SLAPP

Questo termine, che echeggia l’inglese slap (schiaffo), è l’acronimo di Strategic Lawsuits Against Public Participation (processi strategici contro la partecipazione pubblica).
Si tratta, in sostanza, del crescente metodo usato dal big business, talvolta con la complicità tacita delle istituzioni, di intimidire, zittire, perseguitare fino alla rovina penale e/o economica coloro che osano dissentire e/o denunciare l’operato di grandi corporation nei campi dei diritti umani e della tutela dell’ambiente. [VEDI … VEDI … VEDI]

Nell’Amazzonia di confine tra Perù, Brasile e Bolivia, vivono tribù “incontattate”, ossia mai venute a contatto con uomini stranieri. In questi casi, la minaccia è duplice e riguarda sia le tribù che quanti di noi si battono per difenderle

Ragazza della tribù Dongria Kondh, India. Grazie al coraggio del Ministro indiano all’Ambiente, Davide ha vinto Golia, la società mineraria di un miliardario. Le popolazioni indigene e tribali sono le migliori conservatrici dell’ambiente, grazia al loro stile di vita parco e in equilibrio con l’ambiente

Questo fenomeno è diffuso soprattutto nei regimi più corrotti o dispotici di Asia e Sud America, dove i potentati economici, locali o stranieri, pretendono di saccheggiare i territori per i propri profitti, incuranti delle gravi conseguenze sia sulle popolazioni locali che sull’ambiente. Operazioni che godono della copertura implicita dei governi locali e della stessa magistratura.
In Italia, che pure non è né in Asia né in America del Sud, non si contano casi di questo genere, che spaziano da fabbriche inquinanti (dall’ACNA di Cengio alla Stoppani di Cogoleto, per restare in Liguria) a speculazioni edilizie (esempio da manuale il complesso di San Bernardino a Finale Ligure), dalle grandi opere infrastrutturali (come il TAV in Valsusa) ai disboscamenti selvaggi, in una costante lotta dell’uomo contro la natura.
In ciascuno delle migliaia di casi che, a dispetto del cosiddetto progresso, imperversano in ogni area del pianeta, sorge la protesta di cittadini preoccupati della rapacità di altri cittadini, riuniti sotto il vessillo di un’azienda, che, agitando una licenza concessa dall’ente pubblico preposto alla salvaguardia del loro territorio, si arrogano il diritto di barattare il loro effimero profitto contro un secolare equilibrio ambientale. Casi cioè nei quali si abbinano salvaguardia dei diritti umani e dell’ambiente. 

Questo whistleblower scopre le fabbriche abbandonate e non bonificate: una pletora. Lungo la valle del fiume Olona ce ne sono parecchie, con ancora gli inquinanti liberi di raggiungere il fiume che attraversa Milano. La regola è: le ditte chiudono per fallimento e nessuno se ne (pre)occupa più

Singoli o associati in piccoli sodalizi, questi difensori rischiano di finire travolti in cause milionarie intentate da chi intende trasformare un bene di tutti nel profitto di un singolo, assoldando squadre di agguerriti studi legali specializzati in torve azioni penali contro associazioni senza fini di lucro e… senza soldi. Qualora queste ignobili azioni fossero insufficienti, si procede spesso a interventi più drastici, fatti di violenza fisica, sino all’omicidio.


Ho ripreso questa frase da “Giornalismo d’inchiesta e criminalità organizzata in Italia e in Europa”: un panel dove parlano tre giornaliste d’inchiesta italiane “con le palle”. Infatti, quanto sin qui detto accomuna i metodi di certe multinazionali ai metodi che pensavamo riguardassero solo le mafie. Metodi che, per essere vincenti, prevedono la corruttela di politici, pubblici funzionari e /o magistrati.

Scendendo a situazioni più prossime al comune cittadino, quante volte non ci è capitato di dover chinare la testa e abbandonare una causa, rinunciando a ricorrere in appello o, peggio ancora, in Cassazione, pur ritenendo di essere nel giusto, per non finire stritolati da spese processuali e di avvocati, ingiunzioni di pagamento, da parte di un privato danaroso, di un ente pubblico o del fisco, tutti spalleggiati da avvocati a libro paga? Io stesso mi sono trovato in questa situazione negli anni ’70, dapprima denunciando una lottizzazione abusiva, con successiva infondata e vendicativa denuncia nei miei confronti; e in seguito opponendomi come associazione (Lega Ecologica Finarese) alla suaccennata lottizzazione San Bernardino, che, al solito, finì con l’avere la meglio. Analoga situazione si verificò nella battaglia per l’istituzione del Parco del Finalese, trovando sempre sulla sponda opposta sia quanti l’avversavano per interessi personali, sia la Regione Liguria. Quella stessa che anni dopo, con un cambio della guardia, ne ridusse l’area: quando si tratta di ambiente i vari colori politici sono indistinguibili.
Oggi, l’età non mi permette più di spendere troppe energie di fronte alle minacce che pendono sulla nostra magnifica regione; l’ultima insidia il Parco del Beigua con una prospettata miniera di titanio. La bellezza non è monetabile, e quindi è condannata a cedere il posto allo sfruttamento del suolo, che concorre all’aumento del Pil e quindi alla mitica crescita, che politica e finanza osannano ogni santo giorno.

