Politica

La politica vera 
ora deve battere un colpo

La politica vera ora deve battere un colpo

Chi scrive queste righe è portato da sempre a respingere ogni tipo di movimento popolare, spontaneo o meno, dettato solo dalla repulsione alla politica, ritenendo l’antipolitica pericolosissima per l’equilibrio democratico di un paese.

 La politica intesa nella sua complessità come luogo delle decisioni e come classe dirigente formatasi ad ogni livello, è il punto di rappresentanza collettiva di interessi e progetti per il divenire in cui ci si dovrebbe riconoscere alla luce delle deleghe che proprio alla politica vengono consegnate con il voto dai cittadini, sia che si tratti di consultazioni istituzionali che di elezioni in associazioni private, come i partiti.

Se oggi non è così le responsabilità sono nelle azioni compiute dagli uomini, non è colpa della politica, è colpa di chi pensa di fare politica ma in realtà non la fa affatto.

Non è raro infatti imbattersi in personaggi chiamati a ricoprire incarichi istituzionali essendo assolutamente non idonei per tali ruoli, oppure scelti per convenienze, amicizie, interessi, specialmente nei livelli periferici, e in questa posizione si sentono in diritto di elevarsi al di sopra di tutti.

Questo metodo selettivo discutibile è il pane dell’antipolitica, sono quindi gli atteggiamenti degli uomini la causa.

Ci sono momenti difficili che attraversano quasi ciclicamente la storia e di conseguenza la vita di una Nazione.

Fasi temporali più o meno lunghe che vengono vissute o subite dal popolo di quella stessa nazione, un popolo che sebbene frastagliato in classi sociali in costante evoluzione e spesso lontane tra loro ne è comunque complessivamente il motore, popolo che è la causa dell’esistenza stessa di quei confini non solo geografici ma anche ideali che contraddistinguono una perimetrazione nazionale che diviene quindi non solo territoriale.

Momenti non facili, come quelli odierni, nei quali ognuno non può non sentire un forte richiamo nazionalistico, un orgoglio di antica memoria, un senso di appartenenza fortissimo verso quei valori istituzionali e morali frutto di lunghe storie spesso tragiche, piene di sacrifici, stire fatte da momenti di scoramento, di delusione ma fondativi di uno Stato, momenti durante i quali dovrebbe scattare un senso di non arrendevolezza verso ciò che sembra ineludibile,  verso gli eventi che susseguendosi vorticosamente sembrano inarrestabili, non controllabili, dove sembra  che niente e nessuno sia in grado di dirigere e convogliare alcunchè.

Ma tutto questo è vero solo in parte almeno per noi italiani, e fino a che il nostro interesse personale non viene meno, fino a quando aprendo il frigorifero troveremo sempre qualcosa dentro di commestibile tutto sembra passarci sopra la testa, le parole della politica e delle Istituzioni restano termini per addetti ai lavori ed è sufficiente  indignarci parlando con gli amici, in famiglia o magari pubblicamente, per il costo spropositato dell’apparato per poter mettere a posto la coscienza, per poter affermare di essere in lotta contro ingiustizia e privilegio e contribuire a salvare il Paese.

Ma nella maggior parte dei casi pochissimi sanno bene di cosa effettivamente si tratta, come muoversi e cosa fare.

 

Noi italiani siamo fatti così.

Basta passare davanti ai tavolini di un qualsiasi Bar Sport, per sentire ricette senza senso ma difese a spada tratta nella convinzione che la posizione espressa tra un caffè e un bicchiere di vino sia l’unica possibile e rappresenti la panacea di ogni male.

In verità bisogna riconoscere  che spesso c’è molta più verità nelle poche parole pronunciate da chi è offuscato dai fumi dell’alcool che in tanti discorsi che si ascoltano purtroppo anche nei luoghi dove dovrebbe nascere l’analisi politica della realtà con l’elaborazione conseguente di proposte concrete.

E ora che siamo con l’acqua alla gola?

