SPIGOLATURE: UNA MEZZA WATERLOO

BILANCIA. Ha vinto, stravinto la destra e bisogna farsene una ragione. Piaccia o non piaccia è nelle regole della democrazia. Ora si tratta di attendere gli sviluppi di questa inedita tornata autunnale. “Passata è la tempesta. Odo augelli far festa”. Chiediamo venia a Leopardi per la citazione arbitraria dei suoi versi immortali. Ma siamo sicuri che sia davvero passata la tempesta? Dai primi indizi non sembra tiri vento di bonaccia. E poi, chi fa davvero festa? Se c’è non è qui, non attorno alle idee che sono il patrimonio di questa testata. Chi ora brinda è agli antipodi dell’immagine che abbiamo del Paese. Un Paese svegliatosi molto diverso e che in poche ore ha mutato il suo volto politico e il suo destino. Lasciandolo stordito. “Sono una donna, sono una lavoratrice, sono (anche) una madre e sono molto incazzata”. Nella sua esemplare chiarezza questa reazione, seguita da molte altre analoghe sui social, evidenzia lo stato d’animo di tutti coloro che si trovano confrontati a un passaggio storico che va a braccetto col nuovo populismo. Ancora non sappiamo dove l’Italia andrà a parare, ma di una cosa occorre stare certi. Occorre agire e reagire per porre rimedio alla mezza Waterloo della sinistra. Un piatto della bilancia ormai pende pericolosamente da una sola parte, quella degli sconfitti. Quello degli altri sta invece sempre più in alto. Adesso bisogna provare a riequilibrarli per evitare salti nel buio o all’indietro nella storia.

FRAMMENTAZIONE. Eccolo stampato a caratteri cubitali: “Barra a dritta. In Ungheria e in Francia Orban e Marine Le Pen festeggiano come se avessero vinto loro le elezioni”. Se a scriverlo fossero stati i soliti “rossi” sarebbe scoppiato il finimondo. Ma se a dirlo è la maggiore testata della nuova maggioranza, ecco che lo sfondo appare molto diverso. Ovvio che le persone di cui sopra siano felicissime. Chi si assomiglia, si piglia. Se nemmeno l’inguardabile assist di Berlusconi a Putin (voleva soltanto insediare a Kiev persone per bene) non frena gli ardori, qualcosa vorrà pur dire. A Giorgia Meloni, dalla quale ci separano distanze siderali, va comunque riconosciuto il merito della coerenza. Di “destra-destra” ed euroscettica si è presentata. E da “destra-destra” si è comportata. La frammentazione della sinistra, che a volte appare timorosa a definirsi tale, in pratica ha invece dato partita vinta agli avversari prima ancora di giocare. Perdendo oltretutto anche la prestigiosa occasione “imperdibile” di proporre a sua volta la prima donna alla guida del governo.

IPOTESI. A livello internazionale quanto accaduto a Roma farà discutere ancora a lungo. Discutere e riflettere. Per molte stagioni l’Italia è stata considerata un laboratorio di idee da studiare e da esportare. Il made in Italy era una ricetta di successo in molti campi, anche in politica. Ora forse lo è molto meno. Più che imitata adesso è piuttosto “osservata speciale” per cercare di capire dove porterà il cosiddetto “caso italiano”. Capitali, cancellerie e osservatori si interrogano sul seguito che avrà la nuova predicazione populista sulla scia degli assetti usciti dalle urne. E quale effetto trainante potrebbe avere tale tendenza sull’Europa e l’occidente nei Paesi dove il nazionalismo si è da tempo insinuato nei gangli della società. Intanto non mancano gli editoriali in cui si fa osservare che il prossimo governo sarà il più a destra dei tempi del Duce, commento che rimane comunque un’ipotesi tutta da verificare nei fatti.

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ELVEZIA. Sono arrabbiate, arrabbiatissime le donne svizzere. Cosa che non capita molto spesso nella Confederazione sempre alacre nel presentare una immagine virtuosa. Ma quando ce vo ce vo, e stavolta di ragioni per fare sentire il loro malcontento le cittadine elvetiche ne hanno più di una. Come non bastassero le disparità salariali a volte vistose tra i sessi, ora all’altra metà del cielo di Elvezia viene offerto un altro (s) gradito omaggio che non ha ne la fragranza ne la delicatezza di una rosa. L’indelicato regalo consiste nell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne portata da 64 a 65 anni per garantire il finanziamento della previdenza sociale per i prossimi dieci anni. Sulle loro spalle grava dunque il peso di una riforma promossa dalla classe padronale e dalla destra e approvata in votazione popolare seppure di strettissima misura. Cresce dunque la resistenza a un provvedimento che le donne giudicano iniquo oltre che un deterioramento delle loro condizioni di vita a dispetto del conclamato principio dell’uguaglianza.

BELLA CIAO. Era il mese di febbraio del 1979 quando venne decretato il successo della rivoluzione islamica e la fine del potere assoluto di Reza Pahlevi, ultimo scià e monarca della dinastia che regnò a lungo sulla Persia. Quell’evento, preceduto da una serie di sconvolgimenti politici e sociali, creò un grande impatto in tutto il mondo contribuendo a modificare l’immagine dell’Islam. Ora, molti anni dopo, la popolazione iraniana auspica una transizione possibilmente pacifica verso un sistema più liberale e pluralista. Il potere è comunque in grado di contenere le proteste usando la linea dura. Ci sono stati episodi tragici, la morte di due attiviste colpevoli di non indossare il velo secondo le prescrizioni. Ciò nonostante l’ondata di proteste a Teheran e nel Paese prosegue, soprattutto sotto la spinta delle donne, se non altro per giungere a un clima di apertura e maggior tolleranza. In questo contesto il clip con “Bella ciao” in lingua persiana è stato un gesto dal significato emblematico.

RINASCENTE. Da tempo su RaiUno va in onda “Il paradiso delle signore” che si sta confermando una delle fiction di punta dell’emittente e tra quelle più amate dalle famiglie. La classica soap opera resiste nel palinsesto dal 2015 e gode tuttora di indici di ascolto invidiabili. Nel rifarne la storia si viene a sapere che la serie si ispira al grande magazzino La Rinascente, aperto alla fine dell’Ottocento a Milano e che deve il nome al poeta D’Annunzio. Il Vate ci sapeva fare e mai denominazione fu più indovinata per sottolineare la vocazione dell’emporio al risveglio e al progresso. Nella versione attuale il negozio è ambientato tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, che segnarono appunto il tempo della rinascita nel cuore della metropoli lombarda e quindi dell’intero Paese. Vi si ritrovano oggetti, marchi, moda, automobili, scooter e location che oltre all’effetto nostalgia rappresentano un’icona di quel tempo votato alla creatività. Il che porta a chiedersi quando nascerà una nuova Rinascente!

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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