Qualità dell’ambiente e dell’aria

I Cittadini dovrebbero conoscere la reale qualità dell’ambiente in cui vivono, dell’aria che respirano da 40 anni

i Cittadini dovrebbero conoscere la reale qualità dell’ambiente in cui vivono, dell’aria che respirano da 40 anni

Da giorni si leggono le dichiarazioni e commenti in merito al problema dell’occupazione nel Savonese, che viene inevitabilmente collegato con quello del potenziamento della Centrale di Vado-Quiliano. Addirittura si usano le comprensibili preoccupazioni dei disoccupati  presenti o prevedibili, per rievocazioni e deduzioni non riferibili a quanto detto da don Gallo sui nuovi partigiani, in lotta contro il carbone.

In una situazione ambientale critica come la nostra, ammessa anche da autorevoli rappresentanti delle Istituzioni, documentata da dati ed evidenze, con gli allarmi sanitari dell’Ordine dei Medici, stupisce che si torni a parlare di interventi sui vecchi gruppi a carbone per “ulteriori” miglioramenti ambientali, di monitoraggi e studi epidemiologici: essi da tempo avrebbero dovuto essere condotti in modo completo e serio perché i Cittadini potessero conoscere la reale qualità dell’ambiente in cui vivono, dell’aria che respirano da 40 anni, non ancora, ad oggi, chiarita. 

Gli interventi di cui si parla sono tutti espressione di una presunta volontà di salvaguardia dell’ambiente e della salute, perché, certo, ambiente e salute non possono non interessare e non sia mai che gli Enti preposti alla loro tutela li sacrifichino ad esigenze di occupazione o addirittura di mercato… 

Ma molte sottili considerazioni che girano in questi giorni, le esperienze passate e lo sconcertante iter di questa vicenda ci inducono a non esserne così sicuri e a unirci al coro di chi manifesta viva preoccupazione per l’avvenire  del nostro territorio.

  Chi difende a spada tratta la combustione dell’attuale e del futuro  carbone dovrebbe rispondere con altrettanta passione a qualche domanda, doverosa per il tipo di valori in gioco, salute, ambiente ed  anche economia che riguardano beni di tutti: 

–  gli elevati tassi standardizzati di mortalità che in provincia di Savona supera la media nazionale e regionale, risalenti a fonti ufficiali, sono forse

stati collegati, negli  anni, ad un adeguato e pubblico monitoraggio ambientale per stabilire la verità sui rischi sanitari? Sono forse  stati  smentiti? 

– I vecchi gruppi hanno o non hanno l’obbligatoria Autorizzazione Integrata Ambientale, sono o no adeguati alle normative nazionali e comunitarie sulle emissioni?  E i Sindaci locali, chiamati in causa addirittura come coloro che frenano, con le loro titubanze, iniziative di sviluppo, non corrono invece il rischio di frenare doverose iniziative di precauzione e tutela  con posizioni possibiliste quando è più che mai urgente decidere da che parte stare, specie se si hanno responsabilità di tutela? Crediamo non sia più il tempo di prescrizioni e compensazioni, sul copione di qualcosa già visto e che ci ha lasciato sempre senza risposte. Le più positive compensazioni, quand’anche avverabili, non possono permettere un baratto tra lavoro e salute. Lo stesso abbattimento del 1°gruppo che avverrà fra 6 anni (!),( del 2°,fra 9!!) e la sua ricostruzione ancora a carbone, ci rendono molto perplessi sul proseguo dei tempi di funzionamento e non sono garanzie accettabili di  “miglioramento ambientale” : intanto, su  tali vecchi gruppi vengono esaltati ora interventi (v. La Stampa di domenica scorsa) che avrebbero dovuto essere attivati da tempo per legge,  mentre sembrano molto difficili ulteriori miglioramenti proprio a causa della loro obsolescenza.

 Inoltre, le più moderne tecnologie, applicate al nuovo gruppo e a quelli rifatti, sono in grado di trattenere, con filtri che non esistono, la grande percentuale di polveri fini e ultrafini, dalle PM 2,5 fino alle 0,1, penetranti e correlate, secondo la letteratura medica, a patologie tumorali, cardio e cerebrovascolari? Se, col potenziamento, aumenta la quantità di carbone bruciato, è inevitabile il loro aumento e la conseguente impossibilità di migliorare l’ambiente, come è stato dimostrato dalla Perizia tecnica dello Studio Terra, mai contestata.

– L’Arpal, il 9 febbraio scorso, in un incontro pubblico presso il Comune di Noli, ha dichiarato di non avere mai avuto l’incarico dalla Provincia di Savona di misurare gli inquinanti della Centrale in questione. Quali risposte hanno quindi avuto i Cittadini dalle Istituzioni in tutti questi anni in merito alle effettive emissioni della Centrale? Leggiamo che Tirreno Power ancora nel novembre scorso dichiara in un documento di risposta al Ministero, di misurare le PTS, cioè le polveri più grossolane per le quali esistono i filtri, mentre il DM.60, già dal 2002 imponeva la misurazione delle PM10 che, insieme a quelle fini,  portate dai venti, hanno un raggio di ricaduta di circa 50 Km. cioè l’intera  provincia. Abbiamo sentito parlare di una previsione di riduzione del 60% delle emissioni, ma il 60% di quali, di quelle  grossolane che possono essere filtrate o di quelle reali, non filtrabili: forse non esistono perché non si vedono e non si misurano?   

   A quegli Esponenti  sindacali che tanto difendono i posti di lavoro bisognerebbe chiedere se usano lo stesso zelo per difendere le migliaia di posti che si continueranno a perdere nel settore agroalimentare, ittico e turistico, quest’ultimo voce  economica primaria dell’intera costa e ci risulta che la Liguria sia una regione a prevalente vocazione turistica: 3 centrali a carbone più una cokeria su un territorio così limitato è un caso unico in Italia e sembra loro un esempio di sviluppo sostenibile? E così pure una centrale in città come quella di Vado e in zona densamente popolata che si vuole ampliare  a carbone è conciliabile con l’offerta turistica dei vicini centri balneari? 

          Ed inoltre, chi si prende la responsabilità di assicurarci che nel nuovo gruppo non verrà bruciato CDR, il combustibile da rifiuti, possibilità prevista nelle centrali a carbone dal Piano Provinciale dei rifiuti? Non abbiamo ragione di allarmarci davanti alla prospettiva di aggiungere alle sostanze tossiche della combustione del carbone, diossine e altri pericolosi inquinanti?

   E’ sostenibile, che per il guadagno di pochi privati, la collettività debba pagare  costi altissimi per conseguenze all’ambiente, alla salute, agli ecosistemi, al clima, all’economia ? Per sanzioni che già stanno arrivando a causa delle emissioni di CO2 non in linea con gli impegni di riduzione sottoscritti dall’Italia e per i mancati adeguamenti alle BAT’? E’ sostenibile, visto che esistono alternative meno impattanti sull’ambiente? 

   Ecco,sì, siamo partigiani, come ha detto don Gallo, partigiani di un’idea di sviluppo che considera le alternative reali, verso le quali si sta orientando il mondo col fine di rispettare veramente l’ambiente e la salute degli stessi lavoratori, con la previsione addirittura di un aumento dell’occupazione; siamo partigiani perché stiamo dalla parte della salute collettiva, perché ci opponiamo al degrado  di un territorio che non appartiene solo a noi, ma anche alle  future  generazioni. 

                       1° marzo 2012                              Comitato “Ambiente e Salute” di Spotorno-Noli

 

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