CINEMA: Red lights
RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema autunno 2012 Red lights
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RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema autunno 2012
Red lights
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Red lights (Traduzione letterale del titolo=Luci rosse)
(Luci rosse = nel paranormale equivale a discordanze notate da esperti in materia, dettagli di cose che non dovrebbero esserci, anomalie all’interno di un supposto flusso regolare della vita quotidiana) (Red Lights, 2012, Spagna/USA)
Regia: Rodrigo Cortés
Con: Cillian Murphy, Sigourney Weaver, Robert De Niro, Elizabeth Olsen, Joely Richardson, Toby Jones
Distributori: 01 Distribution
Genere: Thriller
Durata: 113′
Data di uscita: 08-11-2012
Girato a Barcellona e Toronto
Recensione di Biagio Giordano
Presente in sala al Cinema Diana di Savona
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Margareth Matheson (Sigourney Weaver), matura psicologa e il suo giovane assistente Tom Buckley (Cillian Murphy), brillante fisico, vivono a Barcellona e sono due tra i più importanti esperti scientifici di “osservazione critica del paranormale”. Il loro lavoro, di carattere privato ma aperto alla collaborazione istituzionale e all’allargamento mediatico dei risultati, consiste nell’osservare scrupolosamente, durante le esibizioni dei medium e dei maghi, quanto accade in sala.
Il fine è di scoprire i trucchi a partire da quelli più soliti, come ad esempio le frequenze radio criptate o protette elettronicamente da intrusi in ascolto, facenti parte di un sistema ingegnoso di comunicazione tra un operatore complice e il sensitivo, quest’ultimo viene guidato verso gli spettatori in sala, opportunamente scelti, per aprire con loro un dialogo dai toni magici. L’approccio verbale con la persona selezionata provoca una sottomissione di tipo preipnotico, in quanto lo spettatore si accorge che il sensitivo è a conoscenza di dati sensibili della sua vita, che altro non sono che delle vere e proprie informazioni carpite abusivamente alla sua privacy, trasmesse in diretta dall’operatore invisibile al sensitivo sulla base di dati ricavati da una precedente indagine.
La coppia Margareth e Buckley, che si avvale di sofisticate apparecchiature elettroniche sistemate in un camerino personale, ogni qual volta riesce ad individuare con prove delle frodi, interviene insieme alle forze dell’ordine per arrestare i sensitivi.
In 30 anni di attività, Margareth ha scoperto in quel mondo incantato, spesso artificioso ma di notevole successo di pubblico, trucchi di ogni genere, eppure qualcosa che è più forte di lei, la costringe a proseguire, forse perché quel lavoro è diventato una vera e propria passione con tutti i contrasti tormentosi ad essa associati. Oppure Margareth non ha mai perso del tutto la speranza di trovare un giorno entità spirituali vere.
La dottoressa pensa che la popolarità interminabile del paranormale sia dovuta non solo al supporto mediatico che la sostiene, ma soprattutto alla opportunità che esso offre di vendere bene le illusioni, agevolate dalla sempre più raffinata evoluzione dei trucchi. Un’industria un po’ paradossale, in un certo senso anche dai contenuti di alta professionalità, al servizio della suggestione, proposta al pubblico con grande accuratezza dei dettagli, tali da essere in grado di sbalordire, una attività lucrativa ormai su vasta scala spronata dal fascino esercitato dal facile guadagno.
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La psicologa ritiene che quei spettacoli siano per lo più moralmente discutibili, addirittura da considerare al limite della decenza, perché essi sono spesso in relazione con lo sfruttamento della paura della morte. Il suo atteggiamento professionale verso i protagonisti di quel mondo è quindi freddo, guardingo, caratterizzato frequentemente da gesti di scortesia.
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L’unica occasione in cui la donna, per un attimo, ha avuto la convinzione che esistessero davvero realtà spirituali e poteri paranormali, è stata durante una conversazione con il grande mago cieco Simon Silver (Robert De Niro), un uomo affascinante ma pericoloso, misterioso, dal passato ambiguo che in America amava un tempo farsi fotografare al fianco di grossi personaggi della politica e dello sport per apparire poi su diverse riviste di cronaca gossip, l’uomo in quel incontro con Margareth riuscì a portare esperienze e pensieri propri sul paranormale in modo credibile, misurato creando una atmosfera di sincerità tale da lasciare la donna stupita e per un attimo convinta dell’esistenza reale dei fenomeni paranormali. Ma chiunque ha cercato di smascherare Silver ha fatto una fine brutale, perché? Margareth è intimorita da ciò, tanto che, a differenza del suo assistente Buckley, è indecisa se evitare Silver, rinunciando all’idea di un controllo sui suoi poteri che significherebbe non salire più di fama e soddisfazione professionale, o tentare un normale approccio investigativo sul suo operato accettando magari il rischio di essere in qualche modo perseguitata brutalmente.
