LIBERE ELEZIONI

“Italiani, andate tranquillamente a votare il partito che più ritenete prossimo alle vostre idee. L’Italia è un libero Paese democratico, non ci sono brogli elettorali, c’è la libera espressione e il voto è rigidamente segreto onde permettere a tutti di votare senza il timore di ritorsioni.

 In perfetto stile intimidatorio, la signora Ursula von der Leyen minaccia apertamente l’Italia, qualora dalle urne uscisse un governo “difficile”, ossia non gradito alla Commissione Europea da lei diretta. Come dire: “O con noi, o alla fame”

Tuttavia, votate per i partiti ossequiosi dei Trattati internazionali, a partire da quello di Maastricht del 1992 e via via fino ad oggi. Partiti che non strizzino l’occhio ad Est, ma guardino oltre Atlantico, dove risiede la più grande democrazia del mondo, che ha ispirato ed ha funto da modello all’istituzione dell’Unione Europea, unico centro di potere legittimato ad emettere leggi al di sopra di quelle nazionali. Qualora emergesse dalle urne una coalizione che osasse dissentire dalle disposizioni dell’UE, sappiate che abbiamo gli strumenti per piegare l’eventuale governo dissidente. Quali sono questi strumenti? Molto semplicemente, il taglio dell’erogazione di fondi. L’abbiamo già fatto con l’Ungheria e la Polonia. Lo faremmo anche con l’Italia. A buon intenditor…” [VEDI]
Ecco, questa è, in sintesi, la posizione democratica della Commissione Europea, in pratica il governo reale che presiede all’Europa, per bocca della sua Presidentessa Ursula von der Leyen. Il clima ricorda quello di Paesi totalitari, dove le elezioni sono solo una facciata per dimostrare al mondo un assetto democratico in realtà inesistente; o le elezioni in città dominate dalla cupola mafiosa che riesce a sapere la scelta politica dei singoli elettori e quindi può condizionare i voti.

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Gli “strumenti” di cui parla Ursula sono, in soldoni, l’autorità di Bruxelles di aiutare un Paese già in recessione e gravato di debiti, pubblici e privati, tramite l’erogazione degli ormai famosi fondi Pnrr, o chiudere il rubinetto. Un Paese sotto il ricatto mensile delle società di erogazione di gas e benzina, con lo spettro di un inverno in assetto di guerra, coi razionamenti e i fallimenti a catena, coi relativi disoccupati, costretti a vivere al di sotto del livello di povertà: la signora Ursula sa che un consistente numero di pensionati vive con 500 euro al mese o anche meno?
Quello che sfugge alla suddetta signora è che la causa di questa straziante prospettiva risiede proprio in lei e nelle sue posizioni oltranziste nei confronti della Russia. E’ sempre stato facile ai governanti fare infiammanti discorsi, della serie “Armiamoci e partite!” a spese del popolo, visto come carne da cannone.
Qualcuno dirà che non siamo in guerra. Certo, per ora non ci sono ancora piovuti addosso i missili a testata nucleare, peraltro agitati minacciosamente dai falchi del Cremlino, ma che ci stiamo avvitando su un’economia di guerra nessuno, che non sia cieco, lo può negare.

L’euro ci venne imposto col miraggio di por fine alle ricorrenti svalutazioni della lira, come baluardo contro l’inflazione. Oggi non siamo più tanto sicuri che sappia tener testa alle speculazioni selvagge che i vari hedge fund e spericolati banditi come George Soros usavano lanciare contro la lira. Quest’ultimo speculatore, anzi, è stato insignito della laurea in Economia  ad honorem dal “papà dell’euro”, Romano Prodi nell’Università della sua Bologna

I vari Trattati internazionali succedutisi negli anni, a partire dal fatidico 1992, sono tutti stati approvati da governi che non si rendevano conto (o se ne rendevano conto, ma tacevano per non inficiare il proprio status di eterni privilegiati) di avallare il vassallaggio dell’Italia ad una cupola finanziaria transnazionale, mascherata da istituzione di pubblico interesse, come lo sono l’UE e la BCE. Romano Prodi, all’epoca al posto della signora Ursula, vendeva l’euro come la panacea e la premessa della prosperità economica, dimenticando volutamente che tale prosperità l’avevamo già con la vituperata lira, e l’euro era il siluro infiorato contro la corazzata Italia. E oggi questo attempato signore, anziché battersi il petto implorando perdono per il male fatto alla sua nazione, ha ancora il coraggio di interloquire e spendere le sue parole per esortare a votare la compagine maggior corresponsabile dell’attuale situazione di sudditanza e ricattabilità. Quanto a inflazione, ossia perdita di potere d’acquisto, pensiamo a quanto costava un qualsiasi bene o servizio in lire e confrontiamolo con quanto ci costa oggi in euro. Moltiplicare per 2, come fino a qualche anno fa, non basta più: oggi siamo arrivati ad un fattore moltiplicativo di 3 o 4, a seconda dei beni o servizi.
A sinistra continuano imperterriti, non a parlare dei propri programmi, visto che quelli fallimentari esistenti sono frutto della loro passata politica, quindi conviene tacerne, ma a sparlare dei partiti di destra, bollati come fascisti in pectore. In altri termini: o si avalla l’esistente e i suoi artefici, o ci si candida ad anni di stenti e stridor di denti.

