PREMIERATO, LEGGE ELETTORALE, DEMOCRAZIA

In un momento di grandissima difficoltà sul piano internazionale nella prospettiva di allargamento di laceranti conflitti su diversi fronti è comunque necessario lanciare un appello al riguardo delle sorti della democrazia repubblicana in Italia.

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Si sarà trattato di un atto di pura propaganda ma l’inizio della discussione avvenuto ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato al riguardo del progetto di “premierato” è segnale davvero inquietante di un progetto a lungo termine di riduzione dei margini di democrazia nel nostro Paese: progetto che potrebbe ricevere una ulteriore accelerazione sul piano europeo da un esito delle elezioni del prossimo 9 giugno da cui scaturisse uno spostamento a destra degli equilibri sia nel Parlamento di Strasburgo sia nella Commissione di Bruxelles.

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Nel corso della citata riunione della Commissione Affari Costituzionali del Senato è stato approvato un emendamento proposto dal governo che riscrive il progetto di articolo 3 introducendo il tetto dei due mandati , rinviando alla legge elettorale la quantificazione dei seggi da assegnare alla maggioranza e riportando al Presidente della Repubblica il potere di nomina e di revoca dei ministri (su proposta del capo dell’esecutivo).

Aggiustamenti rispetto al testo iniziale attraverso i quali si tenta sì di rattoppare qualche buco sul piano costituzionale: ma non ci deve illudere e neppure considerare (come sta sottovalutando qualche esponente della minoranza) il tutto come un “bluff”.

Molto dipenderà davvero dall’esito delle elezioni europee: una forte affermazione di FdI porterebbe con sé anche il segno di una approvazione popolare del principio di elezione diretta.

Il vero obiettivo della destra è comunque quello del “salto” dell’intermediazione parlamentare nell’approvazione della fiducia: stabilito quel principio allora il resto si muoverà di conseguenza abolendo definitivamente la natura parlamentare della forma di governo.

Questo intervento intende rappresentare semplicemente un forte richiamo rivolto alle forze politiche dell’opposizione, alle forze sociali – in primis- ai sindacati, ai soggetti di promozione culturale fuori e dentro le Università.

E’ necessario avere consapevolezza dell’itinerario che viene proposto in parallelo a un’operazione che ci è già capitato di descrivere di “controrivoluzione costituzionale” intesa come elemento di mutamento di paradigma nel complesso dell’impianto civico – politico che regge la democrazia.

Per questo motivo il voto europeo, già fondamentale rispetto al tragico panorama internazionale e al deficit europeo da colmare sul piano della piena espressione democratica presenta un impatto sulle dinamiche interne ben più importante del tentativo di regolazione dei conti all’interno delle miserie degli schieramenti politici come invece stiamo assistendo.

Franco Astengo

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