ULTIMA GENERAZIONE [4]

Vediamo dove indirizzerebbe la propria ricerca un emulo dei suoi predecessori di primo Novecento: quale testa incarnerebbe maggiormente il malessere dei nostri tempi, diventandone in gran parte responsabile?
Ad un primo sguardo, la “vittima designata” potrebbe trovarsi negli elenchi di Forbes dei ricconi planetari.

Tuttavia, non sempre la ricchezza è proporzionale al potere: dipende dal tipo di ricchezza. Nella nutrita schiera dei paperoni mondiali spicca la mancanza dei banchieri, che pure sono coloro dai quali dipendono in gran parte le sorti del mondo. [VEDI

Notiamo, ad un rapido esame, che alla base di molte nuove ricchezze c’è la tecnologia e il dominio della rete e dei mercati, da Bill Gates a Mark Zuckerberg, da Elon Musk a Larry Ellison e Jeff Bezos. Nel campo della finanza domina il vecchio, leggendario Warren Buffett, re degli investitori. Spicca su tutti il francese Bernard Arnault, primo assoluto per il suo dominio nel campo di profumi, cosmetici, moda. Spiccano però per la loro assenza i vertici delle grandi banche d’affari internazionali, che pure nuotano nell’oro.
Non è ipotizzabile tuttavia, per nessuno di costoro, un accentramento di potere tale da influire direttamente sui processi che governano il mondo, che dovrebbero risultare saldamente nelle mani dei politici, mentre ne sono stati in gran parte deprivati.

Proprio mentre stavo cercando i possibili bersagli di attentati a scopo eversivo, viene colpito il premier slovacco Robert Fico. L’attentatore sembra sia un letterato settantenne, membro di un’associazione contro la violenza (!).

La domanda allora vira su coloro che hanno compiuto l’usurpazione del potere dalla classe politica per assommarla nelle proprie mani. Il discorso vale anche nei casi in cui il potere politico sia saldamente concentrato nelle mani di un solo uomo al comando: un tempo si chiamavano tiranni, più recentemente re o imperatori, oggi dittatori o despoti. La rabbia e la frustrazione per la mancanza della libertà può certamente spingere al tentativo del loro assassinio, ma ciò non significa ipso facto il cambio di regime, ma una semplice successione di tiranni.
Il primo ministro slovacco non era certamente un tiranno, ma le sue posizioni filorusse, o meglio la sua avversione allo schieramento europeo a fianco dell’Ucraina con un crescente rifornimento di armi, anche offensive, lo avvicinava al suo collega ungherese Orban, costituendo con lui l’unica opposizione alla politica bellica UE, e quindi USA. La sua eventuale morte non avrebbe comunque spostato la posizione filo-atlantica dell’Europa, e sarebbe risultata, in ogni caso, scarsamente incisiva sul trend filo-ucraino che accomuna tante cancellerie europee.
Insomma, dove si trova il cuore del potere vero, che condiziona, in cascata, i comportamenti di tutti, passando per la classe politica, la magistratura e gli organi di vigilanza e repressione, tutti protesi al mantenimento dello status quo?

La Federal Reserve, banca centrale USA. Un entanglement tra pubblico e privato, senza chiari limiti di demarcazione

La ricerca non è così difficile: basta guardare chi si arroga il diritto di emettere i soldi, facendoseli pagare al prezzo di facciata: le banche, risalendo poi lungo la piramide gerarchica, fino a coloro che possiedono la maggioranza delle quote delle banche centrali.
Il percorso è tutt’altro che agevole, nel caso della Federal Reserve, in quanto, sin dall’epoca della sua costituzione, nel 1913, i suoi azionisti dovevano restare segreti. Non è facile arrivare ai loro nomi. Alla fine, grazie a qualche talpa, è emerso il succinto elenco degli azionisti, in via diretta o tramite le 12 banche regionali Fed:

Banca Kuhn Loeb di New York
Banca Rothschild di Berlino
Banca Warburg di Amburgo
Lazard Brothers di Parigi
Banca Rothschild di Londra
Banca Warburg di Amsterdam
Banche Israel Moses Seif in Italia
Chase Manhattam Bank di New York
Goldman Sachs di New York

Si noti l’immancabile nome dei Rotschild, nonché dei Warburg. Stupisce la presenza di una grande banca d’affari come Goldman Sachs, che esalta il sapore di conflitto d’interessi tra pubblico e privato che aleggia su questi nomi. In ogni caso, si tratta, almeno all’origine della filiera, più o meno occulta, di banche private. Come lo erano, oltre a compagnie assicurative, gli azionisti di Bankitalia prima della sua recente riforma, che, fissando il limite massimo per ciascun azionista al 3%, ne ha moltiplicato enormemente il numero e posto fine al monopolio di Unicredit e Intesa Sanpaolo, comunque tuttora saldamente nelle prime posizioni.
In conclusione, possiamo constatare che sia i miliardari sparsi per il mondo a migliaia e i banchieri, in via esplicita o sotterranea, sono in numero cospicuo e perlopiù hanno una secolare riservatezza che li scherma dalle pagine di quotidiani e schermi TV e Internet, oltre a “valli fisici” di protezione che li rendono praticamente inespugnabili. Dei più neppure si conoscono i volti e tanto meno dove risiedono, anche per il numero di residenze in posti appartati o comunque non frequentati dai semplici mortali.

