SPIGOLATURE   MA LA DISTENSIONE FORSE VERRÀ

DITTATORE. “Mr. President perhaps you were a little too hasty”. Signor Presidente forse è stato un po’ troppo precipitoso. Senza dichiararlo apertamente, i suoi collaboratori temono che Biden abbia scelto il momento meno adatto per chiamare “dittatore” il suo collega cinese Xi Jinping con il quale si deve trattare. Allora perché lo ha fatto? Il suo segretario di stato Blinken era appena tornato da Pechino. La missione era stata definita da entrambe le parti un buon passo avanti per riaprire il dialogo tra due Paesi che hanno concezioni diametralmente opposte e inconciliabili su come intendere a attuare la democrazia. Il capo della Casa Bianca parlava a un evento dei Democratici, ma dai toni si è capito che la frase non gli “era sfuggita”. L’opinione pubblica americana non ama la Cina e il leader democratico, con il pensiero già rivolto alle presidenziali 2024, deve pensare ai suoi elettori e a conquistare gli indecisi. Tra Biden e Xi è in programma un incontro al vertice in autunno a San Francisco per verificare come proseguire il dialogo. La posta in palio è altissima e richiede la massima prudenza. La distensione sino-americana per ora appena accennata forse verrà – annota il Corriere della Sera. Tuttavia la sfiducia reciproca è ben radicata tra le due superpotenze e nei prossimi mesi alla diplomazia non mancherà certo il lavoro.

VERGOGNA. Mai più. Sono trascorsi quasi otto anni da quel tragico 2 settembre 2015 quando, solo e abbandonato su una spiaggia turca, venne rinvenuto il cadavere del piccolo Alan Kurdi, di due anni. Fummo travolti dallo sgomento per quel corpicino lambito dalle onde che si infrangevano a riva. Quell’immagine devastante divenne il simbolo delle tragedie dei migranti alle quali andava posto fine senza indugi. Raramente invece un impegno di tale portata è stato così colpevolmente disatteso. La signora Tima, zia di Alan, ha scritto su ciò una lettera aperta, strappando ogni velo da un’ecatombe che non si è mai interrotta. Il recente naufragio nel Peloponneso riacutizza il dolore per la scomparsa del nipotino che il mare aveva restituito senza vita. Tante sono le anime perse negli abissi: non solo numeri. E tante ne andranno perdute ancora se non si spezzerà la catena del turpe commercio dei migranti, un traffico della vergogna, dietro il quale si celano interessi inconfessabili.

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SFIDA. È calato il ritmo celebrativo seguito alla scomparsa di Berlusconi, con beatificazione del nome citata in tv ogni quattro minuti; ed ecco ricomparire, sulle testate della destra, la stucchevole terminologia denigratoria nei confronti dell’opposizione. Quando poi il discorso cade su Elly Schlein, ovvero un giorno sì e l’altro pure, si possono incontrare addirittura passaggi in cui la critica sconfina nell’ossessione, per fortuna solo a parole. Non occorre scomodare i sondaggi per intuire che il più delle volte tali reazioni servono da paravento per mascherare le difficoltà in mancanza di argomenti più validi. D’altronde lo vedono anche gli orbi che Lady Giorgia, alle prese con una maggioranza a volte piuttosto riottosa, abbia qualche problemino a concretizzare le promesse. Si può quindi supporre che l’apparizione sulla scena di una protagonista per niente malleabile qual è la segretaria del PD rappresenti per la premier una sfida di tutto rispetto. Si dice che quest’ultima sia tornata “rinfrancata” da Parigi, ma difficilmente all’altro lato dei tavoli europei potrà incontrare interlocutori disposti ad affermare che le tasse rappresentino per taluni (quali?) un “pizzo di Stato”.

MANIFESTO. Ancora oggi i nomi di Marx ed Engels talvolta provocano, al solo pronunciarli, fastidiosi mal di pancia. Tuttavia a volte possono essere di aiuto. Vediamo: finora tutti i tentativi di uscire dal ginepraio in cui si è cacciata la guerra in Ucraina sono rimasti infruttuosi. Siamo di fronte a un cumulo di sofferenze e nient’altro. Perché allora non provare altre strade. Se per esempio, ma è solo un’idea sbocciata per caso, prendessimo il loro celebre slogan “Proletari di tutti i paesi, unitevi!” e lo trasformassimo in qualcosa tipo Pacifisti di tutto il mondo, unitevi!, magari potrebbe uscirne qualcosa di buono. Qualcosa di simile a un manifesto universale per la pace. Non è detto che ciò avverrà, ma varrebbe la pena provarci. Utopia si dirà. Nel suo mirabile Il quarto stato, Giuseppe Pellizza da Volpedo dimostra con un deciso tratto di pennello che le utopie possono avere un senso se sorrette dalla comune volontà di migliorare il mondo. Ormai il conflitto, sul quale si allungano le ombre minacciose degli ordigni nucleari, si sta vieppiù avvicinando al punto di non ritorno, oltre il quale svaniscono le speranze. Nulla va quindi lasciato intentato per non varcare la soglia del cataclisma.

FIDUCIA. Ormai, come è già stato più volte sottolineato, nelle cancellerie che formano l’assieme dei governi comunitari è in funzione a pieno regime il meccanismo che porterà i vari Paesi a misurarsi nelle elezioni europee dell’anno prossimo. Giorno più, giorno meno, a un anno dall’appuntamento fissato tra il 6 e il 9 giugno 2024, ogni partito si sta preparando ai nastri di partenza per una sfida che non si svolgerà principalmente nel contesto nazionale di ciascuno Stato membro. Nell’urna troverà posto una lunga serie di questioni che sono e saranno discusse in tutta l’Ue per le ricadute che hanno già avuto e avranno ancora di più sull’esistenza delle persone e la quotidianità dell’opinione pubblica. Tra i temi più caldi di un confronto che si preannuncia non privo di incognite figurano: guerra in Ucraina, costo della vita, lotta al cambiamento climatico, migrazioni, crisi energetica e, soprattutto, il nodo centrale dei rapporti di forza tra destra e sinistra nel nuovo Parlamento. L’importanza dell’appuntamento elettorale si evince dal fatto che, in base ai sondaggi, la popolazione sembra più incline a votare alle prossime elezioni europee più di quanto non lo fosse quattro anni fa. Questi dati tendono a dimostrare che il tasso di fiducia nelle istituzioni comunitarie, contrariamente a quanto sostengono gli euroscettici, sta crescendo. Dire però in quale direzione si muoverà tale tendenza è una questione cruciale che resta ancora tutta da verificare.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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