Scajola, l’ultimo highlander


 
Scajola, l’ultimo highlander

“Vedrete se sono da rottamare
Imperia, sindrome da basso impero

Scajola, l’ultimo highlander

“Vedrete se sono da rottamare”
 Dopo le dimissioni del fedelissimo Sappa dalla Provincia, si chiude ad Imperia il sistema di potere dell’ex ministro. Ma lui giura di non essere finito

Claudio Scajola

IMPERIA- “In base alla legge Fornero non sono ancora pensionabile. Dunque…”.

Claudio Scajola, l’ultimo highlander.

“Non faccia lo spiritoso. Chi le ha detto che sono finito?”.

Tutti i suoi fedelissimi hanno rassegnato le armi. L’altra sera Sappa, presidente della provincia.

“Ha fatto bene. Sappa è un gentiluomo. Ha resistito un po’, per rispetto alle istituzioni, ma a un certo punto era giusto dire: tutti a casa. Impazzimenti”.

Impazzimenti?

“In questa fase convulsa della vita politica nazionale, anche a livello locale si registrano impazzimenti. Ambizioni incontenibili, desideri di frazionarsi. Esce il peggio, invece del meglio. E allora, dire basta è un segno di buon senso”.

Il mio regno per un cavallo.

“Macché. Calma. Sono convinto che alla luce di quanto sta succedendo a livello nazionale  –  compreso il centrosinistra, cosa crede?  –  sarà inevitabile l’aprirsi di una nuova fase. Ci sarà bisogno di nuovi protagonisti, solidi nei convincimenti e in grado di indicare nuove prospettive ai cittadini”.

Rieccolo.

“Io mi ritaglio uno spazio, mettendo a disposizione la mia esperienza. Credo che il futuro non potrà essere che un compendio tra novità ed esperienza”.

Ma allora avevo ragione: u ministru, l’ultimo immortale.

“Questo periodo da osservatore mi è stato molto utile. Una sospensione

che è servita a guardarmi meglio intorno. Ho imparato a capire il valore delle persone. Di certe persone “.

“Questo periodo da osservatore mi è stato molto utile. Una sospensione che è servita a guardarmi meglio intorno. Ho imparato a capire il valore delle persone. Di certe persone “.

Razza di amici…

“Mi ero fatto da parte in attesa fosse fatta chiarezza. Alcuni ‘amicì  –  può scriverlo tra virgolette, per favore?  –  l’hanno intesa come una mia cacciata. Il tempo mi darà ragione “.

  

Scajola con Zoccarato e Sappa

Intanto altri ‘fedelissimì le hanno morso la mano. Tira aria di resa dei conti.

“Gliel’ho detto. In questa fase sta uscendo il peggio, invece che il meglio della politica. Anche ad Imperia e dintorni. Io sono qui. E osservo, registro. Non dimentico, ma intanto guardo avanti”.

L’ultimo dei suoi ragazzi ancora in carica è Zoccarato, il sindaco di Sanremo. Non è che sta prendendo anche lui le distanze da Scajola?

“C’è molta più gente che mi stima di quanto si racconti, o qualcuno voglia far credere. Basta vedere tutte le richieste di incontro che continuo a ricevere”.

Ho sorpreso Pierluigi Vinai che entrava nel suo studio. Prove di Balena Bianca?

“Ma ha preso nota di quello che le ho detto? Sono anni che le racconto di un partito che deve allargarsi ai moderati, di una sezione italiana del Ppe europeo che guardi al mondo cattolico, che accolga e non separi. È tempo di cambiare”.

Vinai dice che lei gli ha confessato di non avere più grandi rapporti con Berlusconi. La sua amicizia con Angelino (Alfano) è nota. Ma niente rotture, prego.

“Il centrodestra sta vivendo una situazione particolarmente travagliata e drammatica. In un momento così difficile, è importante stare insieme. Unire, non dividere. Aprirci a tutti, non emarginare. Altrimenti buttiamo via un patrimonio comune di valori, di buon governo, vent’anni di impegno politico. Ci sarà poi tempo per chiarire le reciproche incomprensioni. A Roma, in Liguria. Basta con il gioco al massacro”.

Com’è buono, lei. La preferivo quanto mi minacciava: “La denunzio”.

