L’IMPORTANZA DEI COMUNI

 L’IMPORTANZA DEI COMUNI E DEI SINDACI

L’IMPORTANZA DEI COMUNI E DEI SINDACI

 Il nostro paese sta attraversando un periodo molto difficile, una crisi finanziaria e culturale assai pesante che ha modificato e modificherà i comportamenti delle persone, sempre più preoccupate del proprio futuro e dei loro figli.

 A mio parere l’Italia sarebbe in una situazione assai peggiore se non ci fossero gli 8100 comuni che vuol dire 8100 Sindaci che rispondono sempre e comunque anche quando non hanno le risorse finanziarie e/o umane, o quando non ne hanno le competenze. Si assumono sempre la responsabilità e sono il tramite tra lo Stato e il cittadino, tra lo Stato e il territorio. Devono gestire le tensioni sociali che sono purtroppo in forte aumento dovute principalmente alla mancanza di lavoro il che  porta all’aumento delle difficoltà per pagare l’ affitto o il mutuo, comprare i medicinali, sostenere i figli nella crescita.

Insomma le richieste di aiuto aumentano e gli amministratori locali provano a dare risposte in assoluta solitudine, tagliando tutto il possibile a fronte di tagli lineari da parte dello Stato che non tengono conto del merito. Ci sono molte amministrazioni che negli ultimi anni hanno attivato percorsi virtuosi: ebbene i tagli colpiscono proprio loro.

Tutti parlano del merito ma nessuno lo applica. Comprendo che è complicato ma solo con la meritocrazia si può sperare di modificare una società fortemente degradata.

 

Il patto di stabilità che era nato per bloccare il debito dello Stato, ha fallito  l’obbiettivo, infatti il debito è cresciuto costantemente arrivando ai 2000 miliardi odierni e al 126% del PIL, con un costo attuale di circa 45 miliardi di interessi.

Ricordo che nel 2010 fatto 100 il deficit italiano, 70 era contratto dallo Stato centrale e il rimanente 30 dagli enti locali. I comuni sono stati quelli che hanno dato di più al risanamento dei conti dello Stato, negli ultimi tre anni hanno contribuito per 10 miliardi di euro. Il patto ha bloccato gli investimenti, obbligando i comuni ad accantonare risorse pari a 13 miliardi circa, denari che potrebbero essere spesi immediatamente e ridare un po’ di slancio all’economia. I cittadini pagano le tasse per avere servizi non per creare tesoretti. Dobbiamo modificare il patto di stabilità stabilendo magari norme più severe sulla spesa corrente a favore  degli investimenti  che devono essere esclusi dal patto stesso o per lo meno dovrebbero essere garantite almeno le opere per la difesa del territorio, poiché un euro speso in prevenzione consente di risparmiarne sei dopo.

Mettere assieme la vecchia ICI con una patrimoniale, qual è l’attuale IMU, è stato gravemente sbagliato perché profondamente iniquo, chi ha molte case paga proporzionalmente meno di chi magari ha solo una seconda casa essendo stata abolita l’Irpef sulle proprietà non affittate. L’ IMU nel 2013 dovrà essere modificata e lasciata ai comuni.

Il Governo emetta le tasse che ritiene opportune assumendosi le  proprie responsabilità e lasci la gestione dell’IMU ai comuni che con proprio regolamento la applicheranno secondo le proprie esigenze e in completa autonomia.

Non mi dilungo su un dibattito molto attuale su centralismo e federalismo. Lo Stato costa troppo, è sulle spalle di pochi, dobbiamo snellirlo, troppa burocrazia , troppe norme che cambiano in continuazione. Facciamo un patto: per qualche anno non modifichiamo alcuna norma, sarebbe un bel passo in avanti!!

 

I Sindaci stanno diventando il parafulmine di tutti e di tutto, non è giusto. Guardate  cosa succede in caso di allerta tutto ricade su di loro: basta un fax e la responsabilità passa di mano. Sulla legalità fanno il possibile istituiscono l’ufficio appalti e contratti ben distinto dagli altri uffici magari sotto la responsabilità  del segretario generale, aderiscono ai protocolli di legalità, attivano convenzioni per partecipare alle stazioni appaltanti regionali, di più non gli si può chiedere. Ognuno faccia la propria   parte aiutando i Sindaci a lavorare al meglio non lasciandoli soli. Attenzione ad indebolire i territori e i loro rappresentanti, questo consente ai gruppi malavitosi di introdursi con facilità  sostituendosi alle istituzioni.

Le amministrazioni comunali stanno lavorando per la valorizzazione, la gestione e l’alienazione del proprio patrimonio per trovare nuove entrate a favore del mantenimento e miglioramento del patrimonio stesso, per fare ciò in un periodo di crisi ci vorrebbe un impegno forte dello Stato anche con la creazioni di fondi pubblico privato facendo intervenire per esempio la Cassa depositi e prestiti, che a proposito, molti comuni stanno tentando con grandi sacrifici di estinguere anticipatamente i mutui; peccato che per fare ciò la Cassa depositi e prestiti chieda delle penali talmente  pesanti da costringerli spesso a sospendere la pratica: eppure estinguere  i mutui andrebbe a diminuire il debito nazionale!!

Un’altra ricchezza è rappresentata dalle quattro milioni di imprese di cui  un milione e quattrocentomila di imprese artigiane, molte di esse chiudono per mancanza di lavoro, tantissime muoiono per crediti……inconcepibile. Queste imprese hanno una storia fatta di esperienze, gente capace a lavorare e meno a far carta, una volta chiuse queste non riapriranno più perdendo quella professionalità costruita negli anni con grandi sacrifici da varie generazioni.

Gli imprenditori esteri hanno paura di investire in Italia per tutto quello che ho detto precedentemente, ci aggiungerei la lentezza della giustizia, la pressione fiscale, il costo del lavoro troppo alto, la mancanza di certezza sui tempi autorizzativi, l’evasione fiscale che da sola vale 60 miliardi di mancati introiti per lo Stato, l’assenza del credito da parte delle banche.

Con 2800000 disoccupati dobbiamo rilanciare la crescita con creazione di posti di lavoro, ridando fiducia e speranza. Si  può fare lavorando insieme ai Comuni e alla  piccola media impresa che nonostante tutto resistono. La nostra bella Italia sempre più Europea ha bisogno di gente di buona volontà che faccia politica in maniera nobile. La nostra bella Italia ha bisogno di un libero mercato che non crei diseguaglianze, che metta il debole al centro del sistema. 
27 ottobre 2012

Floris Franco

 Dal Convegno Marina di Massa

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