Perchè tassare le pensioni?

PERCHÉ TASSARE LE PENSIONI?

Premetto che non sono un “esperto” nel campo, come certamente danno a vedere di esserlo tutti i presidenti, attuale e passati, dell’INPS.

PERCHÉ TASSARE LE PENSIONI?

 Premetto che non sono un “esperto” nel campo, come certamente danno a vedere di esserlo tutti i presidenti, attuale e passati, dell’INPS.

All’ultimo attualmente in carica, Tito Boeri, insigne economista (salvo ignorare il signoraggio, ma questo è un altro discorso, sul quale mi sono speso da oltre 12 anni), vorrei fare questa semplice domanda:

Perché i pensionati vengono tassati, per la parte eccedente il minimo di sussistenza (variabile di Tribunale in Tribunale, e fissato in quel di Savona ad € 580), secondo gli stessi scaglioni Irpef applicati a salari e stipendi?

Salari, stipendi e pensioni sono redditi equivalenti sotto il profilo fiscale?

Io credo di no, per i seguenti motivi.

Idealmente una pensione corrisponde a quanto una persona ha accantonato nella sua vita lavorativa per poterne godere quando ne esce.

Detta così, la cosa sembra estremamente facile, ma purtroppo non lo è.


 Il Presidente dell’INPS, Tito Boeri, preoccupato dei pensionati
che espatriano per non pagare le tasse

Nel discorso che segue faccio riferimento al sistema contributivo, entrato da pochi anni in vigore, per cui il pensionato dovrebbe percepire, dopo adeguamento all’inflazione, esattamente quanto ha versato. Già, ma come si fa a spalmarlo sui residui suoi anni di vita, se questi sono ignoti, o meglio, noti soltanto a livello statistico? Ai fini di quanto andrò a esporre, facciamo conto che tutti vivano esattamente l’aspettativa statistica di vita, supponendo che vari poco nel corso dei 35-40 anni lavorativi.

Per semplificare ulteriormente le cose, supponiamo che, invece di pagare i contributi ad un ente terzo, il lavoratore li usi per comprare un bene che supponiamo dotato di potere d’acquisto costante, diciamo l’oro.

Tutti i lavoratori mettono dunque in un caveau, singolo o collettivo, ma in cassette separate, le monete d’oro in base a quale saranno i suoi prelievi durante gli anni che vivrà dal momento in cui cesserà il lavoro sino a quando morte lo coglierà.

Arrivato all’anno di fine lavoro, il signor X, insieme a tanti altri suoi pari, andrà al caveau a ritirare i suoi marenghi d’oro, che gli serviranno per campare dignitosamente fino all’ultimo giorno di vita.

Se questa può sembrare un’astrazione senza nesso con la realtà, si tenga presente che questo è ciò che già fa l’ente terzo, che vede i suoi iscritti come tante “persone statistiche”all’atto di calcolare sia i contributi che le loro singole pensioni, naturalmente con tutte le incertezze che un simile calcolo inevitabilmente comporta.

Il punto che vorrei far risaltare, però, è il seguente: se il signor X, cessato il lavoro, va a ritirare i suoi marenghi, non fa che prendere qualcosa di suo, guadagnato col suo sudore: lo ha defalcato dal suo stipendio, non l’ha goduto, differendone il godimento agli anni della sua vecchiaia.


Il caveau che custodisce -solo idealmente- i contributi pensionistici degli italiani

Ma allora, perché mai lo Stato dovrebbe esigerne una parte sotto forma di tasse? Sarebbe, anzi è, un’appropriazione indebita. Così come lo sarebbe se tassasse i proverbiali “soldi nel materasso”, pratica tornata in vigore con i recenti tassi a zero. E anche i soldi depositati in un conto corrente o in qualunque altra forma di risparmio, mica sono tassati quando si prelevano. Si tassano solo i redditi, cioè gli interessi, non il capitale. E allora perché tassare le pensioni, che non sono un reddito, ma un risparmio con godimento differito?

Una riprova dell’assurdità di questa tassazione, che parte da circa il 25% (un quarto dei soldi accantonati!) a salire col crescere dell’importo pensionistico, è la strana “indulgenza” riservata a chi, anziché percepire la pensione in Italia, trasferisca la propria residenza in altro Paese, primo tra tutti il Portogallo (!?), in base ad un accordo tra governi. Lo Stato italiano rinuncia a tassare la pensione di chi quei soldi li spende addirittura in un Paese straniero!

Ormai siamo così abituati alle vessazioni di Stato (e banche) che ci sembra tutto normale, anche vedere ad es. una pensione lorda di € 1600 calare a € 1200 dopo il salasso statale. Una bella, vistosa differenza. Che non ci sarebbe se il pensionato optasse per il Portogallo (o altre destinazioni), dove oltre tutto la vita costa meno e crescerebbe proporzionalmente il suo potere d’acquisto. Tant’è che molti questo trasloco l’hanno davvero fatto, a tutto danno dell’economia italiana. Ha senso tutto questo? No, se pensiamo che Tito Boeri ha denunciata questa anomalia; ma non già per chiedere la detassazione delle pensioni tout court, come sarebbe doveroso, ma per sopprimere la detassazione agli italiani all’estero.


Lisbona tra le mete preferite dai pensionati esentasse

Pensate che crescita economica ci sarebbe se le tasse sulle pensioni fossero abolite! A chi dirà che “non ci sono i soldi” rammento i famigerati € 18 miliardi trovati in un weekend dal ministro Padoan per salvare quei colabrodi delle banche venete, toscane, ecc. e poi regalarle per € 1 ai vari “salvatori”, Intesa Sanpaolo in testa, cedendo gli npl (crediti deteriorati) agli avvoltoi di Wall Street, che sapranno come renderli esigibili…

Tornando alle pensioni, anche se oggi si chiamano contributive, anziché retributive, in effetti non lo sono, perché non vengono pagate prelevandole da un ideale caveau, ma dagli odierni lavoratori, che quindi non accantonano la propria pensione, ma pagano quella dei vecchi (ma anche così non sono un reddito, è solo una partita di giro). In sostanza, una variante dello schema Ponzi, dove i soldi di chi esce dal circuito vengono pagati da coloro che vi entrano. Finché ne entrano più di quanti escono, tutto bene. I guai cominciano quando i flussi in uscita superano quelli in entrata: Ed è esattamente la situazione che stiamo vivendo, cui il governo preferisce sopperire con gli immigrati, anziché migliorare le condizioni delle famiglie italiane, sempre meno propense a far figli.

 Marco Giacinto Pellifroni    3 dicembre 2017

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