Sicurezza a Savona?

Sicurezza a Savona?
Sì, di ammalarsi o morire di noia

Sicurezza a Savona?
Sì, di ammalarsi o morire di noia

Quando mi pare di scorgere certe tendenze, mi preoccupo. E’ importante comprendere l’aria che tira, perché è meglio cercare di prevenire, prevedere, che ritrovarsi poi impotenti a contemplare le prevedibili conseguenze.

Un aiuto, per chi voglia trovarlo, lo danno i giornali. Nel corso degli anni c’è stata una deriva, un atteggiamento sempre più accentuato: dai tempi del classico “sbatti il mostro in prima pagina”, in cui ci si contendevano fino all’ultima briciola i dettagli di efferati delitti e oscuri fatti di cronaca, piano piano, in mancanza o non sufficienza dei medesimi, la strategia delle edizioni locali per farsi concorrenza è stata quella di focalizzarsi su problemi spiccioli, veri o presunti, diventare depositari esclusivi di dibattiti e questioni anche accentuate all’occorrenza, enfatizzare, creare il caso quando non c’è. Famosi i titoli “ è allarme” “ è emergenza” con oggetto a piacere, dai topi ai vecchini accaldati.

Ma questa tattica dei titoloni da locandina, buona per dar da parlare alla gente nei bar, piano piano è diventata sempre meno innocua, sempre meno finalizzata alle pure vendite, sempre più parte di disegni vasti e neanche tanto allegri: soprattutto al servizio dei potentati economici e dei veri poteri forti, finanziatori dei giornali medesimi. (Per cui, col tempo, il dato del venduto diventa meno significativo, l’importante, copia più copia meno, è cogliere il bersaglio.)

Ovvio che nel complesso questo abbia portato a cali di credibilità del potere informativo dei quotidiani, come accade al tg di Minzolini che crolla negli ascolti: le persone mica sono tutte così ottuse, specie quelle che, almeno, qualche giornale lo leggono. Però nella vastità del disegno questo importa relativamente.

Per cui, in chi vuol essere un po’ più avveduto e preoccuparsi del bene pubblico minacciato dai personaggi di cui sopra, la strada non è tanto quella di comprare o no i giornali, di rifiutare certe forme di propaganda, quanto di usarli come segnali e termometri della situazione. E’ utile saperli leggere, per così dire, “al contrario”: se vi dicono che un impianto è sicuro vuol dire che ci sono problemi eccome, se insistono su un certo progetto vuol dire che è tutt’altro che fatto, che devono convincere la cittadinanza, che hanno ancora timore di reazioni negative e che queste sono ancora in grado di influire, se parlano della mancanza di alloggi stanno preparando il terreno a qualche mega speculazione inutile, se esaltano le prospettive economiche è probabile che non sappiano che pesci prendere in una qualche crisi industriale, se dicono che aumenta l’occupazione si aggrappano a dati parziali o ammorbiditi o depurati o stagionali, se enfatizzano la qualità dell’aria vuol dire che l’inquinamento è ben più grave dei dati ufficiali…

Eccetera. Triste, ma è così. Siamo in presenza di una sorta di “bugiardino”, come si usa chiamare il foglietto che accompagna i farmaci.

Invece quando tacciono improvvisamente su un tema caldo, allora sì, che per noi cittadini “è emergenza”: vuol dire che si scaldano le ruspe e girano le impastatrici, che ci sono tutte le firme e non li ferma più nessuno. Altro che.

Impariamo a cogliere i primi segnali per reagire in anticipo. Mal che vada, avremo solo sprecato un po’ della nostra attenzione su piste secondarie, ma non certo false. A volte bastano piccoli indizi per ricostruire un quadro più ampio, per prevedere gli sviluppi.

Di questi tempi, si riaffaccia la parolina magica “sicurezza”. Piano piano, gettando sassolini qui e lì, si vuol sondare il terreno per capire quanto l’argomento sia percepito, quanto ci si può giocare sopra, a partire da episodi più o meno isolati.

Come per accompagnare la visita del Ministro dell’Interno, in occasione della quale si sono esibite inutili arie trionfanti, a partire da una gongolante Sindaco di Albenga, e si sono sentiti discorsi demenziali e indegni di qualsiasi paese civile, per esempio sulla prostituzione.

Amo rievocare l’episodio Albenga tutte le volte che qualche indefesso piddino riattacca la storia dei Grilli che hanno fatto vincere la Lega in Piemonte. Qui non c’e’ mica stato bisogno di alcuna lista a Cinque Stelle, per veder perdere il PD, contro uno schieramento, francamente, inguardabile.

Un minimo di esame di coscienza e di autocritica no, eh?

Ora, a Savona, si avvicinano le Comunali. Si ha l’impressione che continui a vigere una sorta di patto di “desistenza”. Il Pd cittadino pare sufficientemente in grado di continuare a rappresentare gli interessi forti, gli avversari si accontentano di spalleggiare, non hanno molta voglia di impegnarsi a vincere le elezioni. Anzi, dopotutto sarebbe quasi increscioso che accadesse. In ogni caso, si profilerà quasi certamente il confronto fra un candidato di centro sinistra non sgradito al centrodestra e uno di centro destra approvato dal centrosinistra, con discorsi e intenzioni che si differenziano per “dieci piccoli particolari”. Bella lotta.

