Col progresso non si rischia il futuro ma l’istante

immagine da fb

Se l’uomo è sopravvissuto “all’autolesionismo della propria ignoranza”, e con un solo neurone allo stato embrionale si è assicurato centinaia di millenni di futuro senza affannarsi a cercarlo o a costruirlo; perché noi umani del terzo millennio, con la nostra sacra cultura umanistica e il nostro sacro progresso scientifico e tecnologico, più ci spacchiamo i neuroni per razionalizzare il presente, più mettiamo in forse il futuro dell’umanità e persino del pianeta?
Forse non faremmo male a domandarci: ma la cultura con cui ci implementano il cervello, è curativa è patologica o è letteralmente assassina? Vedi sul fronte sociale bullismo, baby gang e femminicidi; e sul fronte climatico sconvolgimenti assassini. E sul fronte politico economico, meglio stendere un velo pietoso.

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Posto che, per milioni di anni, pur vivendo umilmente alla giornata, nessuno ha mai dubitato che il futuro dell’umanità dovesse essere costruito e protetto o potesse essere a rischio, (come dire dietro l’angolo); perché ora, con eserciti di tecnici e specialisti siamo condannati a vivere alla giornata e a temere che il nostro futuro non sia per niente garantito se non ripensiamo e ricostruiamo il rapporto devastante e bellicoso che abbiamo con la natura, fra popoli e persino fra consanguinei?
E chi è riuscito a mettere in moto il cervello, provi a togliere la marcia dello sporco interesse soggettivo e si faccia queste due domande che si direbbero abbastanza pertinenti e forse essenziali:
1) nella popolazione mondiale, è la crescita eccessiva di ignoranti o di istruiti ad arrecare danni e indurre di conseguenza le reazioni negative del pianeta?
2) oppure, sono troppi, sono pochi o di scarsa qualità, i mezzi culturali tecnologici e finanziari di cui ci siamo dotati, tanto da indurre negli umani più bestialità che umanità?
Oltre a non sopportarci reciprocamente, oltre a sfruttarci, a tentare di rovinarci economicamente, o di sopprimerci, è chiaro che il pianeta non gradisce più la nostra presenza, perché?
Tutti considerano e difendono la scuola e il diritto allo studio come il più importante ascensore sociale, non come la più sacra delle finalità a cui vanno indirizzati senza se e senza ma, uomini e cose.
Nessuno osa domandarsi, ma poi l’ascensore sociale (che ci costa un occhio e ci ammacca pure l’altro), ci porta a destinazione o ci scarica per strada? Un ingegnere aereo spaziale arriverà con l’ascensore direttamente alla NASA con un contratto a tempo indeterminato su cui apporre la firma, o al meglio dovrà cercarsi lavoro in qualche municipalizzata della nettezza urbana? E un laureato in medicina scenderà dall’ascensore direttamente in sala operatoria armato di bisturi, oppure dovrà arrangiarsi da magazziniere precario e sottopagato in qualche supermercato del suo paese?
Perché se le cose stanno così, temo che “l’ascensore cultura” abbia bisogno di un serio programma di manutenzione e riparazione prima che estingua del tutto l’umanità, per un eccesso di cultura, ma ahinoi, economicamente alla bancarotta.Franco Luceri da il rebus della cultura

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