UNA LETTERA A DIFESA DEL PROFESSOR TABATON

DOPO LA DENUNCIA DEI NAS
 UNA LETTERA A DIFESA DEL PROFESSOR MASSIMO TABATON UNO DEI MASSIMI ESPERTI INTERNAZIONALI DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER.

DOPO LA DENUNCIA DEI NAS
UNA LETTERA A DIFESA DEL PROFESSOR MASSIMO TABATON
UNO DEI MASSIMI ESPERTI INTERNAZIONALI DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER.

Ho … letto l’articolo pubblicato ieri sulla denuncia dei NAS a carico del professor Tabaton e di altri medici, accusati di aver collaborato con lui per la redazione dei Piani Terapeutici. Come già ho fatto in passato, intendo anche ora intervenire in difesa del professor Tabaton e intendo farlo semplicemente raccontando la mia storia, in quanto figlia di una donna malata di Alzheimer, presa in cura dal professor Tabaton. La stessa storia, del resto, ho raccontato ai carabinieri del NAS, quando hanno suonato, del tutto inattesi, alla porta di casa mia e mi hanno interrogata per circa un’ora. Fino alla morte di mio padre, mia madre era seguita dal centro UVA dell’ASL, dove con scadenze regolari veniva sottoposta a test che la agitavano e dove, oltre al farmaco anti-alzheimer, le veniva prescritto un certo farmaco ansiolitico.

 Le sue condizioni erano in progressivo deterioramento, specie dal punto di vista umorale: manifestava alternativamente ansia e depressione, talora aggressività, incapacità di autocontrollo. La morte di mio padre aggravò traumaticamente il quadro e io mi trovai nell’urgenza di far visitare mia madre. Provai a contattare gli operatori UVA ma non ottenni risultato, chiesi di poter fruire di una visita urgente ma mi si rispose che la prima disponibilità era a distanza di sei mesi. Che fare con una madre che delira? Avrei dovuto portarla al Pronto Soccorso, intasandone il locale d’attesa? Ed è infatti quello che si verifica: molti affetti da demenza vengono riversati nei pronto, ad aggravarne la criticità. Mi rivolsi allora al professor Tabaton, che subito modificò l’ansiolitico, ritenendo quello in uso aggravante nei casi di deficit cognitivo, dedicò un’attenzione per me nuova agli aspetti umorali, oltre a sostituire il farmaco anti-alzheimer. Mia madre cambiò totalmente, migliorando dal punto di vista cognitivo e ritrovando serenità ed equilibrio dal punto di vista umorale. In seguito, mi ripresentai al centro UVA, raccontando com’erano andate le cose e mostrando la terapia in corso. Consci della loro insufficienza strutturale, capirono il mio disagio e, senza chiedermi il nome del neurologo consultato, trascrissero i nuovi farmaci nel loro PT.


Recandomi al centro ero preoccupata: e se rifiutano di confermare i farmaci? Avrebbero potuti farlo! Ormai la mia fiducia nella nuova terapia era totale e non potevo tornare a terapie svalutate dai fatti. Ma solo il centro UVA può redigere il Piano Terapeutico, che consente la gratuità dei farmaci, Tabaton non può. Devo dire che il professore. considerando potesse risultarmi troppo oneroso il costo di una consulenza privata, mi propose di accedere al DIMI, dove aveva in corso una collaborazione che gli consentiva di seguire gratuitamente i pazienti. Ma io avevo nel frattempo spostato mia madre a ponente, dove risiedo.  Quanto agli altri medici, conosco molto bene il dottor Cammarata perché, dopo aver visitato mia madre al centro UVA del Galliera, ha ritenuto di non dover modificare la terapia in atto. 

Ora, sono d’accordo sul fatto che certi farmaci, perché costosi, vadano prescritti da uno specialista (ecco i famosi Piani Terapeutici) che sappia quello che fa e che possa esserne personalmente e professionalmente chiamato a rispondere.

Ma vorrei che  carabinieri e  amministratori rispondessero ad alcuni semplici quesiti:

– Ritengono che Tabaton, clinico e ricercatore di fama internazionale, non abbia sufficiente curriculum per prescrivere i farmaci e assumersene la totale responsabilità?

– Ritengono che i pazienti di Tabaton non abbiano sufficiente diritto per operare una scelta terapeutica, che la stessa Costituzione prevede, e per godere del famoso “accesso facilitato” alle terapie?

– Ritengono che i pazienti di Tabaton vadano puniti?

– Ritengono che le strutture pubbliche non abbiano sufficienti magagne e inefficienze, per aggravarle con impedimenti contrari a ogni buon senso?

– Ritengono che non ci siano già abbastanza barriere burocratiche in questo paese?

– Ritengono che non ci siano abbastanza episodi di vera malasanità, a cui dedicare energie?

Le leggi sono come i farmaci: vengono concepite per poi essere messe alla prova della realtà e quando si rivelano inadeguate e generatrici di ingiustizia, complicazione e sofferenza vanno cambiate le leggi, non sacrificata la realtà. E ciò agendo secondo buon senso e intelligenza eticamente orientata, senza assurdi spiriti di crociata, che mettono in croce prima di tutto i pazienti e le loro famiglie.

Ho chiesto a persone che si riconoscano in questi miei quesiti, magari avendo in corso una storia simile, di sottoscrivere questa mia lettera.

Gloria Bardi – Savona

Giorgio Profumo – Genova

Cristina Ivaldi – Genova

Olga Anamaterou – Genova

Maggiù Viardo – Genova

Massimo Fabiano – Savona

Michele Giordano – Genova

Barbara Ravasio – Genova

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STOP ALLE BARRIERE BUROCRATICHE PER IL RILASCIO
DEI PIANI TERAPEUTICI PER LA MALATTIA DI ALZHEIMER !

 

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