Viaggio nell’industria che non c’è più

Viaggio nell’industria che non c’è più
VIGLIENZONI, QUANDO SAVONA
ERA LA CAPITALE DELLE VETRERIE
 Agli inizi del secolo scorso diede lavoro fino a duemila operai.
 Leader nella produzione  delle bottiglie fu premiata in numerose mostre internazionali.
Sull’area è sorto il centro commerciale Il Gabbiano

Viaggio nell’industria che non c’è più
VIGLIENZONI, QUANDO SAVONA
ERA LA CAPITALE DELLE VETRERIE
 Agli inizi del secolo scorso diede lavoro fino a duemila operai. Leader nella produzione
 delle bottiglie fu premiata in numerose mostre internazionali. Sull’area è sorto il centro commerciale Il Gabbiano 
 

Savona – Una tipica azienda locale che ebbe per lunghi periodi fama nazionale è la vetreria Giuseppe Viglienzone, fondata nel 1873 da tre imprenditori savonesi, il cav. Giuseppe Viglienzone, il cav. Angelo Frugoni e Stefano Caorsi. La prima sede dello stabilimento era in via Delle Trincee, sulla sponda sinistra del torrente Letimbro, per tanto tempo chiamata dai savonesi la “Vecchia Fabbrica”. Fu fondata con il nome di “Vetrerie Viglienzone-Frugoni-Caorsi”, dopo pochi anni si ritirò Caorsi e rimase”Viglienzone-Frugoni” per poi diventare la Vetreria Viglienzoni.

Causa una forte crisi economica, nel 1893, si ritirò anche Angelo Frugoni, gli subentrò Angelo Viglienzoni, figlio del fondatore dell’industria. Quindi la denominazione cambiò in “Giuseppe Viglienzone e figlio Angelo”, denominazione sotto la quale la ditta continuò per alcuni anni l’attività. Nel 1899 il fondatore, cav. Giuseppe Viglienzone, si ritirò. E alla sua morte, pochi anni dopo, l’azienda cammbio la ragione sociale in “Societa Anonima Vetreria Savonese Angelo Viglienzone”.

Negli anni dal 1890 al 1905 la Vetreria prese fama nazionale ed internazionale, venne premiata nelle maggiori esposizioni nazionali e straniere, tra le più importanti: 1892 esposizione Italo-Americana di Genova, nel 1894 a Milano, nel 1896 a Buenos Ayres, nel 1897 a Savona, 1898 a Torino, 1899 a Genova e 1903 ad Alba. Nel 1886 iniziano i lavori di trasformazione e miglioramento degli impianti e quattro anni dopo venne ampliata con nuove officine. Sul finire del 1800 la fabbrica impiegava dai 350 ai 600 operai.

Fino al 1895 la vetreria rimase nella “Vecchia Fabbrica” di via delle Trincee. In quell’anno il comm. Angelo Viglienzone, con il vecchio padre ancora in società, diede inizio alla costruzione del nuovo grandioso stabilimento di corso Ricci, opera che poneva la vetreria fra le più grandi e moderne d’Italia. Vanto della fabbrica Viglienzone erano le bottiglie verdi resistenti alle alte pressioni, adatte a contenere vini spumanti, unica produttrice in Italia, in concorrenza con le vetrerie francesi, questo tipo di bottiglia diede anche un forte impulso alle esportazioni.

Nel 1920 la produzione della vetreria savonese raggiunse i 20 milioni di bottiglie all’anno, oltre alle damigiane che venivano prodotte in grande quantità, i dipendenti raggiunsero le 1000 unità, con punte in certi periodi di 2000 occupati, molti venivano dal Piemonte e dalla Toscana. Per la fabbrica lavoravano anche piccole ditte come gli impagliatori per damigiane e fiaschi, stabilimenti refrattari per fornire i mattoni per i forni e i trasportatori sia per portare il materiale da lavorare, sia per mandare a destinazione il prodotto finito.

Da questi numeri è facile immaginare quanto fosse importante, in quel periodo, la vetreria per l’economia di Savona, che aveva una popolazione inferiore ai 30mila abitanti. Artefice di questo grande progresso fu Angelo Viglienzoni, figlio del fondatore Giuseppe, che prese in mano le redini della fabbrica nel 1888, in un periodo di crisi della stessa, come direttore riuscì a superare il momento difficile grazie alle sue qualità imprenditoriali. Nel 1995 costruì la nuova grande fabbrica situata in corso Ricci, su una vasta area e nel giro di pochi anni la portò a coprire unaposizione di preminenza nell’ambito delle vetrerie italiane specializzate nella produzione di bottiglie.

