SHOAH, NEGAZIONISMO E ASSORDANTI SILENZI

Non sarà sfuggito a nessuno, voglio ben credere, nel discorso di insediamento al Parlamento del neo rieletto Presidente della Repubblica  Sergio Mattarella, tra i vari passaggi riguardanti la dignità del Paese, quello sul dovere di opporsi al razzismo e all’antisemitismo, passaggio che gli è valso il ringraziamento dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane: “La Giunta dell’ Unione delle Comunità ebraiche italiane si unisce all’interminabile applauso per l’elezione di Sergio Mattarella alla carica di Presidente della Repubblica con piena fiducia per un secondo mandato”.

E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dell’Ucei. “Proseguirà quanto già radicato nella storia trasmettendo dignità, senso, forza delle azioni compiute anche in materia di contrasto  a quei rigurgiti di odio e antisemitismo che ogni giorno di più insidiano le nostre conquiste e i nostri progetti di convivenza presenti e futuri. Il custode  dell’Unità del Paese, per un’esperienza di servizio e promozione di quei valori costituzionali che sono l’essenza della nostra democrazia. Come ebrei italiani gliene siamo riconoscenti. Pronti, ancora una volta,  a fare la nostra parte”. Come si fa a non collegare tanto il monito di Mattarella contro il razzismo e l’antisemitismo quanto l’espressione “rigurgiti  di odio e antisemitismo”, al grave episodio di antisemitismo accaduto recentemente in provincia di Livorno? Da “La Stampa”: “Livorno, antisemitismo. Dodicenne preso a sputi e a calci da due quindicenni. Il padre ha denunciato le due minorenni ai carabinieri. Il dodicenne, che frequenta la seconda media ‘Carducci’ a Venturina Terme, nel Comune di Campiglia Marittima, sarebbe stato insultato da due ragazzine con frasi del tipo ‘ebreo di m….devi morire nel forno’ e poi sarebbe stato preso di mira con  sputi, calci e botte sulla testa.  Il grave episodio sarebbe accaduto nel pomeriggio di domenica 23 gennaio”.  “Il Fatto quotidiano”, a commento di questo episodio, sottolinea che “secondo un rapporto dell’ Organizzazione  sionista mondiale, insieme all’Agenzia ebraica, il 2021 è stato l’anno più antisemita del decennio”; il documento rileva “più di dieci incidenti antisemiti al giorno.

I maggiori casi registrati hanno compreso vandalismi, distruzioni, graffiti, dissacrazione di monumenti e propaganda…In cima alla lista degli incidenti c’è proprio l’Europa, con il 50% del totale”. Voglio anche segnalare il bell’articolo sull’argomento uscito su “Trucioli savonesi” di domenica 30 gennaio 2022 intitolato “Crudeltà nel Giorno della Memoria” [vedi] firmato da Renzo Balmelli da L’Avvenire dei Lavoratori. Immagino anche che a Livorno, nei giorni successivi a  quel fatto, non si sia parlato d’altro; ragione per cui non so darmi una spiegazione logica dell’assordante silenzio (questo abusato ossimoro è qui  più che mai pertinente) da parte del loquacissimo docente livornese di filosofia a riposo quando si tratta di denunciare i misfatti degli immigrati di prima e anche di seconda generazione, editorialista ormai storico di questa rivesta online ( che lui continua imperterrito a chiamare “Trucioli” omettendo di aggiungere “savonesi” non ho ancora capito perché. Forse non sa che Trucioli è il titolo di un libro del poeta ligure Camillo Sbarbaro? Mah!), eppure stranamente silente, ad esempio, sugli insulti via social e anche, come è accaduto a Bologna, via piazza no vax e no pass, alla senatrice Liliana Segre. Su questi episodi, silenzio tombale.

Tanto più che non perde occasione, appunto,  per denunciare l’”invasione” e le violazioni della legge da parte degli extracomunitari e di stigmatizzare i giornalisti “di regime” che, a suo dire, le minimizzano o addirittura le passano sotto silenzio, tanto che è riuscito nell’impresa di diffamare la scrittrice Elena Stancanelli rea, sempre a suo dire, di trovare delle scusanti per quel  marocchino ubriaco responsabile della morte della piccola Fatima, e qui i lettori di “Trucioli savonesi” mi scuseranno per  la seguente digressione rispetto all’argomento principale che è l’antisemitismo, ma non riesco  a passar sopra come se niente fosse a quella gratuita diffamazione di un’autrice degna del massimo rispetto.

