SPIGOLATURE AH, SE LA GUERRA FOSSE UN ROMANZO

DISSENSO. Se la guerra in Ucraina fosse un romanzo, la trama cambierebbe ogni giorno. Ognuno scriverebbe la sua cercando in tutti i modi di far valere la propria narrazione. In letteratura molte cose sono possibili, non ultima la capacità di riscrivere la sorte delle eroine più celebri. Anna Karenina si ribella al suo destino, Madame Bovary sfugge di mano a Flaubert. Nella realtà non è così che funziona. Sul terreno le cose cambiano e la barbara invasione della Russia e del suo autocrate non concedono svolazzi letterari. Enfatizzare la presunta minaccia dei droni di Kiev vicini al Cremlino è frutto di una collaudata tecnica propagandistica per ribaltare una storia la cui fine ancora non è stata scritta. A taluni ricorda l’impresa del tedesco Mathias Rust che nel l987 atterrò con un piccolo aereo da turismo sulla Piazza Rossa di Mosca. Per le difese sovietiche fu una beffa che fece scalpore e che lasciò un segno indelebile. Quei droni configurano le visioni inconciliabili di un conflitto feroce che getta nella confusione le autorità russe. Il Cremlino si riscopre vulnerabile, mentre cresce il dissenso dell’opinione pubblica che viaggia sotto traccia E non è un romanzo.

Ansa

ABISSO. “È tempo di ritornare umani”. Nel leggere questa implorazione vergata con mano ferma su un foglio agitato dal vento lungo la spiaggia calabrese di Cutro, ci coglie un sentimento di dolore e di tristezza. Tutt’intorno le telecamere inquadrano scene che non si dovrebbero mai vedere. Le immagini che scorrono sullo schermo mentre, come direbbe Primo Levi, siamo seduti nelle nostre tiepide case, tolgono il respiro. Avvolti in un telo bambini, neonati, madri, padri ai quali la vita è stata rubata, giacciono sulla riva che fra qualche mese, colmo dell’ingiustizia, magari si riempirà di bagnanti festanti. Per loro si alza il grido che in nessun modo può essere ancora disatteso: tornare umani per risalire dall’abisso di una tragedia disumana oltre ogni limite. Non farlo sarebbe l’ultima ingiuria alle vittime dell’ennesima via crucis dei migranti esposti a ignobili speculazioni e lasciati alla mercé di leggi che non sono in grado di proteggerli dalle mire rapaci dei mercanti di morte. Se ancora non basta la tragedia che si è consumata sulle coste calabresi, dobbiamo chiederci che altro occorra per evitare il ripetersi di tali infamie. Ogni minuto di ritardo è sinonimo di altre sventure

PUBBLICITA’

SFIDA. È iniziata l’era Schlein e già se ne avvertono le prime ripercussioni. Ora, dicono gli osservatori, tutto può accadere mentre, con due donne alla guida dei due principali partiti, si apre nella vita politica italiana una nuova fase ancora tutto da esplorare ma assai intrigante. Sul versante di destra che si considerava inattaccabile l’iniziale sicumera post elettorale di colpo è diventata un po’ meno granitica. Lo si intuisce dall’imponente opera di destabilizzazione contro la nuova segretaria del Pd che al suo apparire non previsto dai sondaggi ha scosso non poche certezze. Ci mancano difatti soltanto i cosacchi alle porte di Roma e poi gli eroi della tastiera potranno scatenarsi. Negli ambienti che fanno capo all’attuale maggioranza, il verbo più in voga per descrivere il Pd era finora “asfaltato”, finito, kaputt. Addirittura ammazzato. Ora col Partito democratico determinato a uscire dall’apatia, l’arrivo di questa giovane donna anti conformista cambia radicalmente le carte in tavola. I giudizi sommari diventano frecce spuntate e l’elezione della “luganese” Schlein, una donna che vince nel nome di altre donne, può diventare davvero un serio problema per il governo di Giorgia Meloni. La quale dal canto suo si aspetta una opposizione durissima nella sfida della politica al femminile che fa dell’Italia il solo grande Paese con questo primato.

RITUALE. Correvano i primi anni Ottanta e oggi il giudizio sulla P2 e i danni che fece all’Italia è sui libri di storia. Bastano poche righe per capire che non sono pagine edificanti e nemmeno banali incidenti di percorso. A proposito della famigerata loggia di Licio Gelli si è parlato molto in questi giorni nel ricordare l’attività del noto giornalista Maurizio Costanzo, scomparso all’età di 84 anni. Agli esordi della carriera colui che sarebbe diventato uno dei protagonisti più in vista della televisione pubblica e privata incappò nello scandalo della P2 che travolse centinaia di illustri personaggi. Risultava infatti tra gli iscritti di una confraternita che si ispirava ai precetti della massoneria, ma che in effetti era una vera e propria associazione per delinquere a scopo eversivo e di chiaro stampo fascista. Al padre della tivù nazional popolare, autore di programmi di grande richiamo, va riconosciuta, oltre alle indubbie doti professionali, l’onestà di essersi assunto le proprie responsabilità. Così non fu per tutti. Le vicende legate alla P2, come la morte di Roberto Calvi, il banchiere trovato impiccato sotto il Blackfriars Bridge, il ponte dei Frati Neri sul Tamigi che mette i brividi, sono strettamente connessi con gli anni della strategia della tensione che segnò uno dei periodi più bui della recente storia italiana. Non è difficile immaginare che cosa si celasse dietro a un rituale tanto macabro.

Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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