SPIGOLATURE: STATE COMODI di Renzo Balmelli
STATE COMODI
IRONIA. Da qualche giorno, cioè da quando ha vinto le elezioni comunali, la destra sta inscenando un insolito corteo nelle vie capitoline. Illustri e compunti esponenti della maggioranza accorrono al capezzale della sinistra portando in processione l’ampollina dell’estrema unzione. Forse nessuno di loro ha letto o ricorda la celebre frase di Mark Twain che così rispose ai suoi detrattori: “Spiacenti di deludervi, ma la notizia della mia morte è grossolanamente prematura e fortemente esagerata”. Sul filo dell’ironia, che non di rado si rivela un’arma appuntita, la segretaria del Pd ha replicato per le rime dimostrando di essere ancora in forma. La sua battuta “state comodi, non ci fermiamo” ha fatto il giro dei social, sollevando, com’era da prevedere, una miriade di reazioni contrastanti. Ironia a parte, in politica i cambiamenti non sono un pranzo di gala e nemmeno un picnic sull’erba. Le cose vanno fatte con calma per sovvertire la proposta della maggioranza che a sentire il giudizio di autorevoli osservatori del mondo finanziario ed economico finisce col colpire le fasce più povere. Ricostruire una prospettiva convincente e vincente richiederà un paziente lavoro di analisi e riflessioni che si preannuncia di lunga durata. Nell’attuale congiuntura la sinistra, specie dopo la recente, pesante sconfitta, sta attraversando una fase piuttosto complicata, ma non dall’esito scontato. Se Salvini ne salutò la controprestazione con un beffardo “ciao belli”, a pareggiare i conti ci ha pensato la Littizzetto rispondendogli con un non meno mordace “ciao bello”.
DERIVE. Archiviata un’elezione, subito se ne prepara un’altra, senza soluzione di continuità. La politica ha messo il turbo e a volte toglie il fiato con le sue scadenze sempre più ravvicinate. Il prossimo appuntamento di grido saranno le elezioni europee del giugno 2024 sulle quali si addensa l’ombra inquietante dell’ondata nera. Dalla Spagna all’Italia, passando dalla Grecia, la destra avanza in ogni sua gradazione. A Madrid esce rafforzata quella estrema di Vox, alleata di Giorgia Meloni, ponendo serie ipoteche sugli assetti della futura UE. Non stupisce quindi, vista l’importanza della posta in palio, che nei quartieri generali di tutti i partiti siano già iniziate le grandi manovre per conquistare ambitissime pole positions. In pratica dovremo prepararci a una campagna elettorale lunga un anno per sapere come si configurerà la leadership politica dell’Unione Europea che finora si reggeva sull’intesa tra socialisti e popolari. Lo si dice sempre, ma questa volta è particolarmente vero: sarà una consultazione fondamentale per preservare l’Europa dalle derive nostalgiche che si fanno sempre più aggressive.
PERICOLOSO. Non c’erano fiammelle a doppio senso e neppure simboli dal significato ambiguo, nella scuola di Barbiana che Don Milani aveva immaginato e concepito per farne un’istituzione veramente democratica. Sfidando l’ipocrisia dell’epoca, il combattivo sacerdote ribelle, di cui si è commemorato in questi giorni il centenario dalla nascita, mise in atto un concetto della scuola che escludeva i privilegi destinati a promuovere soltanto “i figli del dottore”.
Con la pubblicazione di Lettera a una professoressa, considerato un vero e proprio manifesto di un nuovo concetto pedagogico e politico che bandiva qualsiasi ingiustizia nelle aule, le cose cambiarono. Di conseguenza Don Lorenzo Milani venne subito guardato con sospetto dai benpensanti di allora. Per loro non era immaginabile l’dea di uno che fa il prete ma non predica l’obbedienza dovuta a chi sta in alto. Come minimo è un tipo strano. Se poi si mette in testa che siamo tutti uguali è addirittura pericoloso. Con l’aria che tira le parole di Don Milani sono ancora oggi di potente attualità. I suoi biografi si chiedono tuttavia come la destra, con le sue tentazioni autoritarie, accoglierebbe oggi il messaggio di questo scomodo sacerdote.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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