Stemma della famiglia Rotschild, da oltre 2 secoli signori indiscussi di banche e denaro. Uno stemma assurto a simbolo di ricchezza senza limiti e senza rischi

Appurata la natura di “primule rosse” e il numero stesso dei grandi possessori degli strumenti di emissione del denaro, dobbiamo rilevare quanto sia parimenti imprevedibile l’identità degli attentatori in pectore, riscontrabili sia nell’inferno degli ultimi della Terra, senza nulla da perdere se non la propria pelle, che in sofisticati circoli intellettuali, potenziali gestori di colti ribelli, i quali avrebbero invece molto da perdere e preferiscono predicare nei talk show o tramite la tastiera di un PC.

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Salvo eccezioni, come abbiamo visto in Slovacchia. Quanto ai centri sociali e alle banlieue, chi li frequenta o ne fa parte è più portato a inscenare scontri con la polizia, che non sono mai risolutivi, connotandosi soltanto come azioni di ribellione transitoria, di sfogo fisiologico, volto soprattutto a comunicare il malessere sociale alle ovattate stanze del parlamento e dei tribunali.
È invece più fruttuosa la pista inversa, che vede proprio i gangli della grande finanza bancaria attentare alla vita di qualche alto esponente governativo che cerca, e spesso riesce, ad ostacolare i suoi piani di dominio del mondo. In subordine, si organizza un colpo di Stato: un esercizio nel quale la CIA, specie in America Latina, ha fornito esempi da manuale.
Cito, come esempio esplicativo della prima opzione, l’assassinio del presidente J. F. Kennedy nel 1963. Questi osò varare un provvedimento che aveva tutta l’aria di voler strappare alla Federal Reserve il monopolio dell’emissione monetaria. Lesa maestà! L’attentato fu commissionato a persona dai tratti di “lupo solitario”; poi prontamente, a sua volta, assassinato, in quanto testimone scomodo: un tiratore scelto, in grado di sparare da un nascondiglio a distanza di sicurezza. Una misura, emessa a favore del popolo, fu così prontamente soppressa, forse in concorso con colui che subentrò a Kennedy e sul quale ancora grava il sospetto di correo nell’omicidio del presidente: Lyndon B. Johnson. Che infatti si affrettò a rimediare all’audace gesto di JFK, ritirando i “suoi” dollari dalla circolazione.

Il pomo della discordia: il dollaro che costò la testa a JFK, in quanto emesso dallo Stato, anziché dalla Fed

Quello che viene oggi chiamato il deep State, o i “poteri forti” in italiano, non si ferma di fronte a nulla quando la sua macchina da soldi minaccia di incepparsi. Naturalmente, il caso di Kennedy non è l’unico ad essere tuttora senza mandanti riconosciuti: in Italia, ad es., abbiamo l’omicidio di Aldo Moro, anch’egli con il peccato di aver aperto la strada ad un ribaltamento del vigente sistema monetario, da privato a pubblico. Se poi ci inoltriamo negli USA dell’800, quel secolo vide una lotta senza quartiere tra i presidenti e i banchieri, anche allora con cadaveri eccellenti. Sempre tra i presidenti, naturalmente.

Quali conclusioni si possono trarre dalle mie tante pagine di riflessioni sui tentativi di rovesciare un regime e, di converso, sui contraccolpi del regime per restare in sella?
I veri “lupi solitari” agiscono sulla spinta di un sentimento e sono spesso fortuiti. I risultati non sono comunque quasi mai in linea con le aspettative dell’attentatore, che invece rischia sempre la morte o l’ergastolo.
Al contrario, gli attentati organizzati dal deep State sono studiati a fondo, professionalmente, e riescono nella loro quasi totalità ad ottenere il risultato desiderato.
C’è quindi grande squilibrio tra i due casi, per cui solo chi attenta in solitaria rischia le massime pene, contro infimi risultati.
E che dire delle rivoluzioni? Il loro esito si concretizza nella salita al potere di despoti ancora peggiori di coloro che sono stati giustiziati, con processi farsa o con carneficine sostitutive di processi almeno formalmente legali. Le rivoluzioni generano controrivoluzioni; e non è mai il popolo a trarne vantaggio.

Lenin, capo della rivoluzione bolscevica: inaugurata nel sangue, fu terreno propizio per la truce dittatura stalinista che seguì alla sua morte

Le mie sono conclusioni tratte a freddo; ciò non toglie tuttavia che il futuro potrebbe ancora serbare moti popolari e singoli attentati. Ma l’attuale sistema tecnologico di controllo, non solo delle masse ma dei singoli individui, renderà sempre più ardua la loro attuazione. Già oggi si può vedere il conformismo diffuso e l’evasione mentale collettiva, stimolata da continui “eventi”, amplificati dai media per stordire il libero pensiero e anestetizzare la massa: quotidiani gran premi automobilistici e motociclistici, un susseguirsi di partite di calcio, tennis, corse ciclistiche e altri sport, degradati a mercati, giochi televisivi, estrazioni ossessive di lotto e Superenalotto, e via di questo passo. Pensare che tra gli spettatori possa allignare un attentatore, perlopiù autoreferenziale, o il nucleo di una rivoluzione, è quanto mai ardito. A latere, peraltro, si spegne ogni giorno di più la capacità persuasiva di un regime religioso che ha sempre svolto, sotto traccia, la precipua funzione di instrumentum regni, spegnendo ogni velleità anti sistema, singola o collettiva, nella beata speranza di un oltretomba giustizialista. Amen. 

[Fine]

Marco Giacinto Pellifroni     19 maggio 2024

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