Altro che motoseghe: e se affidassimo i parchi ai bruchi? In Corsica divorano le foreste. In Italia potrebbero entrare nelle Giunte

In Corsica i bruchi hanno fatto quello che molti amministratori italiani sognano di fare da tempo: radere al suolo ettari ed ettari di bosco, senza appalti, senza varianti urbanistiche, senza nemmeno una gara d’appalto truccata. Venticinquemila ettari di foresta divorati come un buffet di nozze, con l’ordine e l’efficienza di una squadra di ruspe… pelose.

Protagonisti di questo disastro ambientale sono i bruchi della falena Lymantria disparleggi…. una specie che, a quanto pare, ha letto bene il manuale del perfetto urbanista: prima si devasta il verde, poi si vedrà. Certo, in Corsica sono disperati: i turisti scappano, le querce sembrano passate al grill, e le strade sono tappezzate di insetti spiaccicati (una sorta di tappeto peloso a chilometro zero). Ma da noi, diciamolo, qualche amministratore potrebbe prenderli in seria considerazione come forza lavoro alternativa.

Altro che motoseghe! I bruchi sanissimi potrebbero diventare il nuovo braccio operativo dei taglialegna comunali. Silenziosi, instancabili, a impatto (quasi) zero, non scioperano, non fanno comunicati stampa, e soprattutto – a differenza degli alberi – non rilasciano ossigeno che possa compromettere l’atmosfera tossica dei dibattiti in consiglio comunale.

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Pensateci: nessun bando pubblico, nessuna protesta dei comitati ambientalisti (chi protesta contro un bruco?), nessuna perizia agronomica. Un camion di Lymantria, un paio di giornate calde, e via: parchi desertificati in tre settimane, senza che nessuno debba prendersi la briga di motivare la scelta con la scusa del “pericolo crollo”.

Certo, in Corsica sono preoccupati. Parlano di foreste “come bruciate”, di alberi indeboliti, di insetti nei camini. Ma qui da noi – dove i pini cadono come birilli sotto i colpi di piani urbanistici creativi e tagli motivati da “malattie improvvise” o riqualificazioni inventate – sarebbe comunque un miglioramento. Almeno, con i bruchi, nessuno potrebbe dire che la decisione è stata presa in giunta all’unanimità.

E poi, se qualcosa dovesse andare storto, si potrebbe sempre dare la colpa al cambiamento climatico. Funziona sempre.

Nel frattempo, qualcuno avvisi i nostri sindaci: stop alla motosega, è tempo di larva-urbanistica. Con buona pace del verde pubblico, che tanto – si sa – ricresce. Più o meno. Forse.

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