“Invece no. Si sta aprendo una nuova fase politica. E io non sono ancora da rottamare. Ve ne accorgerete presto”.

di MASSIMO CALANDRI da la Repubblica

Imperia, sindrome da basso impero

IMPERIA – Per capire come è cambiata la musica da queste parti sono tornato da Santo, barbiere personale di Claudio Scajola. L’ ultima volta mi era bastato dire che ero di Repubblica per essere cacciato in malo modo dalla bottega di via de Sonnaz, vicino allo stabilimento dell’ Olio Carli. Tre anni fa, sembra un secolo. Oggi Santo non alza più la voce. Abbassa lo sguardo. E mugugna: «Non posso parlare: capirà, mio figlio è un colonnello della Guardia di Finanza. Comunque in questo periodo c’ è poco da dire. I tempi sono cambiati, ecco tutto». Allora mi sembrava di aver visto delle foto di Scajola – che qui hanno sempre chiamato u ministru – appese ai muri del locale. «No, si sbaglia», giura Santo. Che di cognome fa Fiducia, quindi bisogna credergli. Anche quando racconta che continua a fargli barba e capelli: “Ma salgo sempre in villa, dall’ onorevole”. L’ onorevole: ora Santo Fiducia lo chiama così. Il baratto è finito. Le dimissioni di Luigi Sappa, l’ ultimo dei “fedelissimi”, fino all’ altra sera presidente della Provincia di Imperia, lasciano in bocca come un sapore di polvere. Si solleva dai calcinacci, da quel che resta dal crollo dell’ impero d’ Imperia. Di Claudio Scajola. Che dicono abbia perso tutto, ma chissà se è vero. Vale la pena fermarsi nel suo ufficio di via Matteotti, al civico 181. Sede per anni di un pellegrinaggio senza sosta: questuanti disposti a barattarsi in cambio di una carica in un consiglio d’ amministrazione, di una fascia tricolore da sindaco, di un impiego da usciere. La luce al primo piano, soprattutto quando si avvicinavano le elezioni, restava accesa fino a notte fonda. Aveva quattro segretarie, u ministru, e una di loro si occupava esclusivamente di gestire gli appuntamenti quotidiani. Adesso è rimasta solo Roberta, ma basta e avanza perché la coda dei questuanti è finita. Al bar di sotto, Il Tucano – nuova gestione – , nessuno più attende al tavolino il proprio turno. Sbuffi di Balena. Nello stesso palazzo c’ è la sede di quel che resta del Pdl imperiese. La batosta all’ ultima tornata – con Erminio Annoni, il candidato che Scajola ha accompagnato fino alla vigilia del ballottaggio, travolto dal 76,14% dell’ attuale sindaco Carlo Capacci – ha lasciato il segno.

Le bandiere sventolano moscie, l’ ingresso mette un po’ di tristezza. Però non fidatevi delle apparenze, perché questa è una terra strana. All’ improvviso arriva una Mercedes grigia (concessionaria Biasotti-Alessandria), e scende Pierluigi Vinai, presidente dell’ Anci. Ma che diavolo ci fa sotto lo studio di Scajola? «Glielo dico, ma rimanga un segreto tra noi». Giuro con le dita incrociate. «Sono andato ad una riunione, avevo un po’ di tempo libero e ho deciso di fare un saluto». Prove di Balena Bianca? Vinai quando esce racconta che Scajola stava guardando la diretta tivù sulla fiducia al governo. «Mi ha detto che i rapporti con Berlusconi non sono più come prima. Ma che una spaccatura nel partito non farebbe bene a nessuno. Gli dispiace vedere come tanta gente, che in passato ha ottenuto molto da Silvio, non abbia avuto la dignità di farsi da parte». Secondo Vinai, Scajola resta un uomo politico “coerente”. Il silenzio di Villa Ninina. Ai tempi dell’ appartamento comprato “a sua insaputa” – a proposito: Scajola dice di non aver mai usato questa espressione-, Villa Ninina era protetta all’ esterno da un esercito di carabinieri. Di recente però i carabinieri ci sono entrati, nella villa. E hanno sequestrato parecchi documenti, perché l’ onorevole è finito sotto inchiesta per abusi edilizi e un presunto finanziamento illecito. Una volta a Villa Ninina si organizzavano grandi feste, adesso non più. In compenso qualche invitato s’ è ricordato di un’ anfora antica, esposta in salotto, e lo ha segnalato in procura: Scajola dice di avere un’ autorizzazione della Soprintendenza, ma non gli credono. Forse ha ragione Santo: i tempi sono cambiati, a Imperia.

di Massimo Calandri da La Repubblica

 

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