Tre “miraggi” inafferrabili: libertà indipendenza, autosufficienza

Per i danni che da un secolo arrecano al Pianeta e all’Umanità, politica, mercato e finanza ormai sono indifendibili. Mentre la cultura occidentale e derivati, resta avvolta da un alone di sacralità, a prova di dissacratore, anche se è evidente che la qualità degli individui e dei popoli che sta formando la scuola e la stampa è povera di soggetti capaci e responsabili degni di questo nome.
Gli umani di una volta nascevano tutti con un rispettabile patrimonio di neuroni autonomamente pensanti. Tant’è che a 6 anni partivano al lavoro da apprendisti; servivano solo contadini, pastori, pescatori, boscaioli e artigiani per insegnargli a “fare“.

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Ora non gli basta un diluvio di coach e di super accademici per imparare a “pensare” come grattarsi il naso senza contribuire alla corruzione dilagante, alla recessione, al collasso economico, alla rapina tributaria o finanziaria, allo sconvolgimento climatico, ad una pandemia assassina o ad un conflitto mondiale.I “sotuttoio“, hanno fatto passare Mark Twain per dissacratore di verità incontrovertibili, da quando ha affermato, papale papale, che “il sapone e l’istruzione non hanno effetti rapidi come un massacro ma a lungo andare sono più micidiali.

Non avendo sufficiente spessore culturale, io qua non metto in discussione l’utilità delle bolle di sapone o la gigantesca bolla pedagogica che da un secolo sforna dottori e professori alla velocità di una macchina per bottoni, ma mi auguro che almeno gli addetti più qualificati e responsabili che non mancano mai, provino ad interrogarsi sul perché in Italia tre quarti di secolo fa, i professori avevano tanta autorità e autorevolezza da essere il terrore degli alunni asini, mentre ora gli alunni, (alcuni organizzati in pericolose baby gang), sono diventati il terrore dei professori, che vorrebbero insegnare, non finire al pronto soccorso.Sarebbe utile capire ché quantità e qualità di istruzione può provocare nei popoli devastazioni persino superiori al “massacro” come temeva Twain.
E contro quale istruzione Twain ha puntato il dito: la cattiva o la buona, la scarsa o l’eccessiva? Posto che gli eccessi sono entrambi nocivi, se non per l’uomo, per il pianeta.Avrà pensato che il cervello umano sviluppa intelligenza se stimolato a riflettere dalla cattiva istruzione povera di soluzioni intelligenti; oppure dalla buona, che distribuendo certezze inoppugnabili, costringe alla Fede cieca, all’accettazione rassegnata della scienza e derivati, che ahinoi mette il cervello umano in stand by?
Oppure che lo studio (ricco di soluzioni e povero di errori), è meno stimolante del lavoro, (per lo sviluppo intellettivo,) dove il rischio di sbagliare e finire contestati o peggio licenziati è sempre in agguato, se non si è in grado di migliorare costantemente le proprie prestazioni.

Ora in Italia sono passati tre quarti di secolo con una pedagogia che se avesse maturato soggetti intelligenti, per alimentare di cervelli politica, mercato e Finanza, l’Italia e gli italiani non sarebbero ridotti nelle pietose condizioni in cui versano.

https://www.marcelloveneziani.com/

Nella frenetica attività umana, si può interagire solo per cooperare o competere.
Gli intelligenti, essendo portatori di idee innovative e incomprensibili ai più, si auto escludono dalla cooperazione e si condannano a subire la contestazione degli stupidi, che se sono una schiacciante maggioranza è impossibile renderli inoffensivi.
Mentre gli stupidi, sapendosi perdenti in quanto privi di idee, si predispongono d’istinto alla cooperazione con i loro pari, seguendo un capobranco o un capo popolo.
Questo nelle democrazie è miracoloso per gli stupidi, gli apre le porte del potere. E quando sono nelle stanze dei bottoni non impiegano tanto a capire che il potere rende giuridicamente e finanziariamente intoccabili gli stupidi.
Non solo possono rendere inoffensivi gli intelligenti sempre contestati a 360 gradi, ma possono anche combatterli in massa se osano disturbare gli autisti imbranati alla guida del potere.

Franco Luceri da il rebus della cultura

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