Su questa pietra edificherai (e sotto, i box)
Su questa pietra edificherai
(e sotto, i box)
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Su questa pietra edificherai (e sotto, i box) |
Si è parlato di cemento in zona agricola, e di Piano Casa, col progetto Riborgo, che ha sollevato non poche polemiche. Intanto però altri due progetti del Piano Casa, implacabili, inamovibili, continuano il loro molto più facile iter, insensibili a ogni critica e protesta, bene comune e sacro buon senso. Si tratta di una palazzina con alloggi e 20 box interrati a Zinola, e di un’altra palazzina con ben due piani interrati, 30 box, in via Saredo alle Fornaci, la stessa già oggetto di petizione di cittadini contrari e articoli di giornale in merito.
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Pur essendo poca cosa in confronto alle trasformazioni oggetto di PUC, hanno in proporzione un coefficiente di devastazione, danno, pericolo e sfregio per il tessuto urbano davvero orripilante, che grida vendetta. Premesso che non esiste solo il consumo di suolo agricolo, ma anche il consumo dannoso di sottosuolo, da tenere in conto, le due proposte presentano purtroppo tutte le caratteristiche emblematiche e nefaste del “liberi tutti” edilizio che ci caratterizza negli ultimi anni, in un crescendo rossiniano, e invero non si fanno mancare niente, poiché niente ci verrà risparmiato. Ecco in sintesi: – sfruttamento intensivo di magazzeni o capannoni dismessi per fare residenziale, piccoli appartamenti più vendibili, ma comunque a caro prezzo, in angusti cortili fra i palazzi. – utilizzo di premio di ampliamento dei volumi con sopraelevazione -acrobazie per rispettare le distanze di legge dai palazzi vicini, molto vicini, con forme che tuttavia non risparmiano, anzi accentuano l’obbrobrio di accrocchi incongrui, vero pugno in un occhio che deturpa gli spazi e violenta la vista degli incolpevoli abitanti. – sfruttamento e messa a rendimento, puntigliosi, ossessivi di ogni possibilità edificatoria sopra e sottosuolo fino all’ultima briciola. Fornaci, ad esempio, non si limita a prevedere i box di competenza degli alloggi in fieri, ma ne aggiunge altri di pertinenza di altri alloggi già in essere, sfruttando la legge Tognoli, scavando per ben DUE PIANI INTERRATI fino all’esorbitante numero di 30 garage. – scarsi riscontri di vantaggio pubblico, parziale o totale monetizzazione dei benefici: anziché verde o parcheggi, risarcimenti in denaro per le casse comunali, che certo non compensano lo scempio. – dulcis in fundo, in entrambi i casi è la chiesa, sotto forma di una società della curia per Zinola, di una con amministratore il parroco per le Fornaci, a farsi palazzinara in prima persona. Cioè, la chiesa che specula e guadagna a danno dei suoi stessi parrocchiani, sfruttando le più inique leggi promulgate negli ultimi anni, di violenza dell’ambiente e del tessuto urbano. |
I progetti sono stati esposti in Giunta dai tecnici del Comune, e presentati informalmente alla Seconda Commissione, fuori seduta. Forse ci saranno anche riunioni coi cittadini nei quartieri, di urbanistica partecipata, ma non si sa per partecipare che, visto che tutto appare tendenzialmente ineluttabile. |
L’area di via Saredo dove dovrebbe sorgere il palazzo
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I presenti erano discretamente esterrefatti. Mi ritengo abbastanza sicura che, per quanto si possa discettare di amici della cementificazione o meno, in Commissione e Consiglio queste pratiche verrebbero bocciate. Ben pochi, di maggioranza od opposizione, se la sentirebbero di sostenerle apertamente come sono. Invece, grazie appunto a quella catena di filantropi della betoniera che, dai tempi della Milano da bere di Tognoli arrivano fino al Piano casa berlusconiano e alla sua diligente, puntigliosa realizzazione ligure in salsa Fusco, l’approvazione sarebbe quasi scontata. A meno che la Giunta e i tecnici non vogliano e non riescano a trovare qualche impedimento sostanziale, che smentisca perizie e dati presentati, i margini di manovra sono poco più di una trattativa sui volumi, che può trasformarsi ben presto nella necessità di concedere altro, per scongiurare il peggio di questo! Insomma, chi specula ha tutti i diritti, chi difende il proprio ambiente, la qualità della vita e i propri beni, ha ben poche armi. Credo che stiamo veramente toccando il fondo di quest’epoca incurante di ogni dignità, necessità, armonia e bellezza. C’e’ poco da commentare, se chi presenta tali obbrobri non