Vie di fuga

  VIE DI FUGA

VIE DI FUGA

 Se le religioni rivelate promettono un paradiso dopo la morte, le moderne religioni laiche –capitalismo e comunismo- si attivano per realizzarlo in questa vita. Le prime invitano alla paziente sopportazione delle privazioni, in vista della ricompensa eterna, le seconde incitano alla competizione, individuale e sociale rispettivamente, per il conseguimento del maggior benessere su questa Terra. 

I risultati di questi aneliti verso un mondo perfetto sono stati benefici per una ristretta cerchia di oligarchi ed esiziali per la società e per l’ambiente. 

 


Niccolò Cusano e Giuseppe Conte, in un’ideale comunione di intenti

 

Il governo da poco insediatosi pretende addirittura di instaurare una simbiotica convivenza tra capitalismo e comunismo, nell’illusione di estrapolare il meglio da entrambi, in una felice riedizione della coincidentia oppositorum del cardinale Niccolò Cusano, alfiere, nel XV secolo, della pacifica coesistenza di cattolicesimo e islamismo. Un obiettivo denominato irenismo, corrispondente all’odierno ecumenismo religioso e, nel suo tentativo di annullare le differenze, al globalismo capitalista e comunista

La figura del premier Conte incarna perfettamente il tentativo di armonizzare gli opposti; e infatti piace, oltre che alla Chiesa e al capitalismo, pur con qualche naso storto, anche al sopravvissuto comunismo. Ciò in cui aveva fallito Aldo Moro, l’abortito “compromesso storico” tra destra e sinistra, sembra prendere forma in questo governo, etichettato come rosso, ma varato con la benedizione del capitalismo finanziario.

Tanto per cominciare, si sono riaperti i porti agli immigrati clandestini, con ciò facendo esultare i trafficanti di uomini che torturano, stuprano, uccidono gli odiati negri che, male informati nei Paesi di origine, si avventurano lungo le micidiali vie del deserto per finire nei lager libici e poi esser gettati in mare verso l’Italia. Sembra che il governo, e l’UE, non capiscano l’elementare lezione che, se si apre il rubinetto, l’acqua scorre fino a svuotare il serbatoio; ma il serbatoio africano è virtualmente senza fine, grazie all’altissimo tasso di riproduzione. Si pretende, in nome di un malinteso umanitarismo, di offrire il paradiso italico (!), mentre non si fa che promuovere l’inferno sahariano e libico, e ingrassare la criminalità, in Africa come in Italia. 

 


Standing ovation al Parlamento UE per Carola Rackete, simbolo dell’immigrazione clandestina forzata

 

In campo economico, un governo ossequioso dei dettami di Bruxelles, non trova di meglio che inventarsi un nuovo capro espiatorio: il contante, reo di favorire l’evasione fiscale. Contro questa visione si schierano non solo i vituperati sovranisti, ma persino personaggi “dell’opposta sponda”, come il “super-banchiere” Lorenzo Bini Smaghi. Non sto qui a ripetere le ragioni del no alla criminalizzazione del contante, circolando ormai a profusione sulla rete; mi limito invece a dire che, se si toglie alla gente e alle piccole attività l’aggio di evadere un po’ di tasse, l’intera nazione crollerebbe nella più totale penuria di soldi. Per la gran parte, infatti, si tratta di evasioni di sopravvivenza, considerato il tasso usurario del sistema fiscale: se dovessimo pagare tutti i beni di prima necessità, e anche qualche sfizio, gravati di Iva, sarebbe un disastro sia per l’acquirente  che per il negoziante. Lasciateci una via di fuga da tasse esorbitanti!

 


Persino un banchiere, come L. Bini Smaghi, afferma l’inutilità della lotta al contante a fini di anti-evasione fiscale

 

Ma perché, dopo tutto, paghiamo le tasse? Quale dovrebbe essere lo scopo delle tasse?

Il bizzarro capital-comunismo all’italiana, che pretende di agire per il bene individuale (dei più “adatti”) e collettivo (di tutti gli altri) mantenendo o fingendo di riformare l’assetto esistente, si scaglia sulla gente comune infierendo sugli scontrini dei commercianti, mentre chiude entrambi gli occhi sulle colossali vie di fuga a disposizione degli oligarchi, dai banchieri ai boss mafiosi, che non usano di certo i contanti per far sparire i loro illeciti profitti. Si strombazza che il giro d’affari delle varie mafie supera i € 100 miliardi l’anno. Solo un ingenuo sarebbe disposto a credere che per un simile volume di soldi si impieghi il contante. Quanto alle banche, quando vengono ripagate per le loro parassitarie (in quanto non frutto di lavoro) “elargizioni”, chiamate mutui o finanziamenti, come mai i riflussi di cassa non sono tassati? È tutto guadagno netto, ma si tassano solo gli interessi. Se questi enormi proventi bancari fossero tassati, la tassazione generale sarebbe ridotta a tassi ad una sola cifra, anziché due. Per tutti, banche comprese.

 


L’abolizione del contante inibisce le trasgressioni minori; mentre continueranno le maxi evasioni di chi ha accesso ai canali di fuga privilegiati

 

Un altro cavallo di battaglia del capital-comunismo è il debito pubblico. L’Italia viene accusata di prodigalità, di vivere al di sopra dei propri mezzi. Eppure, son più di vent’anni che il bilancio dello Stato è in avanzo, ossia le tasse sono superiori alle spese. Se finiamo in disavanzo è per pagare gli interessi sui prestiti che lo Stato va a questuare sui mercati speculativi. Insomma, fanno tirare la cinghia a noi per far vivere di rendita i parassiti, in gran parte esteri, e quindi in grado di condizionare, tramite le loro agenzie di rating, la politica del nostro governo. E poi parlano di indipendenza dei circoli finanziari dalla politica: un’indipendenza a senso unico!

