PASSAGGIO A NORD EST

Tutti noi siamo stati abituati a pensare il mondo con il centro di gravità in Occidente, con l’unica eccezione di quella formidabile nazione nell’Estremo Oriente che si chiama Giappone; la quale, dopo aver dimostrato una potenza di fuoco, economica e militare, tale da tenere in scacco un gigante come gli USA, lasciando a questi ultimi come ultima opzione per riuscire a domarla una doppia strage nucleare, finì con l’americanizzarsi in misura pari all’Europa occidentale post-bellica.

Tintoretto, Venezia, Sala del Maggior Consiglio, 1598-1605. La caduta di Bisanzio in mano turca. Un avvenimento che segnò, assieme alla successiva scoperta dell’America, la fine di un mondo, che volse il suo sguardo da Est a Ovest

Giova ricordare che il centro di gravità che abbiamo dato per scontato come somma di Europa + America del Nord iniziò a configurarsi verso la fine del XV secolo, quando, dopo la caduta della “Seconda Roma” (Bisanzio) nel 1453 e la successiva scoperta dell’America, lo sguardo dell’Europa si volse da Est a Ovest.

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L’eredità culturale greco-bizantina migrò verso l’Europa, tramite i colti migranti in fuga dalle persecuzioni dei Turchi vittoriosi, e verso la Russia, che assurse al ruolo di “Terza Roma”, con il matrimonio, nel 1472, dell’ultima erede del trono bizantino, Zoe Paleologina, con Ivan III, “Il Temibile”, Gran Principe di Mosca, che del titolo di Paleologo, ossia degli ultimi imperatori di Bisanzio, volle fregiarsi; così come del titolo di csar (in seguito zar), Cesare, titolo degli antichi imperatori romani, facendo proprio anche il simbolo bizantino dell’aquila bicipite.
L’assorbimento della cultura, dei fasti di corte, dei riti liturgici e della sacralità tipici dell’Impero Bizantino, proseguì con Ivan IV, detto “Il Terribile”, e proseguì nei secoli a venire, col sovrano “rappresentante del Dio in terra, del quale assunse gli attributi giuridico-sacrali”. [VEDI] La cesura dell’impero russo e neo-bizantino dall’Occidente non avrebbe potuto essere più netta, acuita dal progressivo disinteresse europeo per il mondo a Oriente e la sua concentrazione sulla nuova scoperta a Occidente, dove avrebbe profuso tutto il suo impegno nel sistematico saccheggio delle sue risorse e nella decimazione dei suoi abitanti.
Oggi stiamo assistendo ad un graduale riposizionamento del pendolo del potere verso Est, sia per l’accentuarsi del peso economico, industriale e militare della Cina, sia per l’ormai manifesta volontà di rivincita della Russia, dopo decenni di umiliazioni e, dal 2014, di sanzioni da parte di un Occidente erettosi a tribunale del mondo, nelle duplici sedi di Wall Street e della City di Londra. Sia chiaro che non sto avallando i massacri in Ucraina; sto solo cercando di interpretare i moventi sia storici che psicologici, che possono aver spinto l’ultimo zar ad invaderla, di fronte alle reiterate dichiarazioni della stessa, blandite dall’Occidente, di “passare il Rubicone” e, pur avendo migliaia di km di confine con la Russia, anelare addirittura all’ingresso nella NATO, ossia nell’organismo militare sorto per contrapporsi alla Russia stessa.
Ci sono nella storia eventi di portata tale da fungere da “spartiacque” tra due mondi. Cito in particolare il già citato doppio evento, nello stesso XV secolo, della caduta di Bisanzio e della scoperta dell’America. Altrettanto determinanti furono sia la Prima che la Seconda Guerra Mondiale. E’ probabile che oggi ci troviamo di fronte ad un nuovo spartiacque, per cui il mondo cambierà rapidamente; e niente sarà più come prima.

Questo libro, della bizantinista Silvia Ronchey, è fondamentale per cogliere i delicati rapporti quattrocenteschi tra Oriente e Occidente, con il simbolico matrimonio tra Zoe (poi Sofia) Paleologina e Ivan III “Il Temibile” di Russia, lo zar che di Bisanzio assimilò tradizione e liturgie; forse le stesse che oggi improntano i sogni imperiali del nuovo zar, Vladimir Putin

