Ricordo di Vittorio Grevi

L’ultimo incontro con Vittorio Grevi
Se n’è andato uno che non potremo sostituire

L’ultimo incontro con Vittorio Grevi

Se n’è andato uno che non potremo sostituire

Armando Spataro 

A Pavia si sono tenuti i funerali di Vittorio Grevi. La messa è stata celebrata nella gremitissima Chiesa del Carmine, ove, nel corso dell’omelia, è stato anche letto un articolo che Vittorio scrisse per l’Osservatore Romano in occasione di una visita del Papa nella sua Pavia, un articolo pieno di amore profonda e poesia verso la città in cui viveva e lavorava.

Il corteo si è poi diretto nella vicina Università dove la sua commemorazione – all’aperto e non in un’aula magna – è stata toccante. Il suo feretro, circondato da fiori rossi, è stato collocato al centro del chiostro, sotto la dominante statua di Alessandro Volta.

Alcuni suoi amici e colleghi hanno preso la parola in quel cortile. Impossibile sintetizzare quei brevi discorsi, ma voglio qui ricordare almeno le parole toccanti di Glauco Giostra e di Virginio Rognoni, il “mio” ministro degli anni di piombo e nostro vice Presidente del CSM tra il 2002 ed il 2006: come tutti, hanno ricordato la scienza giuridica di Grevi, la sua gentilezza, il suo equilibrio ma anche la sua “durezza” (sì, “durezza” : proprio questa è stata la parola usata da Rognoni) e la sua fermezza nella difesa dei principi costituzionali che non concedeva nulla ad alcuno.

In tanti hanno “saccheggiato” la sua scienza e molti ne hanno tratto vantaggi.  Vittorio ne ha ricavato solo l’amicizia, l’affetto e la smisurata stima di chi lo conosceva o conosceva le sue parole. Ci accorgeremo presto – temo – di chi e cosa abbiamo perso. E penso alle tante occasioni in cui mi sono permesso di chiamarlo alle 21: non al telefono cellulare, ma a quello del suo studio in università perché era lì che si era certi di trovarlo…per chiedergli un consiglio, per parlare di un convegno, di un seminario, di leggi, riforme e controriforme. E lui sempre lì, senza un filo di stanchezza nella voce.

Il chiostro dell’Università di Pavia era gremito fino all’inverosimile, non solo di professori, assistenti, magistrati, avvocati, giornalisti, amici, ma anche di una moltitudine di studenti riconoscenti e commossi: anche il primo piano del chiostro era gremitissimo. Vi sono salito anch’io e dall’alto la vista era magica: dolore ed affetto si intrecciavano, come i silenzi e le parole sussurrate, gli sguardi verso il cielo e quelli verso il suolo.

Una leggera pioggia ed una impalpabile nebbiolina, unitamente al freddo, hanno spinto le anime di tutti a stringersi e riscaldarsi nel ricordo di Vittorio Grevi.

Armando Spataro 

 

A seguire l’articolo di Liana Milella sul sito di Repubblica.it.

Vittorio Grevi

L’esempio di Grevi

Non me ne vorranno, spero, i magistrati se cito ancora le loro mailing list. Dove per giorni, con toni e parole accorate, s’è accavallato il cordoglio per la morte improvvisa e del tutto inaspettata di Vittorio Grevi. Un maestro del diritto. Di cui colpiva la forza della dottrina, scevra dalla forzatura politica. Era scienza, la sua. E basta. Tant’è che nei messaggi non ci sono frasi di cortesia, ma dolore vero, quello di chi dice “se n’è andato uno che non potremo sostituire”.

L’esempio di Grevi

Non me ne vorranno, spero, i magistrati se cito ancora le loro mailing list. Dove per giorni, con toni e parole accorate, s’è accavallato il cordoglio per la morte improvvisa e del tutto inaspettata di Vittorio Grevi. Un maestro del diritto. Di cui colpiva la forza della dottrina, scevra dalla forzatura politica. Era scienza, la sua. E basta. Tant’è che nei messaggi non ci sono frasi di cortesia, ma dolore vero, quello di chi dice “se n’è andato uno che non potremo sostituire”.
Anche al funerale e alla commemorazione nella sua università di Pavia, un giorno prima dell’Immacolata, le toghe non sono volute mancare. Eccole sfilare. Da Roma il presidente della Suprema Corte Ernesto Lupo. Con i colleghi del palazzaccio come Mimmo Carcano. Tra questi Giorgio Lattanzi, appena “promosso” alla Corte costituzionale. Da Milano il procuratore generale Manlio Minale, i vertici della procura, con il capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Armando Spataro. E tanti pm e giudici che sono stati suoi allievi. Da Torino il pg Marcello Maddalena e il procuratore Giancarlo Caselli. E sempre da Torino due figure di prestigio, i fratelli Zagrebelsky, Gustavo ex della Consulta e Vladimiro, ex della Corte di Strasburgo. Dal Csm un togato, Aniello Nappi, e un laico, il professor Glauco Giostra.
E i politici che pure lo invitavano ai convegni? Neppure l’ombra. Né di destra né di sinistra. Senso di colpa? Il sospetto è lecito. L’unico che ne pronuncia il ricordo è Virginio Rognoni, l’ex vicepresidente del

Csm, pavese anche lui e suo stretto amico. Il Csm. Una spina per Grevi. Sarebbe fargli un torto scatenare proprio adesso la polemica sul perché lui al Csm non ci sia andato. Pur se Di Pietro ne aveva lanciato pubblicamente la candidatura sfidando il Pd. Una parte dei Democratici l’avrebbe voluto, un’altra s’è nascosta dietro il centrodestra, sostenendo che dal Pdl arrivava un veto insormontabile. Lui, equilibrato, moderato, uno scienziato e basta, non ha fiatato. Un esempio da seguire nell’Italia dove non si fa che sgomitare e alzare la voce.
(07 dicembre 2010)

 

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