Un’agenda dal basso

Il fatto di non sapere chi potrà vincere ci incoraggia a proporre un’agenda per il nuovo governo, libera da pregiudizi e condizionamenti di varia natura che ci consentono di provare a fare un esercizio di verità, esponendo le cose che ci stanno a cuore e che vorremmo fossero realizzate nel corso della legislatura. Potrà sembrare un discorso vano aprire il libro dei sogni, ma solo immaginando l’impossibile si può realizzare il possibile. Confidiamo che questo tentativo aiuti il lettore a liberare la mente dall’immaginario precostituito dall’esterno per vedere i problemi concreti e dimenticati e ideare soluzioni creative, tanto più necessarie quanto più difficile risulta il contesto.
Prima di elencare per punti i nostri desiderata, non pare inutile riaffermare la necessità che il nuovo governo sia fortemente ancorato allo spirito della Costituzione, nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro, sulla parità non formale dei cittadini nei confronti della legge, su un principio antiautoritario. In virtù di quanto espresso, il governo deve agire sulla base di questi principi favorendo “la corresponsabilità dei cittadini che è espressione di sensibilità e di cura reciproca – oltre che nei confronti dei loro valori e beni comuni” (S. Thanapulos).

L’Unione europea
Il manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, prevedeva un’Europa unita in uno Stato federale.
Ogni Stato europeo avrebbe conservato un’autonomia politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli, delegando allo Stato federale solo quelle competenze e poteri necessari per garantire l’unità politica della Federazione. Un simile Stato federale avrebbe dovuto reggersi su una Costituzione che garantisse tutti quei principi di libertà e legalità irrinunciabili per uno Stato di diritto.
L’Europa però, con il tempo, ha visto aumentare considerevolmente gli Stati membri, molti dei quali governati da poteri che mortificano sempre più ogni forma di democrazia e che difficilmente giurerebbero fedeltà ai principi accolti da una simile Costituzione. Ma poiché questi principi sono irrinunciabili, se si vuole veramente dar vita ad una Federazione europea, la battaglia da combattere sarà quella di dare vita ad una Europa a due velocità, di cui una composta da quegli Stati di chiara impostazione democratica. Auspichiamo che il nuovo parlamento e il nuovo governo facciano di questa battaglia la loro missione.

Natura e sostenibilità
La massima confuciana, secondo cui chi conosce quale sia il bene e non fa nulla per raggiungerlo è un vile, descrive perfettamente le élites contemporanee, compreso l’attuale governo italiano dimissionario. Il 28 luglio è stato il giorno in cui sono finite le risorse naturali per il 2022.
L’Italia è tra i paesi in cui il “giorno del sovrasfruttamento della terra” arriva ancora prima della data globale: il 15 maggio (un po’ meglio degli USA, il 13 marzo).
Il prossimo governo dovrà occuparsi della realizzazione del PNRR che, sull’ambiente, mostra molte lacune conseguenti alla ritrosia del ministro Cingolani a usare in pieno le potenzialità delle energie rinnovabili.
Per non perseverare negli errori, crediamo occorra fare una netta scelta di campo nonostante la guerra in atto: non cedere alla facile tentazione di ripristinare l’uso del carbone, abolire i sussidi pubblici pagati alle compagnie petrolifere, limitare al massimo il consumo del gas in modo tale da rendere superflui anche i gassificatori, dare la massima priorità alle fonti rinnovabili e all’uso dell’idrogeno verde. Auspichiamo che ci si impegni per raggiungere entro il 2030 il 40 % di tali energie, per ottenere il duplice obiettivo di contenere la CO2 e ridurre l’inquinamento atmosferico. E ancora: dare impulso all’uso del biogas proveniente da rifiuti organici, scarti agricoli, deiezioni animali, ecc., con cui, in un anno, potremmo produrre l’energia equivalente a tre centrali nucleari, e infine sburocratizzare l’iter per ottenere i permessi di costruzione di impianti che utilizzano fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, e incentivare le comunità energetiche.
Finanziare subito l’autoproduzione negli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc) e incoraggiare il settore privato in questa direzione, al fine di ovviare anche alla carenza delle fonti energetiche tradizionali.

PUBBLICITA’

Il carcere
Considerato da sempre un “mondo a parte”, percepiamo il carcere come lontano e impenetrabile, e i suoi abitanti sembrano appartenere ad un genere umano diverso. Non bisogna costruire altre strutture carcerarie ma è necessaria una conoscenza ed una sensibilizzazione sociale sul l’argomento poiché, non dimentichiamolo, al suo interno vivono uomini e donne in carne ed ossa che hanno sbagliato, a cui dare la possibilità di redimersi, che meritano un riscatto e il reinserimento sociale. Chiediamo alla politica e a chi ci governerà di creare ed incrementare progetti di reinserimento lavorativi e culturali tali da permettere a queste persone, una volta scontata la pena, di potersi rimettere “in carreggiata” per costruire il proprio futuro e i propri sogni nella nostra società. Svuotando le carceri.
“Quattro suicidi negli ultimi quattro giorni, 58 dall’inizio dell’anno. Le persone così diventano numeri. Un dramma continuo, quello che riguarda le carceri italiane, che non trova uguali negli ultimi anni. Un numero elevatissimo di suicidi superiore a quello riscontrato nel periodo di maggiore sovraffollamento, quando l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo per le condizioni inumane e degradanti delle sue galere.
Ogni suicidio, va ricordato, è un atto a sé, legato alla disperazione di una persona. Tuttavia, quando i suicidi sono così tanti (nel 2022 uno ogni meno di 5 giorni) e in carcere ci si uccide 16 volte in più che nel mondo libero, l’intero sistema penitenziario e quello politico non possono non interrogarsi sulle cause di questo diffuso malessere” (Associazione Antigone).