Si dice che lo siamo tutti quanti, tutti in procinto di affondare, giovani e anziani, lavoratori e disoccupati, poveri e ricchi.

Io però credo non sia così e penso anche di essere in buona compagnia a sostenerlo.

E’ vero, siamo tutti nella stessa barca che si riempie di acqua, ma lo siamo solo per appartenenza allo stesso paese.

In effetti chi sta male sono sempre coloro che lottano giornalmente per poter vivere non da ricchi ma solo decorosamente, sono quelli che si affannano per avere il necessario, avere un lavoro magari anche precario, poter comprare pane e pasta, medicine, scarpe e cappotti, nulla di più.

E come è noto nei momenti difficili sono sempre pensionati, poveracci, famiglie e lavoratori a subirne le conseguenze maggiori, perchè non hanno nulla mentre chi ha a disposizione capitali di ogni tipo, compresi conti correnti imbottiti magari anche scudati, della crisi se ne frega altamente, non lo sposta di un millimetro, anzi riesce a speculare sulla povertà crescente guadagnandoci ancora.

E’ molto facile per questa fetta di categoria sociale fare affari, basta sapere chi è in difficoltà e non è difficile, offrirgli i quattro soldi di cui ha bisogno, soldi per avere ciò che in tempi normali sarebbe stato incedibile o con valore almeno triplo.

E’ facile inoltre per queste persone trovare lavoratori a disposizione e pagarli pochissimo, persone ricattate per il bisogno, extracomunitari bisognosi di nascondersi, uomini e donne che faticano in nero, lavoro non costoso per realizzare profitti non possibili in condizioni di normalità.

E questi approffittatori delle disgrazie altrui sono proprio tutti quelli che  – come qualcuno ha detto – riempiono ristoranti, aerei e alberghi nei fine settimana.

Ma non è solo questa la parte peggiore della società.

Ne esiste un’altra, per qualche verso ancora più infida, ed è composta da un nugolo di individui che dietro la facciata del fare politica si riempiono in pratica le loro tasche.

Ogni tanto qualcuno poco avveduto o troppo avido si fa pizzicare, ma per ognuno che si scopre ce ne sono probabilmente altri 10 che la fanno franca.

Come si scriveva all’inizio sono persone che la politica con la P maiuscola non sanno neppure che cosa sia e la trasformano in bancomat personale infischiandosene altamente dell’interesse pubblico che dovrebbero invece tutelare.

Sono gruppi subdoli perchè al contrario di chi ostenta la propria agiatezza e la getta quasi con disprezzo sulla piazza dei poveri cristi, questi si spacciano per difensori della morale e dell’etica ma in effetti pensano solo a se stessi e alla loro cerchia di intimi.

Familismo sfrenato, accapparramento a mani basse, ideali nulli, morale sotto i piedi.

Solo potere, potere, potere, perchè è da qui che per loro esce la moneta, è da qui che possono sistemare tutto il sistemabile, mettere pane nel cassetto, assestare le ossa per sempre.

Non si spiegherebbe altrimenti il progressivo posizionamento dei singoli in vista di possibili elezioni che da qualche tempo sono i rumors più gettonati di città piccole e grandi.

A tutto deve essere posto un limite di decenza, anche a questo.

Qui dovrebbe entrare in campo la politica quella vera, fare pulizia al suo interno, dare il senso alla sua missione.

Non servono legislazioni  specifiche, basta volerlo.

Quella politica vera troppo latitante che ha permesso di arrivare al punto in cui siamo oggi.

Non bisogne stupirsi quindi se tutto si sta sfasciando, se sono venuti meno i valori di rispetto anche verso idee contrapposte alle nostre.

Ma non si può stare fermi ed accettare gli eventi così come si presentano, bisogna reagire.

Il punto non è come poter reagire.

Il punto è se la volontà direagire esiste.

In autocritica e per concludere guardando verso la mia sponda politica direi questo : chiediamo a gran voce passi indietro ad altri – e lo facciamo giustamente –  forse è ora di dare qualche esempio.

            Maglio Domenico

 

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