UN PIANO STRATEGICO TERRITORIALE

UN PIANO STRATEGICO TERRITORIALE

Un Piano Strategico Territoriale

di Luigi Lirosi e Nat Russo

Avviare un piano strategico territoriale è l’atto di fiducia di chi proclama che la crisi di identità della comunità savonese è terminata. Finita l’epoca della prosperità assicurata da industrie importanti, porti commerciali, agricoltura specializzata, flussi turistici costanti, si volta pagina chiamando a raccolta tutti, primi i giovani, per arrestarne la fuga verso l’isola che non c’è, un altrove creduto migliore.

Certamente molto andrà cambiato, ma con la forza tranquilla di chi sa che esistono potenzialità intellettuali e disponibilità finanziarie in grado di progettare una visione organica e di avviarla alla realizzazione.

Il processo di rinnovamento coinvolge l’intera comunità:

1.   idee nuove su come sfruttare e riallocare le risorse oggi disponibili, per garantire ai residenti un benessere concretamente percepibile basato prima di tutto sull’innalzamento della soglia reddituale minima indispensabile ad una dignitosa esistenza;

2.   un diverso modo di produzione

3.   un diverso metodo di formazione e trasferimento dei saperi;

4.   un diverso modo di gestione delle decisioni.

Il desiderio diffuso di uno stile di vita che tuteli la propria salute psicofisica, sia in armonia con l’ambiente naturale e ci faccia essere protagonisti della complessità sociale, fa riscoprire il senso di appartenenza ad un luogo fisico e ad una comunità viva, che vede come un valore e non come un limite il less is more di uno stile di vita lontano dagli eccessi della sprecopoli dell’iperconsumismo.

La nuova cultura non confonde lo sviluppo con la crescita e la localizzazione con l’autarchia. Essa prende le mosse da alcuni concetti chiave che fa propri, li sperimenta per verificarne l’efficacia, sondarne i limiti, individuarne le contraddizioni, e cercando di andare oltre:

·       riallocazione delle risorse disponibili (Amartya Sen);

·       bioeconomia (Nicolas Georgescu-Roegen);

·       minimizzazione dell’impronta ecologica (Mathis Wackernägel);

·       rivalutazione dell’agricoltura (Vandana Shiva);

·       permacultura (Bill Mollison e David Holmgren);

·       transition towns (Rob Hopkins);

·       decrescita (Serge Latouche e Maurizio Pallante);

·       ipotesi di Gaia (James Lovelock).

Un piano strategico ha lo scopo di sperimentare concrete forme di attività operativa basate sui seguenti principi caratterizzanti:

·       valorizzazione della dimensione locale del territorio,

·       sostenibilità ambientale

·       promozione della partecipazione,

·       attenzione verso i giovani disoccupati,

·       promozione della messa in rete delle imprese operanti sul territorio,

·       promozione degli scambi di saperi attraverso manifestazioni, mostre, pubblicazioni, conferenze, incontri, siti web, ecc..

·       promozione di nuove imprese in cui le condizioni di lavoro garantiscano la possibilità di accedere ai beni essenziali per una dignitosa esistenza degli occupati

·       promozione di rapporti tra produttori e consumatori atti a far crescere la consapevolezza di essere allo stesso tempo sia fornitori, sia fruitori di beni e servizi.

Il progetto propone l’area savonese come paradigma per aree più vaste di quelle meramente comprese dai confini comunali. Con questa espressione si intende uno spazio concettuale non solo di elaborazione e comunicazione di idee ma soprattutto operativo, in grado di valorizzare le risorse locali attraverso:

1.   Gestione partecipata della popolazione attraverso meccanismi paritari efficaci.

2.   Creazione di sistemi economici complementari che tengano conto delle peculiarità locali, basati sul reinvestimento locale delle risorse economiche.

3.   Gestione razionale del ciclo dell’energia, promuovendo il recupero di aree degradate attraverso opere di ingegneria naturalistica, rimboschimento ed attivazione di processi commerciali relativi alla filiera del legno combustibile per produzione energetica sostenibile.

4.   Agricoltura e Silvicoltura specializzata, promuovendo sistemi di prevenzione dal rischio esondazione dei corsi d’acqua ed inquinamento atmosferico, attivando provvedimenti integrati per la gestione produttiva dei rifiuti solidi, favorendo la gestione delle terre coltivabili attraverso azioni di agricoltura e zootecnia sostenibile.

5.   Nuove metodiche di Artigianato specializzato, promuovendo la comunicazione e la cooperazione fra comunità tecnologico-scientifica e cittadini attraverso pratiche di formazione ed assistenza volte all’attivazione di processi produttivi peer pioneers in funzione prosumer

6.   Gestione dei flussi turistici centrati sulla valorizzazione dell’identità, come strumento per rafforzare il senso di appartenenza dei nativi e come valido attrattore per forestieri, favorendo le potenzialità attrattive di turismo culturale e religioso, anche attraverso la messa in sistema di Locande, B&B e Agriturismi e la promozione di sistemi di trasporto sostenibili delle persone

Il gruppo promotore, stilati gli indirizzi ed analizzati i vincoli (cambiamento degli attuali modelli di consumo, partecipazione dei cittadini al processo decisionale, responsabilità condivisa, supporto ad una economia sociale autonoma, ecc.), individua gli organismi pubblici e privati interlocutori dei diversi progetti di cui si compone il PST, ed avvia il processo:

·      stila un quadro delle risorse finanziarie,

·      crea una o più equipe di progetto che affianchino il livello decisionale e cooperino con esso per migliorare l’operatività,

·      crea un forum di discussione (costituito dagli aderenti) per consentire la partecipazione pubblica alle diverse fasi,

·      dà l’avvio ai progetti secondo un programma attuativo (command and control).

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.