SPIGOLATURE: IL DURO LAVORO DELLA SPERANZA di Renzo Balmelli
IL DURO LAVORO DELLA SPERANZA
VUOTO. Bisogna parlarne, va da sé, poiché è di questo, delle elezioni, che la democrazia si alimenta e si fortifica. A volte tuttavia prende lo scoramento nel mettere a confronto le baruffe di vinti e vincitori con la biblica apocalisse del terremoto. In politica dalle scelte anche più sbagliate (qualsiasi riferimento all’attualità è puramente casuale) si può rinascere. Ma che cosa potrà mai sbocciare dallo sterminato cumulo di macerie lasciato dal sisma è una domanda che per ora non trova risposta. Sono migliaia i bimbi rimasti orfani e destinati ad affrontare un futuro carico di incognite e sofferenze. Delle loro famiglie si è persa ogni traccia creando un vuoto in cui le piccole vittime rischiano di affrontare un destino ancora più doloroso ed esposto a ogni sorta di abusi. Sono dunque ben poca cosa i capricci dei contendenti rispetto a quanto accade in quelle terre martoriate. Proviamo invece a sperare davvero che anche dalle macerie possa nascere un fiore.
DISTACCO. Nella gara dei titoli post elettorali ve ne sono alcuni che colgono molto bene nel segno. La palma spetta a Repubblica quando scrive “Urne vuote, Meloni vince” che evidenzia il nervo scoperto dell’astensione. La vastità del fenomeno è tale da consigliare prudenza nel considerare a priori l’esito del voto come un test a livello nazionale. “ A furia di sbranarsi sul senso politico di San Remo” annota il Corriere della Sera i partiti hanno prodotto un corto circuito nella testa degli italiani. Analisi arguta e interessante che evidenzia il crescente distacco dell’opinione pubblica dalle istituzioni in quanto ritenute incapaci di dare risposte credibili ai problemi più urgenti. In queste condizioni, al di la dell’ampio successo personale, resta da verificare come si metteranno le cose per “Lady Giorgia”, la leader forte che però non riesce a tenere a bada la sua inquieta coalizione e nemmeno ad imporre la sua leadership ai suoi bisbetici partner . Gli sconsiderati attacchi di Berlusconi a Zelensky, di chiaro stampo filo putiniano, sono un passo falso clamoroso e un segnale d’allarme per la premier che davanti a sé con ogni evidenza non avrà soltanto rose e fiori.
PELUCHE. Al luna park quando eravamo ragazzi uno dei punti di maggior attrazione era il chiosco del tiro a segno per sparare ai palloncini. Se la mira era buona a volta capitava pure di vincere un fiore o un orsacchiotto di peluche da regalare al primo amore il giorno di San Valentino. Forse oggi non usa più ed al posto dei romantici palloncini colorati a essere presi di mira sono ordigni ben più voluminosi che volteggiano sopra le nostre teste con intenti poco chiari, ma non proprio pacifici. Di sicuro non per offrire in omaggio fiori e orsacchiotti. A cosa sparano dunque gli americani e cosa ci fanno quei palloni a quanto pare cinesi che sorvolano il cielo a scadenza quotidiana? Nemmeno gli esperti sanno dare risposte convincenti ai continui avvistamenti e c’è già chi parla di strane presenze extra terrestri. Va bene, con tutto il rispetto per Asimov un po’ di fantascienza non guasta mai. Ma l’dea di un bellicoso luna park siderale ci ha tolto il fascino dei nostri anni felici.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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