Lavorare in sicurezza
Riflettere sul lavoro non è facile: alla luce dei non pochi morti sul lavoro (538 nel primo semestre di questo anno, con aumento del 12 % rispetto al 2021), dobbiamo mettere insieme la realtà con i suoi infortuni mortali e le normative e i principi fondamentali del diritto al lavoro, così come i padri costituenti l’hanno pensato e scritto nella Costituzione agli articoli 1 (la Repubblica è fondata sul lavoro), 4 (il diritto al lavoro), 35 (la tutela del lavoro), 37 (gli stessi diritti a parità di lavoro).
È qui in gioco evidentemente il diritto del lavoratore a tornare a casa la sera. Visto che vogliamo credere ed operare sulla base del bel libro dei sogni, chiediamo al nuovo parlamento e al nuovo governo di promuovere davvero le condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro (art. 4).
I sogni non sono desideri distaccati dalla realtà, ma sono piuttosto la base per realizzare il buon governo delle nostre istituzioni, con onestà e solidarietà.

Dal riarmo all’educazione alla pace
La recente invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa ha provocato in Italia e nei paesi europei la corsa al riarmo, con il conseguente aumento delle spese militari, con l’obiettivo di spesa del 2% del nostro Prodotto interno lordo. Nel 2014 la spesa dell’Italia corrispondeva solo all’1,1% del Pil. È in atto un forte incremento degli investimenti e dei costi delle armi.
Importante e significativo è il confronto delle spese per gli armamenti con quelle sostenute per la scuola e l’istruzione: nel 2025 le previsioni di spesa per queste ultime scenderanno al 3,5% del Pil, in calo rispetto al 4% del 2020 e al 3,6% del 2015. Analizzando lo scenario mondiale dei conflitti, emerge la loro oggettiva capacità di generare nuovi conflitti, con distruzioni e morti crescenti.
Auspichiamo che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo costruiscano percorsi concreti di educazione alla pace.
Non bisogna infatti temere le imprese difficili, dobbiamo piuttosto aver fiducia in un futuro migliore. Per tutti.

TEMPI DI FRATERNITA’

Donne e uomini in ricerca e confronto comunitario

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2448 dell’11/11/1974

Direttore responsabile Angela LANO

Sito web: www.tempidifraternita.it

posta: tempidifraternita@tempidifraternita.it

 

 Abbonamento

–  normale  € 30 (estero € 50)

–  sostenitore   € 50 con un abbonamento omaggio alla persona segnalata (solo Italia)

–  via e-mail   € 20 – formato pdf – fornire codice fiscale per emettere fattura ad uso interno

 Abbonamenticumulativi – solo Italia

–  ADISTAe TdF                    € 92 (risparmio € 13)

–  CONFRONTI e TdF           € 69 (risparmio € 11)

–  ESODOe TdF                    € 52 (risparmio € 6)

–  MOSAICO DI PACEe TdF  € 54 (risparmio € 6)

 MEZZI DI PAGAMENTO

–  Conto corrente postale 29466109 intestato a TEMPI DI FRATERNITÀ via Garibaldi 13, 10122 TORINO

–  Bonifico bancario POSTE ITALIANE iban: IT60D 07601 1000 0000 29466109

–  Bonifico dall’estero POSTE ITALIANE iban: IT60D 07601 1000 0000 29466109, bic BPPIITRRXXX

–  Carte di credito e Satispay accettate sul nostro sito http://www.tempidifraternita.it/segreteria/abbonamenti.htm confermando il versamento con una mail all’indirizzo di TdF

 PER RICHIEDERE NUMERI SAGGIO SENZA IMPEGNO

tempidifraternita@tempidifraternita.it – tel. 347-4341767 – fax 02-700519846

 Tutti gli abbonamenti scadono a dicembre.

Chi sottoscrive un nuovo abbonamento durante l’anno può versare la quota in proporzione alla rimanente durata dell’anno.

Chi si abbonerà a prezzo pieno verso la fine dell’anno gli sarà assegnata la scadenza a dicembre dell’anno successivo.

 

Condividi

One thought on “Un’agenda dal basso”

  1. Sottoscrivo parola per parola. Una boccata d’aria pura fra tanti descamisados antisistema sistematici mantenuti dall’odiato sistema.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.