Margareth nonostante lo scetticismo che la caratterizza si augura in cuor suo di poter verificare al più presto l’esistenza dei fenomeni spiritici, avendo da tempo un figlio in coma. Acquisire tale prova le darebbe la forza di chiedere alle autorità di competenza il permesso di staccare le apparecchiature che tengono in vita il figlio e tentare poi un approccio con lui nell’aldilà.
Un giorno l’anziano Simon Silver decide di ritornare sul palcoscenico, dopo ben 30 anni di assenza, per un’ultima clamorosa esibizione. Lo spettacolo è anche l’occasione per togliere ogni dubbio sull’autenticità dei suoi poteri. Silver accetta di buon grado di sottoporsi a tutti quei controlli tecnici che precedono l’esibizione, necessari per svelare eventuali frodi. |
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Buckley con la sua fidanzata Sally (Elisabeth Olsen), si preparano ad intervenire nello spettacolo dell’anno utilizzando i loro strumenti più affidabili, video e intercettatori di frequenze in grado di monitorare correttamente ogni gesto di Simon Silver. Scoprire una frode in Silver o trovare nel suo spettacolo le prove dell’esistenza spiritica rappresenterebbe una grossa notizia mediatica. Che risultati otterranno dall’osservazione dell’attività di Silver? E correranno il pericolo, in caso di scoperta di frode, di perdere la propria vita?
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Rodrigo Cortés è famoso per Concursante, un ottimo film drammatico che osa argomentare sui costi reali della ricchezza quasi come se volesse metterne in discussione l’alone di bellezza che la circonda in modo un po’ipocrita, un’opera del 2007 che ha visto la partecipazione del bravo attore Leonardo Sbaraglia; Buried (Sepolto) un film spagnolo girato nel 2010, molto propagandato, una pellicola che vede protagonista Paul (Ryan Reynolds) il quale interpreta un personaggio rinchiuso in una cassa a tre metri di profondità che cerca con scarsi mezzi di guadagnare l’uscita all’aria aperta: indubbiamente un thriller ad alta tensione apprezzato dai critici e dal pubblico per il modo originale con cui si presentano le situazioni più drammatiche. L’emergente regista spagnolo si presenta ora con il film attualmente in sala Red Lights, cimentandosi in un thriller di non facile esecuzione per via delle tematiche che lo percorrono, già trattate in vari modi e in epoche diverse da registi di gran fama.
Con questo film Rodrigo Cortés riesce comunque a far di nuovo centro, e non tanto per l’aiuto datogli dalla presenza nel film di grandi attori carismatici come Robert De Niro e la Sigourney Weaver, ma soprattutto in virtù di un risultato d’insieme della pellicola che funziona a meraviglia. Il racconto pur trattando questioni già problematizzate ripetutamente dal cinema, rimane tuttavia ben saldo a una idea narrativa di fondo particolare quale è la ribellione omicida dei sensitivi agli scienziati impegnati a smascherare i loro trucchi. Un’idea che per la sua credibilità spettacolare da noir sembra poter rilanciare l’interesse sul paranormale anche in chiave filmica.
Le indignazioni rilasciate nello spettatore dall’omicidio di persone eticamente superiori, un male che seppur divenuto banale per la frequenza con cui si manifesta ormai nella storia rimane tuttavia nel cinema ancora di forte impatto emotivo, impregnano, associate a un’idea di forte imprevedibilità dell’esito finale delle tensioni, l’opera filmica di toni ad alta emotività, di estrema valenza drammatica, che diventano nuovi colori emozionali per il paranormale.
Per il contrasto ben delineato tra il bene della verità e l’opportunismo più decadente manifestato da qualche sensitivo, il racconto di questo film non può che avvincere, diventando teso e ricco di attese, quest’ultime sono ben indirizzate dal regista in alcune zone desideranti della mente dello spettatore che lasciando credere che i desideri insorti verranno soddisfatti delineano già un finale: quasi come se fosse una prospettiva ineluttabile, legata a un bisogno di effetto terapeutico del film nello spettatore per compensare il prezzo del biglietto. Ma poi però rispetto a quanto costruito fin lì, Cortés rimette tutto in discussione ed effettua un colpo di scena finale di grande ed efficace sorpresa, di indubbio valore. Qualcosa che non scioglie i diversi nodi costruiti dal racconto in precedenza ma cambia rotta, rilanciando nuove prospettive conoscitive sul paranormale. Il depistaggio precedente viene proposto allo spettatore esclusivamente come esca distraente, allo stesso modo con cui avviene con i sensitivi fraudolenti, che prima ti distolgono da qualcosa e poi ti stupiscono perché durante la distrazione immettono di nascosto il dettaglio del trucco che consente l’effetto incanto.
Il finale lascia dunque di stucco lo spettatore, quasi lo umilia per la sua incapacità ad immaginare qualcosa di diverso da quello che il depistaggio ben camuffato nella prima parte del film gli suggeriva
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BIAGIO GIORDANO |