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Nell’articolo “La morte della piccola Fatima e la catena dell’orrore” pubblicato su “La Stampa” del 15 /01/ 2022 – e  già quel titolo  avrebbe dovuto mettere  sull’avviso il docente livornese che non si trattava di una difesa d’ufficio del marocchino ubriaco – la Stancanelli prende lo spunto dalla rappresentazione  della morte di Aiace Telamonio nell’omonima tragedia  di Sofocle dove l’eroe, irato con Agamennone e Menelao per la loro scelta di consegnare le armi di Achille a Odisseo invece che a chi ne aveva più diritto, cioè lui stesso, deciso a vendicarsi, cade vittima di un incantesimo della dea Atena; risvegliatosi e vedendosi coperto di sangue si rende conto di quello che ha fatto, cioè di aver massacrato invece degli Atridi  solo pecore e buoi; non regge alla vergogna e si uccide  gettandosi sulla spada donatagli da  Ettore infissa sul terreno – ma tant’è gli inveterati pregiudizi xenofobi del docente livornese a riposo  non gli hanno impedito il passo falso di inveire contro il presunto “buonismo” della Stancanelli senza nemmeno leggere tutto l’ articolo ma fermandosi “stomacato” dopo le prime righe.  Nell’articolo “Il marocchino e la furia di Aiace Telamonio” pubblicato tre domenica fa su “Trucioli savonesi”: il docente livornese  scrive:“Ho letto sulla Stampa l’incipit di un articolo di certa (?) Elena Stancanelli (vincitrice del prestigioso premio Giuseppe Berto e finalista allo Strega del 2016)  , pare (?) autrice di romanzi ( ha  già sette romanzi all’attivo) , sul marocchino che ha gettato dalle scale come uno straccio la figlia di pochi anni della compagna con la quale stava litigando.

Elena Stancanelli

Non ho proseguito la lettura per evitare il voltastomaco: secondo la signora (notare: non l’autrice ma “la signora” come se si trattasse di una qualunque  “casalinga di Voghera”)  il padre ubriaco (in realtà non è il padre – come precisa la stessa Stancanelli, ma il compagno della madre – e silenzio sulla nazionalità, of course) fuori di sé come Aiace Telamonio che in preda all’ira per lo scippo delle armi di Achille mena fendenti contro  guerrieri  che, rinsavito, si accorge essere pecore e buoi, non aveva il controllo delle proprie azioni”.  A parte alcune inesattezze minori  (Aiace voleva uccidere Agamennone e Menelao non generici guerrieri ed era fuori  di sé per un incantesimo  della dea Atena) il docente livornese omette l’elemento più importante e significativo  di questa azione drammatica, cioè il suicidio di Aiace  sopraffatto dalla vergogna, ed è proprio intorno a questa conclusione della vicenda (e della vita) di Aiace Telamonio che la scrittrice costruisce il suo discorso per niente giustificazionista o “buonista”: invocare lo stato di incoscienza provocato  dall’alcool anche solo come attenuante non toglie nulla alla responsabilità del colpevole, al quale non resta che dichiararsi tale senza cercare di scaricare su altri o sulle circostanze la propria responsabilità, oppure seguire l’esempio di Aiace; ma quest’ultima  soluzione presuppone un sentimento di cui, oggi, si sono perse le tracce: quello della vergogna. Altro che buonismo! Se il docente livornese avesse letto tutto l’articolo di Elena Stancanelli si sarebbe risparmiato questo evitabilissimo passo falso, ma, come ha chiosato Tolstoj a proposito di Napoleone Bonaparte Quos Deus perdere vult, dementat prius.

E ora possiamo riprendere il discorso sull’antisemitismo. La senatrice Liliana Segre, nel suo intervento del 6 febbraio 2022 al Memoriale della Shoah a Milano ha testimoniato una volta di più quanto odio alligni tuttora contro di lei in quanto ebrea colpevole di essere sopravvissuta allo sterminio e di raccontare, così a voce come per iscritto, la sua esperienza di vita vissuta; queste le sue parole: “Ormai da due anni e mezzo ho una scorta. Perché sono minacciata, ricevo delle parole orribili. Un signore di Tolmezzo, che si è firmato ed è stato denunciato, mi ha scritto dopo la mia vaccinazione pubblica: ‘Lei è una maiala. Ha una cotenna talmente spessa che neanche Hitler è riuscito a toglierla. Speriamo che gliela tolga il Covid’. Dovrei dire allora  che non è cambiato nulla rispetto ai tempi della deportazione, che non ci dovrebbe essere più speranza. E invece la speranza c’è: sono i ragazzi che sono qui stasera”. Ecco perché è stato più che mai opportuno il richiamo di Mattarella contro il razzismo e l’antisemitismo, come ha detto Brecht: “Il ventre della bestia immonda è sempre fecondo”. Per vincere contro questa bestia, nondimeno, bisogna guardarla bene negli occhi, studiare le sue mosse e le sue abitudini, le sue maschere e i luoghi dove si nasconde che, a quanto pare, non sono poi così lontani nello spazio e nel tempo. Per questo andrebbe adottato come testo per l’educazione civica e la storia contemporanea nelle scuole secondarie  il saggio di Donatella Di Cesare Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo. Nuova edizione ampliata. Bollati Boringhieri, Torino, 2022, del quale tratteremo nel prossimo articolo. (Continua)


Fulvio Sguerso

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