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Savona, incontri e testimonianze
Maurizio Calvo: l’insegnamento,
la ricerca, il culto della Resistenza
La gioventù a Villapiana, passione per le bocce, gli anni allo Scientifico, cultura, i libri sulla lotta di Liberazione 

Savona, incontri e testimonianze
Maurizio Calvo: l’insegnamento,
la ricerca, il culto della Resistenza
La gioventù a Villapiana, passione per le bocce, gli anni allo Scientifico, cultura, i libri sulla lotta di Liberazione 
 

Da tempo, Maurizio Calvo, mette la sua cultura e la sua esperienza, acquisite con anni di rigorosa ricerca, al servizio della ricostruzione della storia del movimento partigiano savonese. Può vantare una notevole vena letteraria e poetica, per questo la sua passione lo ha portato a regalarci bellissime pagine sulla Resistenza, espresse con toni privi di retorica alternati da una toccante sensibilità` poetica. 

E’ nato nel quartiere popolare di Villapiana, precisamente nell’antica via Gozo, una traversa di via Torino, dove tra una gara alle biglie, una partita al pallone (confezionato con carta di fortuna) e una disputa per poter collezionare il maggior numero di figurine Fidass, le giovani generazioni crescevano assimilando i valori per i quali i loro padri avevano combattuto. Tra caseggiati modesti, dove tutti si conoscevano e solidarizzavano, si respirava l’aria purificatrice della speranza. Intanto gli anni passavano e Maurizio con tutta la “banda” (di ragazzi) si facevano uomini. Ciascuno di loro prendeva la propria strada, per Mauro (cosi` l’ho sempre chiamato), compiuti gli studi universitari, si apriva quella dell’insegnamento. Tra le molte tappe della sua vita, l’impegno letterario merita un posto di primo piano. Lo incontro, volutamente, alla presentazione dell’ultimo suo libro dedicata alla Resistenza: “Ci chiamavano briganti”. E colgo l’occasione per chiedergli di onorare AuserSavonaNotizie attraverso un dialogo confidenziale da offrire ai nostri lettori.

La passione per la scrittura. Ci ritroviamo, dopo alcuni giorni, al Serenella, antica società operaia delle Fornaci, sotto un maestoso tiglio che ci ripara dal caldo afoso di questo luglio straordinario, Entro subito in argomento e gli chiedo come sia nata la sua passione per la scrittura. “E’ nata dalla mia buona propensione alla lettura, da uno spirito di osservazione vivo, da una discreta memoria, dalla capacità di saper ascoltare sempre con attenzione, in privato o nelle occasioni pubbliche, incamerando ragionamenti e spunti dalla necessità. Nata al Liceo scientifico si è poi sviluppata all’Università con la capacità di prendere appunti per elaborarli e arricchirli, con ricerche, grafici e disegni”. 

Il ragazzo di Villapiana. Ma andiamo alla ricerca del “Mauro” degli anni giovanili. “Fin da bimbetto ho giocato alle bocce sui campi di via Torino, dove oggi si trova la società La Boccia. Non ho mai abbandonato, per il blasone di altre società anche quando per motivi di famiglia dovetti lasciare Villapiana, il quartiere degli amici e degli affetti. Pur ottenendo modesti risultati, sicuramente inferiori alla passione che mi animava, vinsi, per merito di eccellenti compagni, vari premi nei tornei di Finale, Varazze, Ceva e Savona. Ho anche vinto il Trofeo Gin Bevilacqua, quasi un segno del destino. “Leone”, questo era il suo nome di battaglia nella Resistenza, oltre ad essere stato un maestro per tanti partigiani, mi fu guida sicura per arrivare ai segreti del mondo resistenziale con i suoi preziosi manoscritti, conservati tra migliaia di altri documenti nell’Archivio “Partigiano Ernesto”, che mi onoro di aver riordinato, conservando gratitudine per chi me lo concesse. Quando gli impegni sportivi si ridussero drasticamente si amplificò il mio amore per la ricerca e la lettura. La storia di Savona e dei savonesi illustri, la botanica e la Resistenza in provincia di Savona sono gli indirizzi principali per i miei interessi”.

Un libro di Maurizio Calvo

Il lavoro di ricerca. La ricerca significa impegno, soprattutto tempo. Quanto? La risposta è secca: “Anni”.

Quali lavori hanno richiesto maggiore impegno? “Per quanto riguarda i lavori già pubblicati, due sono quelli che hanno richiesto piu` tempo e il massimo impegno: “Eventi di libertà” e “Boselli mio carissimo”, dedicato all’istituto per ragionieri nel quale ho insegnato per più di trent’anni. Per il primo libro, fondamentale fu il riordino di tutto il materiale che lAnpi aveva affidato al comandante “Ernesto” (Gino De Marco), materiale che alla scomparsa dell’ufficiale partigiano, rimase in cura al suo secondogenito Nanni. Materiale acquisito dalla Fondazione De Mari, prima di essere affidato all’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea. Da quella ricerca progettai di far seguire a “Eventi di libertà” la storia delle cinque brigate garibaldine: lo consentiva il grande volume di appunti, di cartine, di elenchi dettagliati, di fotocopie, che col tempo ero andato costruendo e che poteva allargare il sentiero già tracciato da Badarello e De Vincenzi”.