E’ in corso a livello mondiale una moral suasion da parte delle organizzazioni per i diritti civili e l’ambiente anche verso magistrati e avvocati, affinché si raffrontino con le denunce contro tali attivisti tenendo in debito conto la pretestuosità della maggioranza delle accuse e l’abissale differenza di fondi a disposizione delle due parti in causa

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Il mondo sta lentamente prendendo coscienza che una civiltà basata su denaro a debito e sfruttamento scriteriato delle risorse minerarie e organiche punta verso l’ecatombe. Troppo lentamente, purtroppo. Ma il business più avveduto sta prendendo le distanze dalle pratiche SLAPP, mentre le proposte dei whistleblower (guardiani col fischietto) raccolgono sempre maggiori consensi a livello mediatico, coinvolgendo sia i governi più avanzati, dissuadendoli dal fiancheggiare le mega imprese nelle loro incursioni territoriali, sia gli stessi avvocati, invitati a non prestarsi alla difesa di opere che calpestano diritti umani e ambiente. Leggi anti-SLAPP sono state emesse in Australia, Canada e USA; mentre il fenomeno SLAPP è del tutto ignorato in Europa.
È chiaro che, acronimo a parte, il ricorso all’intimidazione da parte del potente verso il debole è un’odiosa pratica che esiste da sempre, anche a livello politico. Basti pensare all’abuso di rinvii a giudizio da parte della magistratura nei confronti di esponenti di parti politiche sgradite. In tali casi, il magistrato si trova in un’oggettiva posizione di forza rispetto a chi intende colpire. Ci sono personaggi della politica che hanno collezionato querele alle quali hanno potuto far fronte, sia per lo scudo parlamentare sia per la dovizia di mezzi a disposizione. Emblematico il caso di Vittorio Sgarbi.
L’ultimo caso di accanimento giudiziario –dopo quello ventennale di Silvio Berlusconi- concerne Matteo Renzi e il suo “cerchio magico”. Solo il portafoglio a fisarmonica e l’immunità parlamentare hanno permesso allo stesso Renzi di reagire con virulenza verbale e fattiva tramite una controdenuncia dei magistrati stessi. Quanti normali cittadini oserebbero avventurarsi in un’azione così rischiosa contro chi non deve investire finanziariamente nelle cause che intenta “in nome del popolo italiano” e neppure quando sarà chiamato a difendersi, con stuoli di avvocati ben disposti a patrocinarlo per ingraziarselo in future possibili vertenze? Avere un giudice con un debito di riconoscenza è sempre rassicurante, vista la diffusa tendenza ad interpretare le leggi secondo una personale esegesi, al limite dell’arbitrio.

Senza ovviamente entrare nel merito del rinvio a giudizio di Matteo Renzi e altri nove indagati, è singolare la contromossa del senatore nei confronti dei giudici, denunciati per reati penali in altri ambiti. Quale normale cittadino avrebbe l’ardire e i fondi per una mossa simile?

Del resto, anche i giudici sono esseri umani come coloro che sono preposti a giudicare, pur essendo assurti in passato, nel sentimento popolare, a persone al di sopra delle simpatie/antipatie. Negli ultimi anni la loro stella si è parecchio offuscata, a causa dei ripetuti scandali, anche ai massimi livelli. E il caso Renzi non è che l’ultimo episodio di una lunga serie di piccoli e grandi soprusi.
Marco Giacinto Pellifroni                13 febbraio  2021

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5 thoughts on “SLAPP”

  1. No, non sto commentando me stesso, ma l’invasività delle immagini pubblicitarie, che superano di dimensioni gli annunci ad. es di Amnesty International e/o sono dissonanti con lo spirito dei testi. L’ho fatto presente al redattore e mi ha risposto che è lui il primo a deplorare una simile invasione di campo, ma è lo scotto da pagare ai colossi del web, come Google, Youtube, Facebook ecc., che considerano anche gli spazi culturali un territorio loro, dove possono spaziare a loro arbitrio, mentre si arrogano pure il diritto di censura sulle immagini a/o i contenuti che giudicano “contrari alle norme della community”. Dove per community è da intendersi il loro vertice aziendale.

  2. Oops! Vedo che il nostro redattore è riuscito ad avere la meglio nella sua battaglia contro l’invasione pubblicitaria arbitraria. Un plauso!

  3. Nell’interessante articolo è spiegato molto bene la situazione e le difficili battaglie in difesa dell’ambiente.
    Ormai è sempre più difficoltoso portarle avanti frenati anche dalle spese per eventuali ricorsi. Solo se si è uniti e viene coinvolta la popolazione qualche risultato si ottiene, ma purtroppo la maggioranza dei cittadini sembra gli importi poco o nulla dell’ambiente.
    Anche le associazioni, a parte il WWF e poche altre, molte volte sono poco credibili e si impegnano spesso per secondi fini

    1. Abbiamo 2 contributori che si chiamano Fulvio. Chi dei 2 ha scritto il commento al mio articolo dovrebbe cortesemente specificare se il suo cognome è Sguerso o Baldoino. Grazie

  4. Mi verrebbe da dire: non c’è il due senza il tre! E visto che ci sono, aggiungo che per quanto riguarda l’ambientalismo, mi trovo d’accordo con le tue tesi, che sono poi quello del movimento internazionale “Freeday for future”. Per questo bisogna ringraziare, altro che ridicolizzare o persino insultare i giovani nonviolenti che manifestano per la salute del Pianete e quindi anche per la nostra. Ma si sa, le priorità della politica politicante sono altre. In ogni coso, complimenti per questo articolo. Ciao.
    Fulvio Sguerso

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