Al braccio di ferro uomo-natura l’uomo perde sempre

Salvo illustrissime eccezioni, tutti i saggi, i ricchi e i potenti del mondo, singolarmente si illudono di saper usare il prossimo a proprio vantaggio; ma finiscono per vivere da sfruttatori di stupidi, e sfruttati da chi è più scaltro, ricco e potente di loro.
Nell’Occidente progredito, grazie alla cultura e al denaro facile e abbondante, il numero degli sfruttatori cresce in maniera esponenziale e patologica e di conseguenza, anche il numero delle vittime che impoveriscono irrimediabilmente.
Assaltano la diligenza Stato, privatizzano profitti e socializzano perdite indebitando la collettività. E non basta, distruggendo, avvelenando e depredando la natura, creano le migliori condizioni perché la natura decida di riprendersi ciò che è suo, (vedi Emilia Romagna) rimandato al mittente i danni subiti.

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Perciò in quelle zone devastate dall’alluvione non è assassina la natura, ma suicida l’uomo.

La colpa non è di nessuno ed è di tutti. Per tre quarti di secolo, vittime dell’informazione parziale, tutti abbiamo seminato e coltivato (sottoscritto compreso) il pregiudizio che i banchieri strozzini fossero il tumore dell’umanità per eccellenza,  perché pretendono di finanziare poco e guadagnare molto.
E non ci siamo accorti che il primato glielo hanno soffiato in coppia professionisti e industriali che derubandosi reciprocamente e condizionando pesantemente la politica producono utili astronomici e li conservano sfruttando lavoratori, evadendo o eludendo imposte o scaricando danni sulla natura, che poi li rimanda al mittente, generando devastazione, morte e costi proibitivi per tornare a galla.
Grazie alla scienza è sicuramente importante la capacità dell’uomo di difendersi dalla natura; ma pensare che la natura si lasci depredare e asservire, perché incapace di reagire alle aggressioni dell’uomo è da suicidi.
Perciò sarebbe igienico rivedere il pregiudizio che noi italiani ed europei abbiamo da sempre riguardo ai banchieri.
Perché lesinare credito a un popolo o derubarlo da strozzino è un crimine. Ma avere un PIL da locomotore economico come l’Emilia Romagna, disporre di denaro persino in eccesso e non spenderlo per conservare in buona salute la natura o spenderlo per depredarla, sottovalutando la sua reazione, è un crimine di tecnici, industriali e politici, decisamente peggiore.
Ci vuole una manciata di secondi per spostare denaro da un conto all’altro e sanare una carenza di risorse finanziarie o ridurre un tasso usurario a tasso legale, anche in capo al mondo senza una Lira di spesa e senza fare un passo.
Ma i guasti sociali e ambientali causati da culture e politiche di spesa “ecoincompatibili” come in Emilia Romagna, sono un crimine decisamente peggiore, perché ora serviranno decenni e una montagna di miliardi per riportare in vita il sistema economico e le infrastrutture di quando l’Emilia Romagna era l’invidiato locomotore d’Italia.
Insomma, nel meridione è evidente da tre quarti di secolo che la politica finanziaria sbagliata frena lo sviluppo.
Ma dove la politica industriale, imputabile a professionisti politici e imprese, abusa della natura, si lascia dietro solo un cimitero.

Franco Luceri da il rebus della cultura

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