SPIGOLATURE
SI PARTE PER LE VACANZE
NUVOLONI. Quando si parte per le vacanze sorge subito il problema delle valigie: cosa metterci sia all’andata che al ritorno. Ed a volte si litiga di brutto. Per l’ADL il tormentone non si pone. Durante la consueta pausa estiva il solo bagaglio da portare assieme è costituito dagli ideali che contraddistinguono la storica testata da quando esiste: gli ideali di pace, giustizia e libertà nel solco del socialismo democratico. Al ritorno sarà esattamente la stessa cosa: nel bagaglio non vi saranno i soliti souvenir, ma la speranza che gli ideali perseguiti nel tempo con indomita determinazione non vengano stravolti dalle smanie guerrafondaie di colui che cannoneggia e invade terre non sue. Non sarà facile, il pericolo di una deriva incontrollabile esiste, ogni giorno in modo sempre più evidente. I neri nuvoloni carichi di brutti presagi che oscurano l’orizzonte non inducono all’ottimismo. Ma l’ADL erede di una grande idea che non muore, non si farà mettere il bavaglio. Chi ci ha provato è finito dalla parte sbagliata della storia.
SCHEMA. Affinché se ne parli devono esserci i morti, molti morti. Oppure i gesti inconsulti degli xenofobi seriali. Se no la sorte dei migranti, soverchiata dalle cronache quotidiane dell’indecente conflitto di cui è vittima l’Ucraina, è piuttosto raro che finisca sulle prime pagine. Palese è il rischio, già evocato, di cadere nell’assuefazione. Eppure le perdite di vite umane tra coloro che cercano un’esistenza migliore sono un perenne stillicidio. I migranti (46 vittime) asfissiati in un camion abbandonato alla frontiera tra Messico e USA, oppure la tragedia lungo la barriera metallica tra Marocco e Spagna (26 vittime) sono il drammatico esito di un’altra strage annunciata che segue un inquietante schema di morte. Uno schema perverso che alimenta, con l’uso criminale della forza, il traffico di esseri umani protetto dall’omertà e dall’impunità.
CARTE. Euforia e trionfalismo sono tra i peggiori nemici dei partiti che compongono l’intelaiatura del sistema democratico. I primi a farsene una ragione (ma di sicuro l’analisi è già in corso) dovranno essere i dirigenti del Pd tenuti a rimanere coi piedi saldamente per terra dopo l’eccellente prestazione ai ballottaggi. La formula è risultata vincente, ma su di essa resta il nodo dell’astensione che andrà affrontato senza indugi. In marcia verso le politiche del 2023, bisognerà mettere sul piatto un programma attraente in modo da recuperare gli scontenti. Occorre contrastare la Lega, uscita incartata dalle urne, e con la Lega la destra in generale, per proporre al paese una visione ricca di speranze e non cucita attorno agli slogan di facile suggestione. In questo particolare momento storico, su cui pesa l’incognita degli esiti imprevisti legati alla guerra, la sinistra ha le carte giuste per plasmare il contesto interno e internazionale fondato sulla sicurezza, la stabilità e il benessere.
OLTRAGGIO. I maschi americani e coloro che si identificano nella vulgata dell’estremismo repubblicano dovrebbero chiedere scusa alle donne. Le donne americane e del mondo intero che lottano per vedere affermati e riaffermati i loro diritti, conquistati dopo lunghe battaglie. Chiedere scusa per l’oltraggio che è stato commesso nei loro confronti dopo il rovesciamento della sentenza Roe vs Wade di mezzo secolo fa sull’aborto. Il problema esiste e va trattato con ogni riguardo sotto ogni punto di vista, ma certo non sotto l’imperio di un decreto piovuto dall’alto. Invece la sentenza della Corte suprema che cancella il diritto federale all’interruzione della gravidanza rappresenta un’ingerenza indebita in un campo, quello della maternità, che va affrontato in primis nell’ottica e la sensibilità femminile. All’opposto, la sentenza non nasce, come i fautori vogliono fare intendere, da nobili motivazioni, bensì da squallide opportunità elettorali che intervengono nel contesto di un’America sempre più divisa. Il semplice fatto che i giudici responsabili della decisione siano stati nominati da Trump rende la cosa ancora più grave in termini politici generali. E che a pagare il prezzo più alto siano le donne rende i verdetto ancora più devastante.
MODERNISTA. Negli anni della vecchiaia, messo da parte il naturale riserbo di quando parlava di sé, non nascondeva il rammarico dello scrittore che non trovava le sue opere nelle grandi librerie. Lo stato d’animo di Raffaele La Capria (1922- 2022) rifletteva in questo senso i sentimenti di un intellettuale di vaglia che, forse sbagliando, si considerava quasi dimenticato, pur avendo dato pagine di prim’ordine alla letteratura italiana del Novecento. Scomparso giorni fa, poco prima di compiere cento anni, La Capria lascia in eredità un corposo patrimonio di opere in cui si coglie, pur nella discontinuità dello stile, la fame di novità. Tra i vari titoli spicca “Ferito a morte” che viene considerato il suo capolavoro, pubblicato nel 1961 e col quale vinse il Premio Strega. A detta dei critici siamo al cospetto del più compiuto romanzo modernista apparso in Italia. Un testo non esente da influenze internazionali, in grado di scandagliare e raccontare con uno sguardo unico la realtà di una città complessa e significativa qual è Napoli. Nel senso più vasto: da leggere come una metafora della vita
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori
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