Scuola
Scuola stoica? Sono lieto di avere attraversato 27 anni di insegnamento in un Liceo dove nessuno prendeva a calci nessuno pur non essendo mancati episodi di critica e tentativi di condizionamento |
Scuola stoica? Sono lieto di avere attraversato 27 anni di insegnamento in un Liceo dove nessuno prendeva a calci nessuno pur non essendo mancati episodi di critica e tentativi di condizionamento |
Mio padre (classe 1912) frequentò “di nascosto” le scuole elementari. A dispetto di quanto disposto dai precedenti ministri (da Michele Coppino a Benedetto Croce), all’obbligo scolastico non corrispondeva alcun mezzo di controllo, per cui tutti gli esami dati a partire dalla “licenza elementare” (sponsorizzata da quel Maestro la cui fotografia rimase sempre nel portafoglio di mio padre) fu sostenuta da privatista, come da privatista (lavorando come “ciabattino”) sostenne e conseguì il diploma Magistrale, ma non contento, consegue (sempre da privatista autodidatta) il diploma di Maturità Scientifica e quindi, sempre lavorando, “frequenta” (qualche volta) i corsi a Catania e si laurea (comprensibilmente tardi) nella vecchia Laurea in Matematica e Fisica. |
E’ un esempio che sembra tratto da un noioso racconto di fine ‘800. Era l’epoca di una Italia inneggiante al Duce, ma il Nostro (restio ad ogni forma di “male” nei confronti del “prossimo” e al cliché “fucile e moschetto”) non si iscrive al G.U.F. (Gruppo Universitari Fascisti) né ha la tessera del partito, per cui vivacchia tra un paio di scarpe da riparare e qualche supplenza presso un istituto privato. Poi, finita la guerra, nel 1948 il primo incarico in una scuola di Stato. La sorte volle la provincia di Brescia in luogo della più “vicina” provincia di Pescara. In questa breve e fedelissima storia troviamo un Maestro che, di fronte al merito e alla mancanza di libri di un bambino figlio di contadini, “copre” l’allievo “abusivo” e ne favorisce la formazione culturale. Anche se non detto per delicatezza, probabilmente questo Maestro (che da bambino conobbi nel mio paese natale in Sicilia) pagò di tasca sua qualcosa. Un esempio spicciolo di una scuola eroica per il Docente e per il Discente. E oggi? Oggi un allievo di terza media frequenta per ordinanza del Tribunale dei Minori con il pacchetto di Marlboro in tasca. Mi chiedo: ma il caso è di competenza del Tribunale dei Minori per una famiglia che ha fallito il compito dell’educazione primaria, o il Tribunale avrebbe avuto più coerenza nell’ordinare un trattamento psicoterapeutico obbligatorio per tutti i protagonisti? Che vantaggi derivano al giovane che passa mezza mattina a fumare nei bagni (si sa, ma non si interviene) e latita il rientro pomeridiano? E’ una coercizione che rende “stoica” ma ambigua la figura del Docente (che non ha compiti psicoterapeutici) e che non ha alcun strumento efficace di convincimento o di coercizione. Un docente che, come Don Abbondio, cerca di schivare i sassetti sul sentiero in salita, ma soprattutto i Bravi; cerca di ritagliarsi uno spazio per comunicare (si spera bene) un po’ di sapere e forse, con un po’ di carisma che non molti hanno, un messaggio educativo, sperando che gli anni passino presto, schivando viaggi d’istruzione, aggiornamenti di sedicenti “esperti” di scuola e tutte quelle situazioni di “rischio” in cui ci si rende conto che nulla è più facile che fare del male ad un Docente. |
I tribunali dei Minori, con motivazioni da arrampicata sugli specchi condannano sempre e sistematicamente il Docente che ha subito vandalismi da parte di un “minore” e “assolvono” con tutti gli onori il minore neo-delinquente, rafforzandone l’autostima e appianandogli la carriera per una pronta comparsa davanti al Tribunale ordinario qualche anno appresso. Le famiglie sono sempre un fronte compatto, qualunque sia la circolare emanata dal Preside. Eppure, tornando al nostro “giovane” obbligato a forza a frequentare mi chiedo: “Il male di uno per il bene di venti o il male di 19 per rompere le scatole al singolo?”. |
Personalmente non ho dubbi di sorta, ma ancora non va di moda, per cui è meglio attendere un Ministro ancora più energico e coraggioso. Le famiglie scaricano sulla scuola l’onere dell’educazione in genere, e in molti casi dell’educazione primaria, ma la scuola non ha altro strumento che la classica “nota” e l’invio in Presidenza, dove, tra una caramella e l’altra, il Dirigente scolastico si dà alla solita calma ramanzina, stando magari in guardia a non essere aggredito. Già, perché anche nella nordica Liguria, un allievo proveniente da Palermo, scagliò un banco contro la maestra di Inglese che si ostinava a volergli propinare una lingua barbara piuttosto che adeguarsi lei ad imparare il siciliano. Se si arriva all’applicazione della sospensione i giornalisti sono già pronti alle interviste ad allievi e genitori e qualche docente “incapace a sfruttare il momento di dialogo educativo” rischia la carriera e anche le legnate dei genitori. A Napoli un allievo di scuola elementare (evidentemente ben forzuto) produce lesioni gravi alla sua maestra che i rimette la milza. Che dicono i genitori di questo giovane emergente? Sicuramente minimizzano il fatto e le intenzioni. Il fatto non necessita di commenti ma è un ulteriore precedente per prendere coscienza che la Società del futile nella quale viviamo, richiede una particolare attenzione e un atteggiamento di continuo controllo e di difesa. Forse troppo benessere? Forse come troppi animali coatti nella stessa gabbia? Forse la filosofia spicciola che basta poco per conseguire fama, sesso e soldi? E’ certo che oggi sono lieto di avere attraversato 27 anni di insegnamento in un Liceo dove nessuno prendeva a calci nessuno pur non essendo mancati episodi di critica e tentativi di condizionamento (spesso con il concorso subdolo di alcuni docenti). Ho la preoccupazione profonda di un figliolo un po’ “fuori dal coro” che, attraversati (vivacchiando) tre anni di una scuola media con qualche docente “stoico” e altri docenti “poco eroici” si appresta a salire le due rampe di scale di un Liceo dove, si spera, non trovi il giovane sociopatico che gli tiri una coltellata per una merendina. SALVATORE GANCI |