SAVONA: COMITATI DEL NO E DEFICIT POLITICO

Savona nel corso del tempo è stata territorio nel quale i soggetti politici e sociali hanno assunto ruoli protagonisti di veri e propri passaggi da “laboratorio politico”: nel bene e nel male, dall’anticipazione di Tangentopoli con il “caso” Teardo”, fino alla riuscita formula dell’alleanza democratico – progressista che due anni or sono ha consentito l’elezione di Sindaco e maggioranza del consiglio comunale facendo anche parlare e scrivere di “modello Savona” (citato da più parti ma scarsamente applicato, in seguito).
Adesso la nostra Provincia (nel cui Ente di riferimento paiono anche rinnovarsi i fasti della “questione morale”) sembra percorsa da una ventata di partecipazione diretta alla vita pubblica e verso/avverso le scelte istituzionali attraverso il formarsi di importanti Comitati del “NO” (dopo che già svariati comitati in diversi comuni cittadine/i si erano mossi per questioni specifiche).
Le questioni in ballo sono sicuramente di grande importanza e meritano il massimo dell’attenzione: rigassificatore nella rada di Savona – Vado; termovalorizzatore in Valle Bormida, centro CPR ad Albenga (città già protagonista di iniziativa dirette della società civile per la questione del pronto soccorso ospedaliero).

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Nel valutare questo stato di cose (assai interessante per gli studi di sociologia politica) va avanzato un punto di premessa: sono sacrosante le ragioni di chi si sta muovendo per contestare ciò che viene proposto dalle istituzioni regionali e nazionali; in tutti e tre i casi ravvisiamo, come filo rosso,la tendenza a imporre decisioni dall’alto, scavalcare non solo il parere dei cittadini ma anche le stesse istituzioni locali che si trovano spesso nella difficoltà di realizzare un confronto costruttivo.
Il “laboratorio savonese” presenta due aspetti sui quali riflettere:
a) quello del cortocircuito società civile / istituzioni nell’assenza di soggettività capaci di intermediazione (il ruolo delle forze politiche, tanto per intenderci)
b) quello dell’incapacità di dialogo tra i diversi livelli istituzionali: un aspetto nel quale risalta il deficit di governo in quella che era stata definita “area vasta”, cioè la Provincia svuotata di competenze e soprattutto di capacità di rappresentanza in quanto trasformata in Ente di secondo grado. Situazione resa ancor più difficile in Liguria per il ruolo mantenuto dalla Presidenza della Regione che agisce in una logica che definiremmo di “scontro impositivo”.
Nella prossima primavera si svolgerà un importante turno elettorale amministrativo (verificheremo se ci sarà l’election day con le Europee) che nella provincia di Savona vedrà impegnati comuni di sicuro rilievo, sia sul piano istituzionale sia più propriamente politico come Vado e Albenga (due territori chiamati in ballo dalla logica impositiva cui si faceva cenno).
Tenuto conto che su tutto quanto è stato fin qui esposto, in vista delle elezioni amministrative, sovrasta la situazione drammatica della sanità pubblica (recentemente oggetto anche di una trasmissione televisiva di rilievo nazionale) deve essere avanzata una proposta a tutti i soggetti politici dell’area democratico – progressista (sull’esempio di Savona 2021, tanto per capirci): ferma restando l’autonomia di scelta per ogni singola situazione sia per i contenuti programmatici, sia per la struttura politica da sottoporre al giudizio di elettrici ed elettorali, sarebbe opportuno realizzare un appuntamento nel corso del quale valutare il varo di alcuni punti “interpretativi” delle principali questioni sul tappeto in modo da fornire una visione unitaria sulla base della quale proporre alleanze efficaci in modo da tentare, prima di tutto, di recuperare quella qualità di rappresentanza che, come dimostrano i fatti, appare largamente deficitaria.
Qualità della rappresentanza strumento necessario per avviare una tendenza positiva nel dialogo/confronto da mantenere con le insorgenze sociali organizzate che stiamo osservando presentarsi nella realtà delle diverse contraddizioni.Franco Astengo

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