Enrico Letta, baby-ministro a 32 anni e oggi segretario PD. Avendo questo partito governato per la maggioranza degli ultimi 30 anni, non può riproporsi come alfiere del cambiamento; e quindi non gli resta che demonizzare chi osa sfidarlo

La parola “cambiamento” non esiste nel loro vocabolario, se non quando significa instaurazione del loro potere, che vorrebbero trasformare in eterno, e possibilmente assoluto, vietando o condizionando minacciosamente la libera espressione del popolo tramite le elezioni, tollerate obtorto collo. Non si accorgono che fascista è proprio il loro atteggiamento, non quello di chi chiede di aprire finalmente la finestra e cambiare aria in un ambiente reso asfittico dalla loro ingombrante presenza.
Oggi, il PD e i suoi satelliti, viste le previsioni catastrofiche di domenica prossima, non paghi di agitare nubi minacciose sul probabile governo a trazione di destra, si consolano prevedendone l’effimera durata, magari grazie alla complicità di Bruxelles, che non esiterà a negare i fondi se il futuro governo non si atterrà disciplinatamente ai suoi dettami.

“La vendetta di Sansone” – Olio su rame di Johann Georg Platzer (Museo del Belvedere, Vienna)

Non è che io mi aspetti le storiche magnifiche sorti e progressive dal futuro governo di destra, ma un paio di eventi me li aspetto, pena la più totale disillusione: l’alt agli arrembaggi delle nostre coste di orde di gente non voluta e non necessaria, anzi deleteria per tutte le implicazioni che la loro incontrollata propagazione sul nostro territorio comporta; un condono sostanziale di tutte le pendenze con il fisco, soprattutto delle PMI, accumulate in anni di difficoltà di ogni sorta, dal Covid (ma anche prima) all’attuale situazione di inflazione galoppante e bollette fuori controllo; un’inversione dell’attuale posizione di chiusura diplomatica totale con la Russia, per non esacerbare le imprevedibili reazioni dell’”orso russo”, ormai isolato e con le spalle al muro. E chi si trova con le spalle al muro è portato a comportarsi come nel biblico “Muoia Sansone con tutti i filistei”.

Marco Giacinto Pellifroni   25 settembre 2022

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8 thoughts on “LIBERE ELEZIONI”

  1. Bellissimo articolo con cui concordo parola per parola. Un chicca l’emoticon vicino al titolo, quando un ‘immagine dice più di mille parole.

    1. Forse, visto l’esistenza di due Fulvii (!) sarebbe bene che tu precisassi anche il tuo cognome, anche se immagino sia Baldoino…

    1. Infatti. Sulle prime mi sono stupito; poi hai chiarito. Ripensandoci, però, mi chiedo su cosa tu possa dissentire dalle mie critiche all’uscita, purtroppo di realpolitik, di Frau Ursula. Il mio link in calce all’articolo non lascia dubbi su chi comandi davvero in Italia. Non penso tu abbia dubbi, almeno su questo.

    2. Mi è arrivata una vostra email in cui mi chiedete di specificare il mio cognome nei prossimi commenti per evitare di fare confusione tra Fulvio. Sono sincero sono rimasto allibito nonostante la email avesse un tono gentile. Per curiosità sono venuto a leggere i commenti e mi sono accorto che c’è stata la sommossa perchè non ho messo il cognome . Addirittura vengo accusato di essere entusiasta di un articolo. Due Fulvio specificano di non essere loro gli autori, manco avessi offeso qualcuno, uno, schifato, finisce la frase con un arrogante PUNTO
      In Italia ci sono circa 37.769 persone che si chiamano Fulvio probabilmente i Fulvio che scrivono qui si sentono UNICI.
      Sarò cauto nel commentare nuovamente qualche vostro articolo. Leggo volentieri e apprezzo molto Pellifroni, Lisorini, Della Luna, Cosmai, Luceri.
      Per la cronaca mi chiamo Fulvio Gemma

  2. Marco, leggo solo ora il commento in cui mi chiedi cosa penso delle ingerenze (poi ridimensionate dalla stessa Ursula) della von Der Leyen nelle elezioni italiane. Mi pare che lo stesso Letta (Enrico) si sia dissociato. Rimane il fatto, incontrovertibile della nostra dipendenza dall’Ue e dagli Usa. Purtroppo l’Italia, come ben sai, è considerata l’anello debole dell’Unione Europea, per vari motivi; per esempio per i suoi sforamenti di bilancio e per il suo conseguente alto debito pubblico, ma anche per il suo sistema fiscale inadeguato (forte con i deboli e debole con i forti); per i problemi storici che affliggono il Meridione, che appare più governato che dalle varie mafie che dallo Stato (anche qui forte con i deboli e debole con i forti). Come vedi anche per ci sono molte cose che non vanno nel nostro Paese e che bisognerebbe affrontare con decisione. Ci riuscirà la Meloni? Per ora sembra intenzionata a seguire la cosiddetta “agenda Draghi” , con tanti saluti a “E’ finita la pacchia”! Ciao

  3. Sulla Meloni nutro i tuoi stessi dubbi, che avevo già espresso in precedenza, ribadendo che chiunque governerà sarà condizionato dal solito “lo vuole l’UE”, anche per bocca di Mattarella, che aveva a suo tempo bocciato Savona come ministro Economia e oggi Salvini come riconferma all’Interno. Nei posti chiave Meloni metterà persone gradire a Mattarella/UE. Quindi camberà ben poco. Nonostante ci sia un bisogno acuto di cambiamento. Dopo anni di quiete sui nostri BOT, han ripreso a marciare gli interessi, aggravando il debito. Un’Italia da sempre col bilancio primario in attivo, vedrà ricrescere la zavorra del debito, che la porterà sempre più in passivo. E’ lì la radice dei nostri mali economico-finanziari; eppure nessuno ne parla, perché è credenza trasversale che questo meccanismo finanziario perverso sia l’unico possibile

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