Sturanaso, i rischi dell’efedrina

 
PILLOLE DI SALUTE di Giorgio Menardo
Da Il Letimbro
Sturanaso, i rischi dell’efedrina

 

PILLOLE DI SALUTE di Giorgio Menardo
Da Il letimbro
Sturanaso, i rischi dell’efedrina

Il signor Mario (M) ha 75 anni, ex fumatore, è iperteso da molti anni, la pressione è ben controllata da una compressa di beta bloccante che egli assume tutte le mattine, ma nell’ultimo mese, il signor M. che si controlla diligentemente la pressione ogni giorno con il suo apparecchio elettronico, ha notato che questa é molto più elevata del solito. È andato dal suo medico che ha confermato l’aumento della pressione arteriosa potenziando la terapia e aggiungendo un diuretico.

M. soffre anche di insonnia, e da anni assume la sera una comune benzodiazepina che gli assicura un buon sonno. Da circa un mese, dopo un importante raffreddore, M. non sta bene. Si sente agitato, nonostante abbia aumentato la dose del “tranquillante” serale, la notte non dorme si alza più volte per urinare e si sente incerto sulle gambe, si è inoltre molto accentuato il tremore alla mano destra che egli avverte da anni, e che i medici hanno escluso si tratti di Parkinson. Il medico di famiglia, una mattina viene chiamato d’urgenza dalla moglie di M. che durante la notte alzatosi per la quinta volta per andare in bagno, è caduto nel corridoio senza riportare ferite importanti, ma la signora, che è molto preoccupata per le condizioni del marito diventato irascibile, insonne, e instabile sulle gambe ha preferito chiamare il dottore per una visita domiciliare urgente.


Il medico trova il suo paziente di solito calmo, gentile e sempre lucido, molto agitato, un po’ confuso e con valori di pressione arteriosa molto elevati: anche il cuore è più veloce del solito ed aritmico, casa che spaventa molto M. che da un po’ di tempo sente che il cuore ”perde colpi “, Il medico di famiglia nota che sul comodino vi è un noto decongestionante nasale che egli non gli ha mai prescritto e si informa su come questo farmaco venga usato: M. riferisce che, dopo il raffreddore di circa un mese prima, ha sempre la sensazione di non respirare bene a causa del naso chiuso che quel decongestionante miracoloso gli libera immediatamente. Il medico, insospettito apprende, dalla moglie del suo paziente, che M. consuma due confezioni di tale decongestionante nasale la settimana (una dose enormemente superiore a quella raccomandata).

Il medico spiega al paziente che quel decongestionante nasale a base di efedrina è un potente vasocostrittore che decongestiona la mucosa nasale contraendone potentemente i capillari, ma allo stesso modo fa contrarre tutte le arterie dell’organismo aumentando la pressione arteriosa, eccita il cuore e provoca extrasistoli avvertite dal paziente come “perdita di colpi “, stimola

anche la minzione, rende irritabili e talora confusi. Il medico di famiglia dopo aver “sgridato” M. per avergli nascosto l’auto prescrizione del decongestionante nasale, invita il suo paziente a non fare più uso di tale “prodotto da banco” che in realtà contiene un potente principio attivo (l’efedrina appunto) e gli prescrive in alternativa un decongestionante nasale a base di cortisone da usare secondo modalità ben precise. Dopo una settimana M. ha la pressione arteriosa normale, dorme tutta la notte alzandosi al massimo una volta per urinare, il tremore è diminuito l’umore è diventato quello di sempre. La disavventura occorsa a M. non è infrequente: i decongestionanti nasali sono fra i prodotti da banco più venduti e per il fatto che sono acquistabili senza ricetta non sono, da molti, considerati farmaci. In realtà questi “sturanaso” simpaticomimetici a base di efedrina e suoi derivati sono tra i decongestionanti più efficaci ma anche quelli con più effetti indesiderati: innalzano la pressione, danno aritmie, peggiorano il diabete, provocano ansia ed agitazione sono controindicati nei cardiopatici, negli ipertesi, nei diabetici, in chi soffre di glaucoma o insonnia: questi pazienti prima di assumerli devono sempre consultare il medico. L’efedrina, chiamata dai vecchi farmacologi, “adrenalina vegetale” e i suoi derivati sono sostanze dopanti, danno dipendenza e richiedono dosi sempre maggiori. 

 Giorgio Menardo da Il Letimbro

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