ZTL e DEGRADO

 

Quando, nel lontano 1971, militavo a Milano in Italia Nostra e facevo volantinaggio in un piccolo gruppo ecologista, apparve su Il Manifesto un articolo di Umberto Eco che, riferendosi a noi, titolava: “L’ecologia? Là in fondo a destra”.
Oggi, a più di mezzo secolo di distanza, mi sento di fargli il verso: “Il degrado urbano? Là in fondo a sinistra”. Gli anni a ridosso del ’68 evidenziarono una frattura netta tra chi rivendicava i diritti di studenti e lavoratori e chi invece anteponeva i doveri di tutti, in quanto cittadini, verso l’ambiente e in generale verso “gli esterni”, in quanto patrimonio comune. La voce dei primi prevalse decisamente sui secondi e sfociò in quello che è oggi dolorosamente riscontrabile nel degrado generalizzato delle città, in una sorta di macabro gemellaggio sulle due sponde dell’Atlantico.

Una normale giornata davanti alla stazione ferro-metro di Milano Rogoredo. Li andiamo a “salvare” in mare per poi scaricarli per strada. Il passo verso la delinquenza è sempre più corto, quanto lo è quello da gruppo a branco

“Catene di negozi e supermercati e farmacie che chiudono perché depredate da ladri che agiscono alla luce del sole, indisturbati. Un’ecatombe di morti per overdose, con gli spacciatori che agiscono anche loro spudoratamente, senza preoccuparsi molto della polizia. Criminalità in aumento su tutti i fronti, dagli omicidi ai furti negli appartamenti agli scippi. Homeless aggressivi che “possiedono” i marciapiedi nei quartieri del centro.”
Qualcuno sarebbe in grado di distinguere quale città viene descritta in questa citazione da un recente articolo di Federico Rampini? [VEDI]
Ma procediamo. “C. G. è una commerciante, che da una vita gestisce una piccola galleria d’arte in centro.

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Dal 1984, puntualmente, ogni mattina alza la saracinesca e pulisce il marciapiede davanti. Una mattina recente, per l’ennesima volta si è trovata di fronte una donna senzatetto, aggressiva, che stava defecando proprio lì davanti. Ha cercato di mandarla via, ma quella si è rifiutata. C. G. ha allora perso la pazienza e ha osato spruzzarle dell’acqua addosso. Dell’acqua. Per quel gesto è stata immediatamente ripresa da un passante sul telefonino, esibita e insultata sui social media, denunciata, fermata dalla polizia, processata per direttissima e condannata a 25 giorni di lavori nei servizi sociali. Ora pende su di lei una diffida: guai se si avvicina ancora a quella senzatetto, la sua “vittima”.”
La città in questione è San Francisco, ma potrebbe benissimo essere una grande città italiana, come Roma o Milano, e via via, anche le città più piccole. Ormai è invalso il principio, di ispirazione sinistra, che homeless, spacciatori, drogati, stupratori, a maggior ragione se di colore o latinos, sono i veri padroni delle città. I poliziotti corrono sempre il rischio di passare dalla parte degli indagati se osano intervenire o addirittura arrestare qualcuno, nella massa scomposta di gente nullafacente che siede o bivacca perennemente nei pressi di stazioni o sotto i portici, che sporca, defeca o comunque lascia dietro di sé una scia di degrado. Se poi questi vandali passano al vaglio di un magistrato, sono alte le probabilità di venire rilasciati di lì a poco o comunque in tempi brevissimi: bisogna non ingolfare le carceri, rigurgitanti di individui simili. [VEDI] Un semplice confronto tra gli stranieri in Italia, ca. l’8 %, e quelli nelle patrie galere, ca. il 32%, la dice lunga sulle politiche di “accoglienza” indiscriminata e presunta integrazione.

Se i signori delle ZTL pensavano che i vagabondi si fermassero alla periferia, questa immagine, a 30 metri da piazza del Duomo a Milano, raffredda le loro speranze, col crollo delle belle frasi nello squallore della realtà. Zone come questa, un tempo vanto della città, sono ormai off limits ai “bianchi”, residenti o turisti [VEDI]

Come se l’attuale situazione non richiedesse già drastici interventi, i confini nazionali sono diventati inesistenti in entrata, e sigillati in uscita; per cui si stanno ammassando tutti quei migranti che arrivano sul nostro suolo in base alle scelte di organizzazioni criminali sull’opposta sponda del Mediterraneo, inclusi delinquenti in fuga verso la nostra zona franca.
Il fenomeno congiunto di immigrazione clandestina e degrado urbano è salutato come desiderabile dalle sinistre, in gran parte asserragliate nelle loro dimore in zone ZTL, anche se ormai contagiate dalla diffusione capillare di bivacchi e molestie.
Tutto ciò va in senso esattamente inverso ai principi stessi della sinistra, che dovrebbero esaltare i valori della comunità, il pubblico anziché i recinti del privato, che è invece diventato il rifugio dai pericoli delle strade, divenute appannaggio esclusivo di vagabondi e delinquenti. Sono queste le città che volevamo? Repellenti e ostili?
Il mio attivismo ecologista proseguì dopo essermi trasferito a Finale; finché dovetti abbandonare il gruppo, in quanto essere ecologisti equivaleva ad essere di sinistra, cioè a fare il tifo per i porti aperti e l’ingresso indiscriminato di ogni sorta di persone. Molte delle quali peraltro giungono in Europa con spirito di vendetta contro i “bianchi” e trattano l’Italia come un posto da far colare a picco, in una guerra in pectore. Si comportano come devastatori, mentre le sinistre continuano a prendere le loro parti; e idem i giudici. Sono tutti hater dell’Italia, ben più pericolosi di quelli da tastiera. Non si considerano ospiti, ma guerriglieri, sotto il vessillo di razze o fedi diverse; per cui ogni azione è giustificata. E rideranno di quegli italiani così stupidi da accoglierli con entusiasmo.

