UNO SGUARDO AL “CASO SAVONA”

Nelle elezioni comunali di due anni fa con la vittoria di Marco Russo e di una larga coalizione democratico – progressista (oserei definirla “costituzionale”) si era scritto di “modello Savona” quasi come di un esempio (anche a livello nazionale) per sconfiggere la destra.

“Modello” (mai rivendicato del resto dai protagonisti della vicenda savonese) tanto evocato quanto “non praticato” in altre situazioni compresa quella delle elezioni comunali di Genova.

Abbiamo così pensato di tentare a questo punto un’analisi della situazione savonese rivolta essenzialmente al tema politico, tralasciando il quadro amministrativo che pure presenterebbe lati interessanti da esaminare sia in senso positivo (aspetti importanti sul piano della qualità e anche diversi nel loro spettro di riferimento) sia rispetto a punti sui quali l’amministrazione fatica ad affermarsi e muoversi in direzione del raggiungimento di obiettivi che pure sono indicati nel suo progetto di riferimento (“l’Agenda”).

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Il piano politico appare di grande interesse soprattutto per la comparsa sulla scena savonese di un non previsto “oggetto del contendere”: la vicenda del “rigassificatore” (si semplifica per economia del discorso) che ha coinvolto la popolazione della Città (e del comprensorio) in una dimensione assolutamente inusuale in questi tempi di disconnessione tra agire sociale e agire politico.

Rispetto a questo punto c’è da dire, in premessa, che buona parte della protesta che si è coralmente levata contro l’ipotesi dell’installazione in rada della nave- rigassificatrice appartiene più a una concezione che potremmo definire di “pars destruens” rispetto a una possibile “pars costruens”.

Va però sollevata un’eccezione: rispetto al muoversi e all’atteggiarsi del tutto provocatori da parte della Presidenza della Regione Liguria la risposta data dall’Amministrazione di Savona e dal suo Sindaco ( in verità anche da parte di quella di Quiliano, comune direttamente interessato per la parte “territoriale” dell’insediamento) è apparsa contrassegnata da una capacità di iniziativa politica tale da porsi come immediato riferimento anche dell’insieme (complesso) delle insorgenze sociali organizzate e anche di quelle di più immediato richiamo da parte di un certo tipo di spontaneismo.

Ed è sulla base dell’approccio dimostrato dall’amministrazione di Savona e dalle forze che compongono la maggioranza che è possibile avviare un abbozzo di analisi che può essere valutato come quanto mai significativo: se andiamo ad analizzare il comportamento delle coalizioni di governo a tutti i livelli (città, regioni, governo nazionale) nel corso del tempo noteremo che i “rassemblement” costruiti in anticipo sulle elezioni (seguendo il dettato maggioritario: il famoso renziano “alla sera del voto si deve sapere che governerà per 5 anni) tendono a processi centripeti, meno frequenti (ma non assenti) nelle coalizioni che si formano in seguito al risultato elettorale (svoltosi con metodo proporzionale).

A Savona stando ai segnali colti nel dibattito politico svolto soprattutto al dipresso dei soggetti civici e di sinistra si sta avviando un processo non solo di rinsaldamento della strategia delle alleanze ma anche di impegno a impostarne un continuum in vista delle prossime scadenze poste al di fuori del perimetro cittadino (ed anche oltre il richiamo comprensoriale già presente nell’elaborazione pre-elettorale portata avanti a suo tempo da questi soggetti).

L’obiettivo dovrebbe essere quello di proporre un “caso Savona” (ben diverso da “modello”) che animi anche, per quel che possibile, la difficilissima (almeno per la parte progressista -costituzionale) campagna che si prevede per le elezioni europee investendo anche direttamente la prospettiva delle elezioni comunali che si terranno in diverse situazioni della nostra provincia nella primavera del 2024.

Elezioni comunali che vedranno impegnati elettrici ed elettori di centri importanti della nostra provincia: da Albenga, Pietra Ligure, Finale, Vado, Quiliano, le due Albisole, Celle soltanto per citarne alcuni.

Palazzo della Provincia

In precedenza avremo il rinnovo del consiglio provinciale (la Provincia appare come la grande assente non soltanto nella vicenda -rigassificatore ma nell’insieme della capacità di affrontare le diverse “issues” con le quali il nostro territorio si trova alle prese: sanità, ambiente, infrastrutture, riqualificazione industriale) . Pur essendo quella provinciale una competizione elettorale di secondo grado sarà comunque il caso di tentare una una prima prova di possibile “trasferimento” della capacità coalizionale del campo democratico – costituzionale che si intende rinnovare e attivare dopo la specifica esperienza savonese.

Sullo sfondo si presentano ancora due grandi temi che necessitano di riflessione e iniziativa: quello (riassunto in una parola) della pace e dei precari equilibri internazionali e quello delle riforme costituzionali, al riguardo dei quali nella prospettiva del referendum sul tema del premierato non sarà mai troppo presto cominciare a lavorare per mettere in opera un lavoro comune.

Franco Astengo

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