Sei zero sei zero sei zero [Il Flessibile]

Si è palesato un nuovo campione sportivo.
In uno sport – tra l’altro – che non vedeva eccellere l’Italia da mezzo secolo e quindi è una festa due volte più grande.

Il tennis rappresenta da sempre e per varie ragioni una disciplina sportiva da fighetti, seconda solamente al golf e all’equitazione.
Innanzitutto non tutte le famiglie hanno la possibilità di far frequentare lezioni di tennis ai figli, i costi sono normalmente eccessivi in rapporto alle altre pratiche quali pallavolo o calcio.
In secondo luogo gli atleti sono sempre pulitini, composti anche nelle azioni incisive e di recupero, perfino nelle rimostranze verso l’arbitro o il pubblico.
Il tennis non ha nulla a che fare con il mondo circostante carico di parolai e prevaricatori, di fanfaroni e influencer, di immagine senza sostanza, di titoli senza contenuti.
Perché dunque emulare Sinner?

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Jannik Sinner ha solo ventidue anni.
Durante le fasi di gioco è concentrato, freddo ma riflessivo.
Nel corso delle interviste parla un italiano appena sfumato di teutonico ma semplice e preciso.
Guarda negli occhi gli interlocutori.
Ha una sola fidanzata.
Sorride.
E soprattutto vince.
Evidentemente c’è qualcosa che non quadra.

Dopo il suo successo agli Australian Open di pochi giorni fa, i media si sono scatenati per setacciare la sua giovane vita e carpire i segreti più reconditi: deve esserci qualcosa che non funziona, si vuole sottolineare.
In una trasmissione di RaiUno viene analizzata semanticamente la conferenza stampa di Melbourne per leggere sottotesti inesistenti; ringrazia i genitori per l’autonomia e la libertà di scelta tra sci e tennis e queste parole da alcuni espertoni di giornalismo e psicologia vengono lette soltanto come frutto di un entusiasmo istantaneo, dovute all’euforia della vittoria.
Nessuno ormai è portato a credere a quello che un ragazzo di ventidue anni dice magari perché semplicemente lo pensa.

E per finire lo smacco terribile che l’italiano medio deve subire.
Sinner rifiuta l’invito all’imminente Festival di Sanremo.
Il dolore di non poter veder calcare le tavole del Teatro Ariston da parte delle preziose fette dell’altoatesino prostra gli eminenti organizzatori e sigla l’ulteriore vittoria di Sinner.
Sei zero sei zero sei zero!
Tutti negli spogliatoi, pizza con gli amici, quattro risate in compagnia e poi a letto: domani mattina presto ricominciano gli allenamenti.

Dario B. Caruso da Corriere AL

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