 


La città perfetta, vagheggiata da Tommaso Moro (secc. XV-XVI) e dagli utopisti: il Paradiso in Terra

 

Quello che non si dice parlando di debito pubblico è che il canale principe di afflusso di denaro nell’economia reale è proprio quello della spesa pubblica. Con un distinguo: attualmente questa spesa è paradossalmente a debito dello Stato, e gravata di interessi a terzi, anche stranieri. Mentre il sovranismo, contro il quale il capital-comunismo sta scagliando le sue frecce, dal PD al M5S, da LeU a Forza Italia, vuole che lo Stato inietti nell’economia moneta a costo e debito zero, limitando le tasse a quella che dovrebbe essere la loro funzione precipua: calmierare, mediante il drenaggio di liquidità, un mercato troppo effervescente e tendenzialmente inflativo. Le tasse, in ultima analisi, devono condurre verso l’equilibrio tra domanda e offerta: la cosiddetta euflazione. In tale situazione sarebbe giusto punire chi cerca di evadere le tasse, ridotte all’osso. Oggi invece, è fisiologico evaderle, o perlomeno tentarci, spesso per non fallire o non privarsi di beni essenziali: se non posso evadere l’Iva sulle bollette, viene spontaneo cercare di non pagarla su altri beni di prima necessità, laddove possibile. Per restare in piedi.

Secondo la corrente religione laica, non solo si insiste nell’additarci come tutti peccatori, ma si fa pure in modo che non si possa più peccare. Si vuole trasformare sempre più l’uomo peccatore in macchina perfetta. Si sostituisce l’anacronistico “non indurci in tentazione” (già di per sé un obbrobrio se ad indurci è indicato Dio) nell’abolire la tentazione stessa. Sarebbe questa la “cura preventiva”, nell’ottica che è meglio prevenire che curare, cancellando il peccato alla radice. 

 

Sull’onda delle idee futuriste di F. T. Marinetti, lo scultore U. Boccioni fondeva mirabilmente in quest’opera del 1913 l’interazione, fino alla fusione, dell’uomo con la macchina

 

Si spiega così il moltiplicarsi di telecamere, che vengono proposte come “dissuasive”, mentre in pratica sono puramente repressive. E in più sono una tassa ausiliaria, che drena il secondo volume di soldi dalle nostre tasche, dopo le tasse dichiarate tali. In Comuni e Province è la seconda voce di introito, già inserita in bilancio. La Provincia di Savona, dopo aver pazzamente profuso ben 5 telecamere nel Valbormidese, sta riconoscendo il suo errore; mentre Finale si appresta ad installarne una terza: gli incassi senza sforzo sono troppo allettanti per non cadere in tentazione e salvare i bilanci.

Anche le auto senza guidatore puntano nella stessa direzione: deresponsabilizzarci, impedirci di trasgredire, trasformarci in angeli senza colpe. Unico neo: non potranno più comminare multe!

Il colpo finale, che raggiungerebbero con l’abolizione del contante, consiste nell’invasione totale nella nostra vita privata, persino intima. Del resto, come ho letto da qualche parte a giustificazione di simile misura, “è grottesco che Google, Facebook, Youtube e compagnia bella sappiano tutto di noi, mentre ciò debba essere precluso al fisco”. Si invocano le pari opportunità, insomma, per lo Stato come per i giganti del web. Giganti che, in effetti, si comportano ormai come Stati sovrannazionali, arrivando a censurare e oscurare quanto noi pubblichiamo, al pari della Polizia Postale. E, per non dover castigare il peccato dopo che è stato commesso, lo si previene, cancellando post con determinate parole chiave, dopo il filtro di un’intelligenza artificiale, specie nell’alveo dei vari “ismi”, come razzismo, sessismo, fascismo e via discorrendo. Si blocca la presunta bestemmia prima ancora che venga pronunciata.

Insomma, si delinea un mondo senza pecche, che vagheggia l’agostiniana “Città di Dio”, o la città perfetta di Tommaso Moro, dove tutto è previsto e ordinato, con la supervisione di una burocrazia centralizzata, in stile Unione Sovietica o Unione Europea, così com’è oggi strutturata. 

 

Pinocchio e i gendarmi. Si progetta di abolire i reati e i gendarmi, in un mondo perfetto: un uomo deresponsabilizzato non può che essere virtuoso. E da un mondo come carcere non c’è luogo dove evadere

 

Fuggire per una qualsiasi colpa da questa realtà sarà sempre più arduo, per la progressiva preclusione delle vie di fuga. Nessuno potrà sperare di farla franca, in patria o altrove, grazie alla collaborazione delle varie polizie e agli accordi di estradizione. Il traguardo è quello di un carcere mondiale, gabbato però come paradiso, nel progressivo attuarsi delle fosche previsioni di Orwell e Huxley. E si dimentica che libertà è anche libertà di sbagliare. Se l’uomo può sbagliare e la macchina no, si forza l’uno ad adeguarsi all’altra, dimenticando che la macchina è nata per adeguarsi all’uomo, sollevandolo dalle mansioni più gravose o ripetitive.

Interviste a giovani e piccoli imprenditori rivelano che la maggioranza vorrebbe scappare, ma non riesce a farlo. Quand’ero ragazzo si diceva che in Italia è ammessa la fuga, dopo aver commesso un reato. Non lo è più, anche senza averlo commesso.

 

  Marco Giacinto Pellifroni    6 ottobre 2019

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