Programma di Netanyhau per guerra e post-guerra

Sul “Wall Street Journal” del 26 dicembre 2023, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyhau ha pubblicato un articolo in cui si legge che

1) Per distruggere Hamas, Israele continuerà ad agire nell’assoluto rispetto della legge internazionale.

2) Israele fa del suo meglio per ridurre al minimo le perdite tra i civili.

3) Per l’immediato futuro, Israele dovrà mantenere su Gaza la piena responsabilità per la sicurezza.

4) Gaza deve essere deradicalizzata. Le scuole devono insegnare ai bambini la preziosità della vita.

 

– Riguardo il primo punto, concentriamoci su quel “continuerà”.
Con esso Israele ci vuol far intendere di aver sempre rispettato le leggi internazionali e di conseguenza che fatti di dominio pubblico come i seguenti, e molti altri di simile tenore, siano leciti:
Fratturare le braccia agli adolescenti che lanciavano pietre nella Prima Intifada
Non tenere in minimo conto le innumerevoli Risoluzioni ONU di condanna
Occupare da 56 anni illegalmente la Cisgiordania
Impedire l’accesso ai pozzi d’acqua ai contadini e pastori palestinesi
Porre barriere tra villaggio e villaggio per cui chi ha bisogno di spostarsi anche per necessità di cure mediche deve chiedere il permesso di varcarli e attendere pazientemente l’autorizzazione (comunque non garantita)
Far giudicare i minorenni non ebrei da un tribunale militare
Sequestrare i corpi dei palestinesi uccisi e restituirli alle famiglie anche dopo anni

Israele oltretutto non ha una Costituzione. Non è una bella garanzia per chi cercasse un riferimento oggettivo a cui appellarsi, soprattutto se non è ebreo, visto che, dopo la Legge del 19 luglio 2018 sullo “Stato Nazione del Popolo Ebraico”, risulta anche formalmente un cittadino cui sono attribuiti meno diritti di quelli attribuiti agli ebrei secondo un criterio di appartenenza etnico-religiosa.

 

– Riguardo il secondo punto, “ridurre al minimo le perdite tra i civili” non pare coerente:
Con lo sganciare centinaia di bombe da 900 chili con “efficacia” di 300 metri di raggio e crateri da impatto di 12 metri di diametro nel luogo più densamente abitato al mondo.<
Con il costringere ad evacuare in continuazione dagli ospedali tutti i malati, gravi e meno gravi, giovani e vecchi, infettivi e non infettivi per le varie zone della Striscia, e giustificando la cosa attraverso la distribuzione (quando possibile, precisano) di volantini, come se a seguito del volantinaggio una persona intubata recuperasse in automatico le forze per spostarsi e sperare di non ritrovarsi ad essere un “danno collaterale” (tranne poi essere coinvolta lo stesso, perché ormai è appurato che nessun posto è sicuro nella Striscia, neanche per i bambini e le donne dei campi profughi di Nuseirat, Bureij e Maghazi, dove in una volta sola sono state uccise più di cento persone, come testimoniato da “Medici senza Frontiere”).
Con lo sparare su persone che tenevano uno straccio bianco tra le mani alzate in segno di resa, in mutande, e perciò non in grado di nascondere ordigni; le quali, ironia della sorte, erano riuscite a fuggire dalla prigionia in cui erano tenute da Hamas, per la qual cosa non si è potuto nascondere alle loro famiglie la virulenza e la noncuranza per le regole di ingaggio da parte dei soldati che altrimenti non sarebbero mai venute alla luce, talché su “La Stampa”del 18 dicembre ’23 si legge: “[…]le truppe speciali [israeliane] timorose di una imboscata hanno sparato comunque. Sparare prima, insomma, e poi domandarsi chi si sia ucciso. Plastica dimostrazione della indifferenza a ogni legalità”. 
Con l’impedire o ostacolare la distribuzione degli aiuti umanitari.
Con lo sparare su chi cerca di soccorrere i feriti (si veda l’uccisione da parte di un cecchino di Tsahal, di madre e figlia cristiane rifugiate presso la chiesa della Sacra Famiglia di Gaza City, in cui l’una è stata uccisa mentre tentava di mettere al riparo l’altra, colpita subito prima).
Con il bombardare la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, le quali attestano come tutto ciò sia tragicamente vero, non foss’altro per le perdite di vite umane tra chi milita tra le loro fila.
Con episodi come quello della foto che ha fatto il giro del mondo (anticipando il filmato divulgato dalla CNN il 28 dicembre 2023, simile per contenuto) di persone concentrate in un campo da calcio a nord di Gaza in cui un gruppo di palestinesi è stato fatto spogliare dei vestiti tranne la biancheria intima, e tenuto bendato con le mani legate dietro la schiena e poi portato via sul cassone di un camion; era costituito da prigionieri che inizialmente Daniel Hagari, portavoce dell’Israel Defence Forces, ha dichiarato essere terroristi palestinesi, salvo poi rettificare (quando si è accorto che tra i prigionieri vi era anche un giornalista) dicendo che riteneva comunque che tra loro vi fossero anche dei terroristi. Una foto che per associazione di idee richiama lo spettro tristissimo dei carri bestiame degli anni quaranta del secolo scorso…

 

– Riguardo il terzo punto, qual è “l’immediato futuro” ? Mesi? Anni? Oppure decenni come sta succedendo in Cisgiordania?
E poi dire che Israele “dovrà mantenere su Gaza la piena responsabilità per la sicurezza” non sta a significare che Israele la occuperà in attesa di progressivamente annetterla o assimilarla, nella speranza che discriminazioni, fame, sete, malattie  esasperino i palestinesi e li inducano alla diaspora, lasciando libera la Striscia a nuovi coloni israeliani?
O che, con meno diplomazia, attuando i desiderata dei ministri Ben Gvir e Smotrich, verrà messa in atto una “soluzione umanitaria”, preceduta ovviamente da una massiccia emigrazione “volontaria” dei gazawi in qualche altra parte del mondo?
O che, senza più alcun pudore, Raphael Ben-Levi, in forza all’Istituto Misgav per la sicurezza nazionale e la strategia sionista, rende così nel brano riportato dal quotidiano Haaretz: “agire per spingere la popolazione nella penisola del Sinai e creare un’iniziativa internazionale per assorbire gli sfollati del Sinai in paesi stranieri. Nonostante l’opposizione prevista, Israele deve agire per creare una situazione intollerabile a Gaza, che obbligherà altri Paesi ad aiutare la partenza della popolazione – e gli Stati Uniti a esercitare forti pressioni a tal fine”.

 

– Riguardo il quarto punto con cui si afferma come per deradicalizzare Gaza bisogna che le scuole insegnino ai bambini “la preziosità della vita”, è così deamicisiano ed edificante, da brillare di luce propria, spazzar via sul nascere ogni eventuale perplessità, e rendere inutile ogni commento.

Fulvio Baldoino

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