Pillole e frammenti

Pillole e frammenti

Pillole e frammenti

 Oggi non riesco a condurre un discorso articolato su un singolo argomento. Dovete scusarmi, forse degli hacker russi mi hanno frammentato i collegamenti fra sinapsi, o forse sono già così di mio. Fatto sta che vorrei sottoporre le bizzarre conclusioni.

USA- 1 Leggo in rete, incredula,  commenti positivi e persino di benevolo ottimismo circa l’elezione di Trump.  Mi riesce difficile condividere alcunché. La totale negatività del personaggio è anche troppo palese. C’è solo da sperare che non combini guai irreparabili su scala mondiale, perché egoisticamente, per quanto attiene al suo paese, se lo sono votato, e allora…


 Le uniche – labili e flebili – speranze, sono che alcune delle sue posizioni, a prescindere che danneggino o favoriscano gli americani, indirettamente possano andare a discapito della globalizzazione, e che, magari, anzi, senz’altro, per plateale populismo e null’altro, prenda qualche decisione bizzarra che tagli le gambe a certi accordi già pianificati. Oppure che avere a che fare con un nemico della cultura, della civiltà, del rispetto, “svegli” le coscienze e obblighi a reazioni forti e compatte e consapevoli.

Quelle che coi falsi amici sono intorpidite. Eh sì, perché non mi riesce neppure di provare simpatia per i cortei di protesta. D’accordo, va benissimo affermare a priori che non si accetteranno passi indietro sui diritti civili fondamentali, ma al tempo stesso non dobbiamo dimenticarci quanto spesso ci si faccia scudo e alibi di questi inalienabili diritti individuli, per perseguire politiche che nel frattempo ci privano di ogni altro diritto, sociale, economico, lavorativo e di qualità della vita.

Meglio uno che toglie di brutto dal sito della Casa Bianca le notizie sui cambiamenti climatici, o chi le esibisce pensoso limitandosi ad approvare accordi che sono brodini tiepidi e non fermano i cambiamenti irreversibili? Meglio uno che afferma chiaramente il nazionalismo egoista degli americani, o chi, partendo comunque dallo stesso identico punto di vista di arroccamento privilegiato, di difesa dei propri “stili di vita”, di esibizione della propria unicità e  presunta superiorità, pretende di fare il poliziotto del mondo? 

Diritti civili sì, ma in patria. Se qualche alleato applica leggi inumane, umilia le donne e impicca i gay, ci si passa sopra, suvvia.

Meglio un Trump che ci mette la faccia o un Soros che finanzia e manovra livido dietro le quinte?

 

Meglio chi esibisce senza ritegno i propri privilegi di ricco, o chi si inventa l’orticello didattico della casa Bianca, per dare l’esempio e insegnare a questi rozzi incivili a mangiare sano? Dimenticandosi il piccolo particolare di quanto sia inopinatamente costoso il cibo sano rispetto allo junk food, dimenticando che, in una civiltà senza civiltà, sono i più poveri  che, paradossalmente, ingrassano? E poi ci si meraviglia della frustrazione di chi si sente preso in giro da questo paternalismo colto delle classi alte, che non li toglie dalla propria miseria umana e morale. Ci si meraviglia della rozza scelta Trump come reazione.

Di questi tempi, sentire utilizzare Michelle Obama come simbolo e bandiera, anche dai progressisti nostrani, mi dà la nausea. Ma non ci possiamo inventare qualcuno, sarebbe anche meglio qualcuna, che si faccia strada con le proprie forze, col proprio intelletto ed energie, invece di questi stucchevoli personaggi figli di, nipoti di, coniugi di, famosi per…

Possiamo uscire dalla civiltà del personaggio e dello spettacolo?

Ecco, meglio l’ipocrisia, o l’aperta negatività? Meglio la concretezza, o l’immagine spesso vuota? In attesa di qualcosa di positivo, per questo povero mondo, restiamo con questa domanda.

 

USA-2 Ciò che è accaduto in questi giorni, le tristi vicende del centro Italia, mi hanno ispirato un ricordo: la drammatica gestione dell’uragano Katrina che spazzò via New Orleans. Le persone sui tetti, in attesa di soccorsi che non arrivavano. C’è un filo logico: quelle erano le tragiche conseguenze del liberismo estremo di marca Bush. Tagli dei servizi, disuguaglianze persino nei soccorsi, indifferenza civile. L’eco plateale di quelle vicende, l’indignazione per il punto di non ritorno a cui si era arrivati contribuì  a costruire il cambiamento: l’elezione di Obama, presidente delle troppe speranze e delle altrettanto enormi delusioni. Ma la delusione paga sempre il suo prezzo: nulla di peggio di una speranza frustrata, che lascia sempre spazio al suo contrario. In una circolarità storica, dal reazionarismo iperliberista di Bush, attraverso l’ipocrisia perbenino dei finti progressisti, che si sono fatti odiare al punto che la loro epigona Hillary è stata vituperata e rifiutata come non mai, siamo approdati al reazionarismo condito di populismo e ignoranza del tycoon.

E noi? Noi abbiamo seguito un percorso diverso. Dai vecchi inciuci della prima repubblica, attaverso lo shock tangentopoli, siamo approdati direttamente al reazionarismo populista e ignorante in salsa berlusconiana. E da qui, tra larghe intese e complicità trasversali, al finto progressismo ipocrita del PD,  in realtà condito da iperliberismo, da scolaro secchione del primo banco ligio ai compiti della finanza. Ci siamo giocati lavoro, sociale, servizi, convivenza civile, impegno, scuola, risparmi, sanità. Ora a furia di tagli indiscriminati e concentrati sul basso e sull’essenziale, anziché su sprechi corruzione e prebende, ci ritroviamo a fare i conti con un sistema che collassa, e si regge solo sull’eroismo di chi fa comunque il proprio dovere, anche a fronte di stipendi ridicoli e taglieggiati, quando non al puro volontariato e all’arrangiarsi delle persone.