Forse è da intendere in questo senso una sorta di “soccorso”, di mano tesa su uno dei temi cari alle destre e alla Lega in primis (che di solito si concretizza in una serie di provvedimenti demagogici, pericolosi e vergognosi a danno soprattutto degli stranieri. Sul fatto che il governo “amico” tagli i fondi alle forze dell’ordine e approvi leggi che facilitano i compiti a mafie e malavita, ovviamente, da quelle parti si tace. Del resto, a non notarle, queste palesi contraddizioni, gli elettori si rivelano degni degli eletti.)

Per non parlare della curiosa “bufala” (se di bufala si tratta), che annunciava la presenza di Berruti a un convegno di amministratori di centro destra.

Ora, questa storia del patto per la sicurezza.

A parte che, a chi conservi ancora un’animella, un’animuccia, un’anticchia di valori, diciamo, sociali e solidali nel cuore, certi discorsi procurano il singhiozzo. Ma transeat.

Non va più di moda parlarne.

Vorrei soltanto lanciare il mio sentito allarme, ai giornali, ai politici, a chi libera a vanvera tigri dalle gabbie, convinto di poterle cavalcare.

Attenzione: una volta evocato, questo famoso spettro “sicurezza”, non meglio identificato, è difficile da placare, si scatena, coglie i fermenti intorno, tende a seguire strade sue, imprevedibili e spesso disastrose. Attenzione a risvegliare, a cercare, a solleticare il voto “di pancia”, anziché la ragione. Perché proprio la pancia degli elettori potrebbe rispondervi, e nel modo peggiore.

Ora, poiché non vorrei trovarmi, in un futuro molto prossimo, in una città Medaglia d’Oro della Resistenza, a non poter mangiare il kebab quando mi pare, a vedere della gente dover affittare il suolo pubblico per pregare il suo Dio, oppure essere multati se, in due o tre, per strada, fanno chiacchiere un po’ troppo vivaci, con la sola aggravante di essere stranieri, e poi chissà che altro, a seguire…

…vorrei solo dire: pensiamoci bene, prima di alzare il livello di una tensione che non c’è, nella tranquilla e soporifera Savona. I bar malfamati c’erano anche quando ero bambina io. Erano frequentati da italiani, ma sempre mala era.

Di molestie ne ho subito più io in proporzione, da ragazzina, per strada e in pieno giorno, negli anni ’70, di quante non ne capitino oggi a mia figlia, quando esce di notte con le amiche.

Se dovessi fare una scala di problemi locali oggi, e come me molti altri, al momento, nonostante i martellanti, ossessivi articoli e sondaggi dei giornali, la sicurezza la metterei all’ultimo posto, dopo inquinamento, anche per la vicina centrale (Savona, o meglio l’aria, mica finisce coi confini!), il cemento che ci assedia, la mancanza di lavoro e di pianificazione, il torpore, l’assenza di vivacità, il grave sfaldamento del tessuto sociale…

Eccetera, eccetera, eccetera.

E le rapine? Cari commercianti, se i vostri rappresentanti l’altro giorno se ne stavano tranquilli ad ascoltare il B. che spiegava l’ennesima oscena legge, il bavaglio, cui si oppone “solo una lobby di giornalisti e magistrati”, come se fosse quello il problema principale del paese, se potevano digerire con calma certe balle evidenti, perché tali sono, altro che destra e sinistra, senza una pernacchia o quanto meno un brusio di disaccordo, senza ribattergli che i veri problemi sono l’economia, la corruzione, la spoliazione del Paese, la mancanza di pianificazione contro la crisi e oltre, la mancanza di lavoro e l’impoverimento collettivo…

…allora fatevi pure intervistare da giornalisti in apprensione, chiedendo come prima cosa maggiori controlli e tutela. Avrete i vostri bei negozi luccicanti, tranquilli e pieni di telecamere. Ma vuoti.

Riflettiamoci tutti, smettiamo di votare per slogan, pro o contro, e pensiamo ai nostri autentici interessi, troppo spesso presi in giro da chi ci governa come da chi si dovrebbe opporre e fa lo gnorri. E non insceniamo pietose scenette in sede locale.

Lasciamo che siano i poliziotti a fare i poliziotti, non i politici. E lasciamoli lavorare in pace. Senza ordinanze, leggi, patti solenni che sono pessima aria fritta, soprattutto quando nel frattempo togliamo loro i mezzi concreti per agire.

Basterebbero e avanzerebbero le leggi che già ci sono, e la volontà di applicarle. Non creiamo il caso dove non c’è. Basta con queste facili (ma pericolose!) distrazioni di massa. Basta scatenare una belva per non farcene vedere altre.

Certi giochetti irresponsabili non si possono ripetere all’infinito, senza conseguenze.

  

Milena Debenedetti  

Il mio ultimo romanzo  I Maghi degli Elementi

                                                                                                                              

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