Giuseppe Frascheri il savonese

Presso la pinacoteca di Savona nel mese di febbraio aprile 2010 è realizzata la mostra “Romantici languori. La pittura di Giuseppe Frascheri tra poesia e melodramma” dedicato al pittore savonese in occasione del secondo centenario della nascita. Giuseppe Fraschieri era infatti nato il 10 dicembre 1809, morì a Sestri Ponente il 2 luglio 1886.

Natura morta con libro, vaso orientale, statua della Madonna e frammento marmoreo

Pur non avendo ambizioni di completezza l’esposizione di oltre 30 opere tra dipinti ad olio, acquerelli e disegni, con moltissimi altri lavori riprodotti in catalogo, è in grado di sottolineare alcuni aspetti della produzione del pittore, dai primi esempi di romanticismo storico-legati in particolare all’epopea dei Savoia, ma anche a tempi colombiani – ai ritratti della borghesia ligure e di attori di teatro.

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La mostra dedica tuttavia un’attenzione particolare ai soggetti tratti da opere letterarie, prevalentemente interpretate da eroine femminili, come Francesca da Rimini e Pia De Tolomei, le cui vicende, dopo la citazione nella Divina Commedia di Dante Alighieri, aveva trovato vastissimo e con il primo ottocento grazie rispettivamente alla tragedia scritta da Silvio Pellico e al poemetto romantico del Sestini
Alcune opere di Frascheri, come la famosissima tela “Dante e Virgilio incontrano le anime di Paolo e Francesca” del 1846, ebbe un immediato successo e vennero riprodotte per decenni dallo stesso pittore in repliche di vario formato. La mostra fornisce inoltre l’occasione per soffermarsi su qualche aspetto dell’attività dell’artista savonese, come la pittura di natura morta, che ci risulta non sia mai stato documentato sinora.
Riproduciamo in questa sede una tela con “Natura morta con libro, vaso orientale, statua della Madonna e frammento marmoreo”, di collezione privata, opera inconsueta nell’ambito della produzione di Frascheri, che costituisce infatti delle importanti novità dell’evento realizzato in Pinacoteca.
Gli oggetti ritratti in questa natura morta, in particolare i marmi alle statue, fanno pensare a repertori dell’atelier del pittore, utilizzabile altre volte con il complimento scenico in composizione di soggetti storico e letterario.
I vari elementi sono disposti con studiate equilibrio che conferisce loro una evidenza quasi metafisica e forse una dignità simbolica il cui significato però ci sfugge, ma soprattutto sono dipinti con una perizia pittorica da non sottovalutare, ad esempio nel vaso allentare con le spighe di grano, suggerite, piuttosto che definite, sull’omogeneo fondo scuro. In questo contesto desidero puntualizzare la valenza quasi da trompe l’oeil del grande rosario di legno posto sul tavolo.
Tali esercitazioni non erano estranee ai pittori del primo Ottocento: ricordo la composizione dipinta da Ingres nel 1845 dietro ritratto della contessa d’Haussonville: un binocolo da teatro, un cachepot di porcellana, qualche fiore riflesso nello specchio. il trompe d’oeil dei biglietti da visita post sul piano della consolle di mogano.Renato Giusto

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