Così il PD, nostra Hillary, si è fatto odiare come non mai. Quali saranno le conseguenze? Nel magma che viviamo, se si continuano a demonizzare i 5 stelle e/o se non siamo all’altezza della situazione, può accadere di tutto. Resta da dire che siamo al momento messi meglio degli USA. Pensa te che consolazione.

 

Casa nostra-  1  Tempo fa, sui social, un savonese fece notare la possibilità che ci fossero truffe, da parte degli immigrati, al nostro sistema previdenziale. Fu subissato di critiche. Con paziente paternalismo, gli fu fatto notare quanto fosse prevenuta, razzista, chiusa questa affermazione. Gli fu spiegato, per filo e per segno, da persone che parevano addentro e informate del sistema, quanto fosse improbabile e irrealizzabile questa ipotesi, dandogli senz’altro del bufalaro. Ah, le post verità della rete!

Ora che emergono i primi casi concreti e conclamati, la persona timidamente si riaffaccia a farlo notare. Lo si può dire, ora? Si può lanciare l’allarme in modo serio e pacato, e prendere adeguati provvedimenti preventivi, senza caccia alle streghe o generalizzazioni in stile buoni e cattivi?

Sono da sempre assolutamente e personalmente convinta che il buonismo indiscriminato a prescindere faccia altrettanti danni quanto il razzismo ottuso. Il primo, rifiutandosi di ammettere l’esistenza di certi problemi reali o potenziali, a volte reagendo platealmente al contrario, contribuisce a peggiorarli. Il secondo se ne alimenta e li strumentalizza per i suoi fini non certo positivi.

Se ne esce solo con la ragione, affrontando concretamente le questioni reali e proponendo soluzioni altrettanto positive e concrete, faticosamente, certo, dolorosamente qualche volta, ma in modo imparziale e serio, sgombrando il campo dagli schemi mentali precostituiti e dall’emotività esasperata.


Casa nostra – 2 Leggo sbigottita le esternazioni di un ex vicesindaco, e mi meraviglio, innanzitutto, che ancora abbia di che parlare. Con tutto quello che sta emergendo delle precedenti amministrazioni, mettersi a criticare e dare consigli sembrerebbe fuori luogo.

Ne ha per tutti, dal suo partito alle altre opposizioni, lasciando fuori dalle critiche solo la maggioranza. Forse perché riesce difficile criticare chi sta portando avanti ogni tuo benemerito progetto cementizio.

Quasi offensivo nel liquidare una minoranza mercé l’età anagrafica. Ma lascio a loro ed eventualmente ai suoi compagni di partito le considerazioni che riguardano ciascuno.

Nel nostro caso, essere ritenuti estremisti e intransigenti lo considero un titolo di merito, una medaglia al valore, stante la situazione. Per questo, apprendo, saremmo stati “rifiutati” dai savonesi che non ci hanno mandato al ballottaggio. Tranne quella parte del tutto residuale di cittadini che ha fatto di noi la prima forza politica in città, che in un sistema meno distorto avrebbe ben altro peso.

Meraviglia comunque che a parlare di rifiutati sia colui che è stato sconfitto già alle primarie del suo partito. Ancor prima di affacciarsi alle urne e a conferma dell’ottimo giudizio che la città dava dell’operato suo e della giunta di cui faceva parte.


Casa nostra – 3  Si ha notizia che la procura della Corte dei Conti intende indagare, al momento contro ignoti, per la questione derivati del Comune di Savona. Proprio la settimana scorsa mi meravigliavo di come l’assessore Montaldo andasse affermando in Consiglio, anche  sollecitato da nostra interpellanza, di non riscontrare alcuna responsabilità della passata amministrazione, se non di scelta politica. E ribadivo, neanche a farlo apposta, che la stessa Corte dei Conti lo contraddiceva nei suoi rapporti, ipotizzando di trasmettere la documentazione alla magistratura contabile.  Così è avvenuto.

Tra l’assessore che taglia a spese dei savonesi e il resto della Giunta, Sindaco in testa, che sembra voler lasciare in pace il passato, quasi non ci appartenesse, quasi non ne subissimo le conseguenze,  quasi fosse fastidioso e volgare parlarne, e altri che applicano il principio: oggi a me domani a te, meglio non sfrucugliare, nessuno è perfetto… ci ritroviamo, dall’altra parte, a essere attaccati noi, da qualcuno. Come se la nostra insistenza nel chiedere spiegazioni,  nello stabilire responsabilità, fosse, nel migliore dei casi, giustizialismo ossessivo, e nel peggiore, un modo per mascherare incapacità propositiva.

Dimenticandosi che il danno erariale è un qualcosa che esiste ed è contemplato. Dimenticandosi che le proposte sono anche e soprattutto conseguenza di come si agisce a monte. Dimenticandosi che sarebbe ora, in questo martoriato Paese, in questa rassegnata e torpida città, che qualcuno, ogni tanto, fosse responsabile di qualcosa. E che la cosa pubblica fosse gestita con più rigore e serietà, e meno leggerezza, clientelismi, apparenze e facciate.

Non ho altro da dire, per questa volta. 

 

  Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

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