SOLIDARIETÁ
Ho deciso di rimandare la Parte II di “Finanza e Ambiente” in considerazione della realtà esplosiva che sta prendendo corpo in Italia ai danni di famiglie e aziende, soprattutto piccole e medie Partite Iva, a causa di un aumento insostenibile dei prezzi energetici e delle materie prime. E voglio prendere spunto dall’invocazione alla solidarietà e all’accoglienza rivolta all’UE dal presidente Mattarella a proposito di quanto sta succedendo ai confini tra Bielorussia e Polonia, con i migranti iracheni e afgani spinti dai bielorussi verso la Polonia e respinti brutalmente dalla polizia polacca. Un innegabile caso di disumanità.
Forse Mattarella dimentica la solidarietà nulla riservata all’Italia dalla UE quando si tratta di alleggerire il carico di migranti che arrivano sia sulle nostre coste che attraverso la frontiera orientale, che nessun Paese vuole accogliere, come del resto dimostra la riluttanza a rinegoziare il Trattato di Dublino che penalizza i Paesi di prima accoglienza. Il risultato è che queste schiere di migranti che generosamente l’Italia accoglie rimangono sul nostro suolo, a nostre spese e con problemi di ordine pubblico in costante aumento.
Detto questo, veniamo a delineare la grama vita che si trovano a dover affrontare i milioni di piccole attività, artigiani e commercianti, che, se non sono falliti durante le forzate chiusure della pandemia, stanno per fallire sotto la raffica di bollette energetiche e di tutte le materie prime.
Cosa può fare, ad es. un negozio che vede arrivare, da un mese all’altro, a consumi costanti, una bolletta della luce lievitata del 60%? Cosa deve fare un panettiere, che deve pagare la farina aumentata suppergiù di altrettanto? Alzeranno i prezzi dei loro prodotti, dirà qualcuno. Già, ma anche i loro clienti soffrono questa improvvisa fiammata inflativa, che riduce la loro già declinante capacità di spesa, limitando gli acquisti. Quindi, si genererà quel misto di inflazione e deflazione di recente memoria, condensata nel termine stagflation.
E il governo, che fa? Dichiara solennemente che varerà le misure necessarie per contenere l’urto delle bollette, abbassando o riducendo la rovinosa Iva del 22% sull’energia elettrica e sul gas (considerati consumi di lusso!), eliminando le voci fisse, indifferenti ai reali consumi, che gonfiano le nostre bollette (oneri di sistema, trasporto e gestione del contatore, perdite di rete, dispacciamento, ecc.), tra cui la vergognosa voce “Imposta erariale di consumo”, sulla quale è applicata la seconda imposta dell’Iva al 22%: una tassa sulla tassa!
Sulle bollette di questi giorni non c’è traccia di alcuna di queste strombazzate agevolazioni. Ma da parte del Quirinale, sempre incline a grandi discorsi di principio, non una sola lacrima viene versata su questo “disallineamento” rispetto alle promesse.
Poi c’è la solita farsa dei “ristori”. Dopo aver posto numerosi paletti, prima con Conte e poi con Draghi, agli aventi diritto ai peraltro infimi aiuti forniti alle piccole aziende durante il Covid, ci risiamo: il governo adesso vuole premiare, con contributi fino a € 1000, solo le start up che si siano iscritte all’Iva nel 2018, ma abbiano iniziato l’attività nel 2019. Che senso hanno queste limitazioni cronologiche? E tutti gli altri? “Abbiamo già dato…”.
A completare l’opera di tutte queste prese in giro, hanno ripreso a circolare le “buste verdi” delle multe rimaste in freezer durante il Covid, nonché le maxi-buste bianche dell’Agenzia delle Entrate, Equitalia e un buon numero di società recupero crediti per conto di Comuni e altri enti pubblici, autorizzati ad entrare nei conti correnti dei debitori senza chiedere permesso e svuotarli della cifra che ritengono dovuta. Poi parlano di privacy, ormai limitata alle lunghe premesse verbali che precedono ogni nostra telefonata ad aziende o enti pubblici o quando apriamo un sito internet e ci chiedono di “accettare tutto” o restare fuori.
Prostrati da questo mix di bollette pazze, materie prime a peso d’oro e fisco “amichevole”, c’è da attendersi un’ecatombe del piccolo commercio, per completare l’opera di Amazon. Nel contempo ci tocca ascoltare le vane richieste delle associazioni di categoria e degli ambientalisti di tagliare i sussidi di Stato alle grandi compagnie fornitrici di energia da combustibili fossili: proprio le stesse che caricano in bolletta tutte le voci fisse di cui ho fatto cenno più sopra. In tal modo esse succhiano, a valle dagli utenti e a monte dallo Stato; il quale gonfia il conto finale con un’Iva del 22%, inclusa la sua “imposta erariale”.
Ho appena fatto cenno all’opera devastante di Amazon nei confronti dei negozi, che tradizionalmente hanno sempre allietato e vivificato le strade centrali e commerciali di ogni centro abitato, soppiantati dagli ordini online. C’è da aggiungere che la prima falcidie fu dovuta all’invasione di supermercati, che, grazie allo stesso criterio, di abbassare drasticamente i prezzi, hanno messo in ginocchio i negozi. Oggi c’è un’inversione di tendenza, con la chiusura di molti loro centri e il conseguente esubero di personale, che va ad aggiungersi a quello sinora in servizio di multinazionali, salutate a suo tempo con entusiasmo perché investivano e davano fiducia all’Italia ed oggi incantati dalle sirene della delocalizzazione verso Paesi paragonabili all’Italia di 2-3 decenni fa.
Se il governo non si accorge che queste due tendenze stanno uccidendo il commercio e spingendo di conseguenza le nostre aziende produttrici a far sempre più conto sulle esportazioni, disertando un’Italia in regresso, che senso ha l’incessante elogio bipartisan di Supermario? Sotto il profilo appena delineato, egli sta solo gestendo un fallimento: il trionfo dei mercati finanziari, avulsi dai bisogni dei cittadini, vedi la Borsa italiana che macina record, con livelli che non si vedevano dal 2008 [VEDI e VEDI], il pil che cresce più dei redditi delle persone, un commercio in affanno e le multinazionali che tolgono le tende, in movimento inverso al continuo arrivo di afro-asiatici che non fanno che impoverire ancor più l’Italia, non certo bisognosa di immigrati, magari sfruttati nelle campagne a raccogliere arance e pomodori.
Presidente Mattarella, nel suo prossimo discorso, prima di tornare a vita privata, potrebbe passare dalla retorica dell’accoglienza indiscriminata a disegnare uno spaccato dell’Italia di oggi, indicando realistiche vie di risalita? Ormai può parlare liberamente, non ha più da osservare l’etichetta che da sempre abbiamo accollato ai nostri presidenti della Repubblica. Parli a ruota libera, anche per riscattare, più che gli errori di azione, quelli di omissione, nei quali è incorso durante il suo settennato, in primis l’averci impedito di votare un nuovo Parlamento, che esprimesse le mutate intenzioni di voto degli italiani.Marco Giacinto Pellifroni 21 novembre 2021
Condivido spec. Parte finale su Mattarella su quello che potrebbe dire ora ma non ha detto prima ciao