L’infanzia, la guerra, la Liberazione. Hai ricordi personali dei tempi della Resistenza o appena posteriori?. “Nel 1945 avevo sette anni ed ero troppo piccolo per partecipare, ma già abbastanza grande per osservare tutto e non dimenticare. Ricordo nitidamente il passaggio in due file dei partigiani in via Torino e noi ragazzi di via Gozo (ora via Ceva, ndc) ad applaudire insieme a tante madri e a qualche padre libero dal lavoro. Poi l’improvviso arresto per gli spari di un cecchino. Ancora prima, l’otto settembre del ’44, con l’assalto del popolo del quartiere ai magazzini militari dei viveri lasciati incustoditi. Ricordo poi il suono della sirena di allarme, le corse ai rifugi, le case distrutte dai bombardamenti. E poi la Casa Rotta”, nelle vicinanze della Bocciofila Savonese, che fu una delle tante sedi per i nostri giochi nel primo dopoguerra. Venne poi, l’8 maggio, la tragedia di Valloria, con lo scoppio della polveriera: nello spaventoso crollo morirono decine di persone tra le quali mio fratello. Per noi, per tanti, per troppe persone la guerra e le ferite dureranno tutta la vita. Ricordo pure – e sono lampi – i primi momenti felici del dopoguerra: qualche mese in Garfagnana d’estate, da mia nonna materna. Tra due paesini confinanti c’erano persino due piste da ballo all’aperto, e la nuova musica americana, che mi giungeva in camera. Quella musica è dolce ancora oggi che sono anziano. Nella mia famiglia il cibo non abbondava, così, quando mi capitò di scoprire, in casa di una futura zia, la stanza dei salumi, mi sembrò di essere Alice nel paese delle meraviglie. Ne mangiai tanto che alla fine non ne sopportavo nemmeno il nome. Tornai ad apprezzarlo alla Casa dello Studente, a Genova”.

Il “prezzo” del rigore. Onesta intellettuale e rigore talvolta possono incontrare incomprensioni e delusioni. Come e perché? “Primo: amo la ricerca della verità e mi affascinano le persone che a questo fine tendono; due: quando scrivo desidero essere libero da condizionamenti; tre: non è nella mia indole fare sviolinate ai potenti per ottenere favori. In questi tre punti si può dedurre da dove sono nate alcune incomprensioni. Faccio un esempio: in “Eventi e libertà” qualcuno si è sentito trascurato o ridimensionato, altri ha preso spunto da qualche dettaglio impreciso per cercare di demolire l’intero lavoro. In verità, ho reso infelici poche persone, se ben ricordo gli incontri e le telefonate. Quanto alle lettere, quelle restano nel mio archivio, gelosamente custodite. Di contro moltissime sono state le testimonianze di stima, le lettere e le telefonate con ringraziamenti e complimenti, e le amicizie nate dopo l’uscita del libro. Non mi sono mancati l’appoggio e l’affetto di partigiani leali, uomini che non hanno scambiato il mondo reale col regno della fantasia. Penso a Sergio Leti, Raffaele Calvi, ai compianti Barsotti, Miniati, Rebagliati, Della Rosa…i primi a venirmi in memoria di una lunga schiera. Non mi sono mai sentito solo, anche quando ho percepito l’ostracismo di qualcuno che era sul ponte di comando. Mi ha rafforzato il silenzio degli “eletti” e ho risposto con l’onestà che i più attenti riescono a cogliere nei miei scritti”.

Difensore della Resistenza. Condividi la strumentale diffusione di situazioni sicuramente esistite, per infangare la Resistenza? “A piu` di sessant’anni dagli avvenimenti, pur con la mente bombardata dal succedersi di orrori e crimini che le guerre portano con sé, resto scosso davanti a certe situazioni che vengono proposte e riproposte al fine di infangare il movimento partigiano. Ma non si può dimenticare l’abisso esistente tra il nazifascismo e la democrazia. Mentre scorrono altre immagini, penso al Tribunale Speciale, agli antifascisti perseguitati, alle leggi razziali, ai ragazzini ebrei scacciati dalle scuole mentre dal lavoro venivano allontanati i loro padri, ai campi di concentramento, agli eccidi delle Fosse Ardeatine, a Marzabotto, a Sant’Anna per una guerra imposta da un dittatore, da una ideologia, e fatta passare per guerra del popolo voluta”.

Gli impegni futuri. Ieri, oggi. E domani. Quali progetti per il futuro? “Mi piacerebbe aggiungere alle due cronistorie già pubblicate quella di almeno un’altra brigata garibaldina. Poi, da verseggiatore consapevole di essere un lupo solitario che ulula alla luna indifferente, cercherò di pubblicare, per offrirle a qualche amico buono e paziente, alcune raccolte di composizioni che sono diventate maggiorenni mentre il loro creatore dalla maturità si avviava velocemente alla quarta età. Tra gli argomenti trattati: Savona e i savonesi illustri, le piante e i loro sentimenti, personaggi e situazioni del quartiere in cui sono nato, Villapiana”.

Claudio Tagliavini

 

 

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