ci arriva da solo. Non ci si pone il problema che quei mirabolanti alloggi e box resteranno magari vuoti e inutili, come accade per molte altre costruzioni, per altri alloggi ristrutturati (peraltro, quanto meno, esteticamente validi), proprio in via Saredo, per esempio. Tanto, le imprese per almeno tre anni non pagano IMU sull’invenduto, possono attendere. A pagare sono sempre e solo i cittadini, a cui in più si tolgono spazi vitali, mettendone a rischio beni e incolumità. Non si guarda ai tanti esempi di box interrati che hanno dato criticità, infiltrazioni, problemi, da quelli dei Giardini della Gioventù, sempre sul mare zona Fornaci, all’incompiuta del Sacro Cuore. Per non parlare di via Cimarosa, dove di recente, secondo quanto narra la Stampa, a causa di una stratosferica bolletta condominiale non pagata l’Enel ha tolto la luce. Questo ha comportato il fermo delle pompe che prosciugano l’acqua dagli scantinati, causandone l’allagamento e la necessità di intervento dei pompieri con idrovore e allaccio di emergenza. Questa storia dovrebbe essere emblematica. Prima cosa: perché bollette non pagate? Negligenza di amministratori o piuttosto costi esorbitanti a carico di pochi condomini? Seconda cosa: per quale motivo, perché ce lo ordina il medico, dobbiamo costruire e scavare nel sottosuolo dove l’acqua ha il vizio di entrare, per poi esser costretti a sprecare energia per allontanarla? Energia che costa, energia che inquina per produrla magari. |
Pazienza si trattasse di una fondamentale opera pubblica. Ma così la strada che ha preso questo “progresso” somiglia sempre più alla ruota di un criceto, dove corriamo come pazzi senza andare da nessuna parte. Chiudo la parentesi e torno ai progetti. |
Speculazione edilizia in via Saredo
Un’alloggio con 9 appartamenti
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Un solo accenno, per far capire di che parlo, la preoccupazione di noi abitanti delle Fornaci: le caratteristiche evidenziate nella stessa perizia che dichiara realizzabile lo scavo. Premetto: la perizia formalmente credo sa corretta, non contesto l’operato e le competenze dei tecnici. Ricordo però che c’erano perizie ineccepibili anche dietro molti recenti interventi, da Noli, ad Albisola, che hanno causato smottamenti, danni a palazzi, costretto gente fuori dalle proprie case, senza magari ottenere risarcimenti e giustizia adeguati. La perizia dice cosa si può fare. Certo, si può andare anche su Marte, col razzo adatto. La perizia non dice però se sia proprio il caso di andarci. Non quantifica i rischi. Né garantisce a nome di chi, in concreto, opererà. Nel sottosuolo c’e’ acqua, in equilibrio con terra e sabbia. Per realizzare i box non si potrà scavare e pompar via l’acqua, no: occorrerà tenerla nel profondo scavo mentre si lavora, controllando costantemente che non sia alterato l’equilibrio del suolo sottostante ai palazzi vicini, a suo tempo costruiti senza cantine proprio per i problemi connessi alle caratteristiche del terreno. Si realizzeranno in queste condizioni delle spesse pareti, e anche una piastra di fondo. Solo una volta isolata questa “scatola”, si potrà procedere con il prosciugamento e la costruzione. Pratiche costose, si suppone, se si vuol farle a regola d’arte. Chi ci garantisce che qualcuno non tirerà al risparmio? Ora chiedo, come ho chiesto in Commissione: se abitaste in uno di quei palazzi, non sareste ragionevolmente terrorizzati anche voi? Così noi lo siamo. E ovviamente useremo tutti i mezzi tecnici e legali per tutelarci. Rimane una grande amarezza, un senso di incomprensione, di sconforto. Quello che provi quando da un giorno all’altro, il tuo ambiente, la vista del mare, i tuoi beni, la tua serenità sono minacciati, e ti chiedi perché, perché proprio tu… Una sensazione che comprendo bene, l’avran provata e la provano tutti quelli che si oppongono alle grandi opere, al TAV, agli impianti industriali devastanti che gli spuntano sotto casa. Ma qui c’è una aggravante, una pesantissima aggravante che rende inaccettabili angoscia e impotenza di tanti abitanti: non ci sono neppure di mezzo interessi pubblici o superiori, lavoro, economia, necessità vere o presunte. Solo una inqualificabile e rinunciabilissima speculazione, di chi dovrebbe perseguire tutt’altri fini. Possibile che vada tutto bene, che in tutto questo nessuno abbia niente da dire, niente da giustificare, nessun ripensamento né scrupolo?
Milena Debendetti consigliera del MoVimento 5 stelle
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