffata da festa sacra solo perché sacri sono gli oggetti esposti. Gli sparuti parrocchiali rimangono gli stessi, con i stessi problemi e  con le nostalgie rese sempre più vaghe dal tempo. I trionfatori sono quelli della confraternita locale, la quale, anche se inconsistente di numero, può presentarsi l’unico soggetto in grado di radunare folla devota, metterla in fila e farla pregare.

La chiesa di Voze
 IL VESCOVO – In giugno, il Vescovo scrive al parroco una lettera che può essere così riassunta: “ti ringrazio per il servizio pastorale che hai prestato in questi anni… e riconosco la tua grande sensibilità verso i meno fortunati. Il tuo servizio come parroco è stato generoso. Il tuo atteggiamento invece portato non poco scompiglio e divisione nella comunità di Voze.
Il tuo servizio di parroco terminerà il 30 settembre 2011. E non ritengo opportuna una tua incardinazione in diocesi. Ti ricordo al Signore nella preghiera e ti benedico di cuore (7/06/2011).

La Domenica successiva nella rivendita dei giornali a Noli, la locandina del quotidiano “La Stampa” riportava a grandi lettere: “Don Ghilardi rimosso da parroco di Voze”.

 

RINUNCIA ALLA PROCESSIONE – questa notizia porta al fallimento della festa patronale. A quella data, infatti, la confraternita aveva già iniziato a raccogliere i fondi per la festa. Ma la gente, sconcertata da questo annuncio improvviso e inatteso, non collabora, prende le distanze dagli organizzatori e assume atteggiamenti ostili nei loro confronti perché ritenuti responsabili dell’allontanamento del parroco. Allora il priore rinuncia ad organizzare la festa, facendone ricadere la responsabilità sullo stesso parroco.

 

UN PRANZO – Il parroco, in diverse occasioni, aveva ripetuto al vescovo l’invito a pranzo in canonica. Nella tensione che si era creata, il vescovo accetta ponendo una condizione: che non vi fossero altre persone all’infuori di un sacerdote la cui presenza era gradita dalle due parti. All’inizio del pranzo, il vescovo esibisce un documento firmato da lui e da altri e lo presenta come prova decisiva dell’appartenenza dell’Oratorio alla confraternita.

Ad un’attenta lettura, fatta in un secondo momento, appare chiaro che questo documento non è in grado di attribuire la proprietà dell’immobile perché incapace di produrre effetti giuridici.

UNA PROPOSTA COMPLESSA – Il 6 settembre 2011, il vescovo porta a conoscenza del parroco il contenuto di uno scritto in cui sospende il procedimento di rimozione.

Carissimo Don Giovanni, con riferimento alla mia precedente del 7 giugno 2011 protocollo 7/11 sono a te per comunicarti che in diocesi stiamo rivedendo l’assetto delle parrocchie riorganizzandole in Unità Pastorali e, in particolare stiamo rivedendo anche la situazione delle parrocchie di Noli, Spotorno, Vezzi Portio, S. Giorgio, S. Filippo, Voze e Magnone.

In considerazione di questo nuovo assetto, che potrà essere varato nel prossimo autunno, il provvedimento che ti avevo comunicato nella mia sopraccitata, viene sospeso. Ti chiedo pertanto di voler continuare nel tuo ufficio di parroco fino a questa nuova impostazione che, ovviamente, verrà presentata e discussa a suo  tempo, in loco con tutti i sacerdoti interessati.

Nel frattempo tu dovrai fare domanda al tuo nome Rettore Maggiore di esclaustrazione presentando i motivi che ti portano  a chiedere di stare fuori dalla comunità e di lavorare in diocesi di Savona con il permesso del Vescovo  (che io darò accettandoti per un sevizio alla unità pastorale di cui sopra). Mi è cara la circostanza  per salutarti cordialmente.”

 

I SUPERIORI SALESIANI – Il parroco chiede ai suoi Superiori religiosi di lasciarlo per qualche anno sotto l’esclusiva giurisdizione dell’ordinario (Esclaustrazione). I superiori salesiani rispondono positivamente alla richiesta e gli concedono di rimanere al servizio della diocesi per tre anni.

 

UN PARROCO IN MENO –  Appena la decisione dei superiori salesiani viene a conoscenza del vescovo, questi convoca nuovamente lo scrivente nel suo ufficio. Gli ordina di rinunciare alla carica di parroco, e insiste sulla tempestività della rinuncia. Alla domanda del parroco che chiedeva tempo per riflettere, il vescovo si ostina ed insiste, tanto che lo scrivente  lo tranquillizza assicurandolo che avrebbe trovato il modo per raggiungere lo scopo, senza mortificare ulteriormente la comunità parrocchiale e senza sollecitare la fantasia di altre persone circa una rinuncia pretesa e non motivata. Sarebbe ricorso all’espediente dei raggiunti limiti di età, condizione consigliata dal diritto canonico ma non vincolante.

 

UN AMMINISTRATORE IN PIÙ – La rinuncia a parroco viene inviata per lettera raccomandata con ricevuta di ritorno domenica 18 marzo 2012, giorno in cui Savonesi celebrano la festa patronale della Madonna della Misericordia. La risposta di accettazione da parte del vescovo è immediata e porta la data del giorno dopo, 19 marzo.

Volendo provvedere alla cura della parrocchia San Pietro in Voze rimasta vacante in seguito alle dimissioni del parroco per raggiunti limiti di età… nomino Amministratore Parrocchiale e legale rappresentante della Parrocchia S. Piero in Voze il sac. Giovanni Ghilardi.”

Stimatissima Priore dei Priori,

nella chiesa di San Pietro in Voze dallo “scompiglio e divisione” è nata una fiorente comunità parrocchiale che ha pagato la sua crescita la sua autonomia con la rimozione del parroco, elevato rango di “amministratore parrocchiale” nella stessa parrocchia, con i stessi doveri e quasi gli stessi diritti.

Anche la parrocchia del “Santissimo Salvatore del Santo Sepolcro”, una decina di fedeli su circa quattrocento residenti, con due chiese e varie cappelle, due cimiteri, due confraternite, due processioni solenni e altre minori, due oratori, due campanili e due acquedotti, è stata privata del parroco, elevato a rango di “amministratore parrocchiale” nella stessa parrocchia, con i stessi doveri e quasi stessi diritti.

 

Dopo aver letto questa breve descrizione dei fatti, ti chiederai quale sia la responsabilità delle confraternite in questa storia.

In realtà esse non hanno responsabilità.

Sui confratelli i locali rimane il peso di non essersi fidati del loro parroco.

Ma “qualcosina” grava sul Priorato diocesano che tu rappresenti.

 

1) La confraternita San Carlo è esistita?

2) La confraternita dei santi Rocco e Sebastiano quando è nata?

3) Quali documenti ha prodotto per conseguire la personalità giuridica?

4) L’oratorio a chi appartiene?

 

Con stima.

Voze 15 agosto 2012

festività di Maria  Assunta in cielo

 

Giovanni Ghilardi

Amministratore parrocchiale

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