Il movimento di rivolta razziale Black Lives Matter ha fatto esplodere in superficie il latente rancore delle etnie di colore contro la “razza bianca”. Rivolte che trovano appoggio in quella frazione “nemica” che professa nobili, quanto auto-lesionistici sentimenti, regolarmente smentiti proprio dagli stessi che pretendono di difendere

“La sinistra al governo […] accumula errori ma non li corregge perché non li considera affatto errori, bensì valori. La cultura delle droghe equiparata ad una liberazione, è un equivoco mortale che affonda le radici nel movimento hippy che proprio a San Francisco ebbe il suo battesimo negli anni Sessanta. […]  Infine, la convinzione che chi ruba lo fa perché è povero e bisognoso, soprattutto se appartiene a una minoranza di colore; mentre i poliziotti sono razzisti, quindi i veri criminali. Quest’ultimo dogma, trionfante con Black Lives Matter, spiega perché non si riescano più a reclutare poliziotti. Quei pochi che continuano a indossare una divisa, fanno il meno possibile perché si sentono dei vigilati speciali; inoltre se arrestano un criminale in flagranza di reato di solito questo viene rimesso subito in libertà da un procuratore eletto nelle liste del partito democratico.”
Se quanto sopra è riferito a San Francisco, qualcuno vede qualche differenza rispetto all’Italia? L’onda lunga del ’68 ha fatto danni come uno tsunami, trasformando tutti gli originali sentimenti di fratellanza, solidarietà umana, multiculturalismo in una manna per i profittatori, dopo essersi eretti ad ideologie.

Parabola del Buon Samaritano (Giacomo Conti 1850, Messina). Certi principi sembrano valere solo per discorsi di circostanza e opere d’arte. E a fare duetto con le sinistre c’è pure la Chiesa, in ossequio alle parabole evangeliche di misericordia, altruismo, carità ed altre virtù teologali, [VEDI] echeggianti nei sermoni domenicali, ma stridenti con l’amara realtà; versione religiosa del laico politically correct. Peraltro, l’umana pietà può esplicarsi verso i singoli, non verso le masse, o peggio i branchi

E così l’ambientalismo originale è diventato terreno di pascolo per le multinazionali, in un circolo vizioso “sporco e ci guadagno; e poi pulisco e ci guadagno di nuovo”. Mentre in politica, le bocche vocianti anti-fascismo e anti-razzismo, convinte che il dura lex sed lex valga solo per i cittadini onesti, contribuiscono a generare i semi dei totalitarismi prossimi venturi. Nessun riferimento all’attuale governo, che di destra ha solo l’etichetta (“can che abbaia, ma non morde”), mentre l’eccessiva tolleranza verso rei e reati di un certo tipo ed etnia porterà a desiderare il pugno di ferro, con l’avvento di un fascismo sotto mutate spoglie. Il fascismo, se vogliamo ancora usare il termine per ogni genere di totalitarismo, è già in atto in campo economico e finanziario, in una comunità di intenti con i passati governi a guida PD.

I troiani [le odierne sinistre] accolgono festosamente il cavallo architettato da Ulisse, nonostante gli ammonimenti di Cassandra e Laocoonte [complottisti], per pentirsene quando sarà troppo tardi [VEDI]

Le domande che mi pongo, in conclusione, sono queste: c’è bisogno di seguire i regimi dispotici, purtroppo prevalenti nel mondo, per barattare la libertà con l’etica civica, l’educazione, il decoro? Il buon governo è antinomico ai regimi democratici? L’ordine pubblico è appannaggio esclusivo delle dittature? Per esser libero di scrivere articoli come questo senza avere la polizia in casa, bisogna lasciar andare a rotoli tutto ciò che abbiamo conquistato nei secoli?

Marco Giacinto Pellifroni     18 febbraio 2024

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2 thoughts on “ZTL e DEGRADO”

  1. Caro Pellifroni hai perfettamente ragione. Il 68 è stato un colossale abbaglio, l’inizio di uno smottamento che ha coperto di fango società politica e istituzioni. Su una cosa sbagli: per un articolo come il tuo continuando di questo passo ci troveremo di notte Digos e carabinieri alla porta.

  2. Caro Pierfranco, forse mi hai frainteso: alla fine mi chiedo se il degrado civile sia giunto ad un punto tale che la gente chiederà più forze dell’ordine per avere più decoro e sicurezza. Il che sarebbe la conclusione peggiore, forse anche peggiore del degrado. Eppure, penso che ci finiremo: al crescere del numero e al peggiorare del senso civico, è fisiologico l’aumento del disordine e quindi l’esigenza di contrastarlo, oltre un certo limite, col pugno di ferro. Sta già accadendo in campo ecologico, con limitazioni e direttive impensabili fino a pochi anni fa; che tutti salutano con favore, me per primo. Tuttavia, si sa dove si comincia, ma non dove si va a finire.

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