TERRITORIO E LEGALITA’
TERRITORIO E LEGALITA’ |
TERRITORIO E LEGALITA’ |
Qualcuno mi ha paragonato al personaggio Cetto La Qualunque che prometteva un pilastro per ogni bambino nato. I veri delinquenti sono stati, invece, le Istituzioni che hanno consentito abusi edilizi per oltre 20 anni. La mia proposta è solo la riapertura del condono edilizio del 2003 già contenuta in un disegno di legge del Pdl.” Così affermava, qualche giorno fa, con rincrescimento il senatore Francesco Nitto Palma, ex ministro della Giustizia del governo Berlusconi e attuale commissario regionale del Pdl in Campania. |
Lui, convinto rappresentante dell’istituto del condono, condono fiscale, condono edilizio appunto, peraltro difeso proprio da chi, alla guida del suo partito, ne sottolineava la bontà al fine di derubricare quelli che devono continuare a definirsi atti di pura e deprecabile illegalità e che, ignaro delle emergenze legate al consumo di territorio, alla rapina con conseguente dissesto e soprattutto alle richieste di un ripristino di legalità, ritorna alla carica e ci riprova, come si è fatto per anni, con un’altra “leggina vergogna” che vada a sanare migliaia di costruzione abusive disseminate in tutta la Campania, la sua regione, mentre, rappresentante di una classe politica allo sbando, tenta di perpetrare l’ennesimo calcolo pre-elettorale, proprio come quel Cetto La Qualunque. Un nuovo Stop ai furbi arriva da Legambiente che raccoglie prontamente le firme contro questo disegno di Legge che si preparava a sanare abusi in zone vincolate, sulle coste e in aree a rischio. Tra i firmatari: Roberto Saviano, Carlo Lucarelli, Donato Ceglie e Luigi Ciotti. Ma noi, in Liguria, non ne siamo fuori. Non è il caso di scomodare un tale vergognoso e deplorevole esempio di “mala-politica” dove l’amministrazione della cosa pubblica crea le condizioni ai clan della camorra e per le ditte ad essa legate di operare indisturbate per rendersi conto di come il territorio e la sua dissennata lottizzazione sia ancora il più appetibile affare ovunque, anche nel profondo Nord . Quando non è la malavita organizzata, lo sono le società immobiliari che troppo spesso operano allo stesso modo, servendosi del politico corrotto, dei funzionari infedeli, di connivenze e consenso, se non dell’indifferenza generale di chi deve controllare e anche di chi vive nel territorio. Non è il caso di scomodare la Campania e Nitto Palma, per capire che anche nelle nostre Regioni, quelle del “virtuoso” Nord, le cose non vanno diversamente. Non ci sono Piani Regolatori che tengano dove si costruisce in deroga. |
Dove si costruisce in deroga addirittura ai Piani di bacino, ai Piani Paesistici che dovrebbero dettare le regole e le norme urbanistiche da rispettare perché si difenda il territorio da quelle aggressioni i cui effetti devastanti hanno peraltro prodotto frane, smottamenti, alluvioni e danni con tragedie che conosciamo. |
Anche in molti Comuni della nostra Liguria non ci sono vincoli paesaggistici che tengano, non ci sono pareri e pronunciamenti invalicabili, non ci sono controlli e tutori dell’ordine che vedono e intervengono prontamente a fermare questo continuo massacro del territorio. Anche questa è diventata una giungla, dove ognuno copre l’altro in un sistema mostruoso ripiegato a tutela di se stesso e dove politici appartenenti alle più disparate formazioni politiche si affannano a trattare, prendere accordi, confezionare provvedimenti legislativi, facilitare questo o quell’imprenditore e una volta scoperti, negare, minimizzare o “dare grande senso di responsabilità e di sensibilità politica”, come Burlando ha dichiarato nel caso dell’assessore Fusco, solo perché costretti a dimettersi. L’illegalità legata al cemento è ormai troppo diffusa e le nostre città sono diventate terreno di conquista: dalla sponda di un torrente, alla costa del mare, dalla collina allo spazio reso libero da un’industria dismessa. Palazzi mostruosi accatastati senza un criterio, inutili porticcioli, spazi mangiati da cemento e ancora cemento e un dissesto idrogeologico che modifica irrimediabilmente e rapidamente il nostro territorio con effetti distruttivi sulle opere, le attività e spesso sulla stessa vita dell’uomo. La speculazione edilizia, spesso legalizzata, come accade nella nostra Regione, l’estrazione illegale di inerti, il disboscamento indiscriminato, la cementificazione selvaggia, l’abbandono delle aree collinari e montane: sono tutti fattori che contribuiscono a sconvolgere l’equilibrio idrogeologico del nostro territorio e dove troppo spesso le opere di messa in sicurezza si trasformano in alibi per continuare a costruire nelle aree di esondazione, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. Questo ancora accade mentre, invece, si dovrebbe pensare a delocalizzare alcuni edifici, strutture e attività presenti nelle aree a rischio e adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio per evitare la costruzione nelle stesse zone. Ridare spazio alla natura, restituendo al territorio lo spazio necessario per i corsi d’acqua e le aree per permettere un’esondazione diffusa ma controllata e lottare concretamente gli illeciti ambientali, rafforzando le attività di controllo e monitoraggio del territorio per contrastare l’illegalità. Esiste una speciale classifica sugli illeciti in materia edilizia diffusa da Legambiente dove si evince che la Liguria non sta certo dietro ad altre note Regioni. Imperia al primo posto con 453 infrazioni accertate, il 7,8% del totale, Genova con 401, e poi Savona 398! La Spezia non è poi molto lontana, tredicesima con 140. ( A Torino sono stati commessi meno di un terzo degli illeciti genovesi.) Ma non è solo una questione di mafie, denuncia Legambiente. “L’abusivismo edilizio classico continua a sfregiare tutto il territorio italiano e non solo il Meridione. Le stime del Centro ricerche Economiche e Sociologiche ci rivelano che nell’ultimo anno sono stati 26.500 gli abusi censiti, numero che assorbe ben 18.000 nuove costruzioni. Lo scorso 29 febbraio, ad esempio, ad Arcola, vicino alla Spezia, il Corpo Forestale dello Stato ha sequestrato un complesso immobiliare (residenziale e commerciale) in un’area ad alto rischio idrogeologico, nonostante la Regione avesse imposto nell’area il divieto assoluto di edificazione dopo i danni arrecati dall’alluvione del 25 ottobre 2011″. Insomma Cetto La Qualunque ha abitato e abita anche qui e ci continua a rubare e saccheggiare il territorio, facendoci perdere la sfida che gran parte del pianeta sta raccogliendo con intelligenza: quella della sostenibilità.
ANTONIA BRIUGLIA
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