Centro commerciale il Gabbiano nato nelle ex aree della vetreria Viglienzoni

In quel periodo molto florido il Cavaliere del lavoro Angelo Viglienzone mise in atto iniziative importanti a favore dei suoi dipendenti. Istituì una cassa mutua per i suoi operai per gli infortuni sul lavoro. I fondi per la copertura del fabbisogno erano versati in piccola parte dai dipendenti e la parte più importante dall’azienda. Per fare fronte alla scarsità di alloggi, decise di costruire 150 appartamenti confortevoli, per quei tempi, in via Generale Pescetto, riservati ai suoi operai. Per molti anni mantenne una colonia alpina dove venivano ospitati i figli dei dipendenti.

Angelo Viglienzone morì nel 1924. E la sua scomparsa coincise con il declino della vetreria. La fabbrica non riuscì più a mantenere i livelli di produzione raggiunti, sia per qualità che per quantità. I nuovi dirigenti non avevano la sua capacità imprenditoriale, si avventurarono in speculazioni sbagliate e in operazioni finanziarie disastrose che portarono l’azienda in pochi anni al fallimento.

Da buoni attivi nel triennio 1923-1925, si passò a paurosi passivi che spinsero la vetreria, nel 1930, nella mani del curatore fallimentare. La fabbrica continuò a produrre a ritmo ridotto. Nel 1931 l’esercizio venne assunto dal Consorzio Milanese, nel 1932 subentrò un gruppo finanziario savonese, da quel momento sembrò che la vetreria savonese potesse tornare a buoni livelli di produzione. Le due cordate di proprietari, savonesi e milanesi, misero capitali freschi per rilanciare l’azienda che assunse il nome di ”Nuova Vetreria Savonese”. Così la fabbrica di Savona entrava a far parte del Consorzio Vetrerie Italiane Riunite ottenendo una quota di produzione, a mercato normale di 6 milioni e 250 mila kg. annui di vetro lavorato: bottiglie alla francese (champenaises), esclusiva di fabbricazione per l’Italia, bottiglie di vetro rosso per vini piemontesi e damigiane. Ma queste ottime condizioni non furono sufficienti per rilanciare la “Nuova Vetreria Savonese”, anche perché la tradizionale lavorazione a soffio, nella quale le maestranze della Viglienzone erano altamente specializzate, veniva sostituita dalla concorrenza con la lavorazione con macchine automatiche che riducevano i costi di lavorazione.

L’era della produzione delle bottiglie a macchina segnò il declino della fabbrica savonese la cui forza era proprio la lavorazione a soffio, dove dopo anni di esperienza aveva i migliori operai d’Italia. Nel 1935, con opportuni ridimensionamenti, ma pochi ammodernamenti, ripartì una buona produzione. Nella seconda guerra mondiale i bombardamenti provocarono pesanti danni allo stabilimento. Ricostruito ed ammodernato nel dopoguerra, arrivò ad occupare 150 dipendenti, continuando nella produzione della tradizionale bottiglie per lo Champagne. Nel 1958 aprì il nuovo deposito di Asti, nel 1960 quello di Sesto Calende. In quel periodo la sede dell’azienda era a Milano e la direzione amministrativa a Savona.

Negli anni settanta cessò completamente l’attività. Le aree, preziose e motivo di molti appetiti, rimasero per anni abbandonate, fino a quando entrarono in possesso delle Coop con la decisione di realizzare (1999) il grande centro commerciale denominato il “Gabbiano”. L’addio definitivo ad una fetta importante della storia delle industrie savonesi. Non per niente alla famiglia Viglienzoni è stata intilato il corso che collega corso Vittorio Veneto a corso Tardy e Benech.

Angelo Calabria

  

Nota di redazione: l’autore dell’articolo pubblicato da AuserSavonaNotizie fa parte della redazione dell’omonimo periodico. I centri Auser fanno un’attività molto intensa nei quartieri di Savona ed in numerose località della provincia. Sono punti di aggregazione e di riferimento per l’assistenza sanitaria degli anziani con terapia iniettiva, controllo della pressione e della glicemia.  Un ruolo importante, dunque, a livello sociale che corre anche il rischio di dover sopperire, con i pochi mezzi, ai tagli del walfer. Si aggiunga che l’aumento delle tariffe postali (decisa dal governo e che colpisce l’editoria in generale) potrebbe mettere a rischio di sopravvivenza lo stessa “voce” del giornale

 

 La vetreria, originariamente Viglienzone, si trasformò più tardi in Vetreria Viglienzoni.

 

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