Se guardiamo a quanto sta succedendo in Ucraina attraverso la lente della concezione autocratica e sacrale del potere traslata dalla civiltà bizantina a quella russa a partire dal XV secolo, forse avremmo qualche elemento interpretativo in più per spiegare l’attuale posizione dell’ultimo zar, come viene giustamente chiamato Putin, erede a distanza del suo predecessore Stalin, avendo, come lui, assommato su di sé un immenso potere.
Una rilettura degli ultimi secoli dell’Impero Bizantino, in progressiva ritirata sotto l‘incalzare dell’avanzata turca, ha sorprendenti analogie con quanto accaduto all’Impero Sovietico dopo la sua dissoluzione nel 1989. Se Bisanzio passò a far parte politicamente dell’Impero Turco, l’URSS si frantumò in una molteplicità di nazioni indipendenti, e Mosca si ridusse ad essere capitale della sola Russia, ma soprattutto si lasciò permeare, dopo anni di turbolenza filo-occidentale (Eltsin e Gorbaciov), dalla “contaminazione” di idee democratiche, addirittura con elezioni del capo dello Stato e un’opposizione riconosciuta. Tutto ciò viene visto dall’unico vero erede degli zar, Vladimir Putin, come una progressiva decadenza, una vera profanazione del genuino spirito russo-bizantino, che non ammette cedimenti al nichilismo dilagante oltre frontiera e all’ingerenza in quelli che considera territori di sua influenza, addirittura con sanzioni punitive a partire dal 2014, anno di annessione della Crimea, decise nella sede del suo tradizionale nemico, gli USA, e dalla sua alleata UE.
Nel numero scorso ho posto in risalto come l’annessione dell’Austria alla Germania nazista sia stata la prima mossa verso la successiva invasione della Polonia, che causò l’entrata in guerra di Francia e Gran Bretagna.

28 giugno 1914. Questo attentato, da parte di un giovane indipendentista bosniaco, contrario all’annessione della Bosnia-Erzegovina all’Impero Austro-Ungarico, fu la scintilla che causò la successiva deflagrazione della Grande Guerra, con inizio il 1° agosto 1914

Anche questo fatto ha un precedente: la decisione dell’Impero.Austro-Ungarico di annettersi la Bosnia-Erzegovina e il successivo attentato di Sarajevo nel 1914 all’arciduca Francesco Ferdinando e consorte ad opera di un giovane indipendentista bosniaco, che innescò la scintilla della Grande Guerra. Sembra che le annessioni abbiano un effetto detonatore sui sentimenti nazionalisti e i rancori covati a lungo e inesplosi.
Le due guerre mondiali hanno determinato cambiamenti geopolitici di peso epocale; e oggi ci sono tutti i segnali di un nuovo cambiamento di paradigmi e di centri gravitazionali sotto vari profili: economici, politici, sociali e di rapporti di forza tra le grandi potenze. L’asse, che dal 1945 era incentrato tra le due sponde dell’Atlantico, si è progressivamente spostato verso Est, a cavallo tra Russia e Cina, con il contemporaneo affacciarsi del polo indo-pakistano, con retroterra culturali e religiosi molto lontani, quando non in lotta, tra loro.
Se escludiamo il Giappone che, come già accennato, continua a gravitare finanziariamente, commercialmente e militarmente, nell’orbita occidentale, il resto dell’Asia non guarda certo con indulgenza al predominio di USA e UE, visti come potenze coloniali sotto diverse spoglie e “poliziotti del mondo”. Non ci sono dubbi da che parte penderà la ventilata mediazione cinese nel conflitto Russia-Ucraina; e la votazione all’ONU su questo conflitto ha già abbozzato i futuri schieramenti, con le significative astensioni, oltre alla Cina, anche di India e Pakistan

Palazzo di Terem, all’interno del Cremlino. Il fasto e lo stile ricordano l’ieraticità dell’antica Bisanzio. Vivere qui dentro significa respirare la stessa aria dei nuovi Cesari, a partire dall’istituzione di Mosca come Terza Roma, nel 1472

D’altro canto, sempre nello spirito neo-bizantino che alberga nell’ultimo zar, le sue mire non si fermeranno di certo all’Ucraina, ma si estendono già, in pectore, a tutte le altre nazioni che costellavano la galassia sovietica e che se ne sono scisse per aderire alla way of life americana, considerata sacrilega in quanto trasformatrice del mondo in un Paese dei Balocchi, senza più limiti all’edonismo delle masse, anziché riservare il lusso ai soli vertici dello Stato: quegli oligarchi in debito verso lo zar, come gli antichi cortigiani di Palazzo.

Il sovrano del Khanato tataro di Kazan e Astrakhan, sconfitto e supplice ai piedi di Ivan IV Il Terribile, che annesse i due khanati alla Russia, dopo aver massacrato gran parte dei difensori [VEDI]

Sull’efferatezza di Joseph Stalin non è il caso di insistere, tanto è ormai storicamente appurata.

Vladimir Putin ha all’improvviso mostrato un’inopinata affinità comportamentale ai suoi illustri predecessori, vicini e lontani, come Ivan III e IV e Stalin, con la brutale aggressione dell’Ucraina, probabile punta dell’iceberg delle sue mire espansionistiche in stile vetero-sovietico. Del resto, da un uomo del KGB al governo c’è da aspettarsi umanità e clemenza?

A Putin l’Occidente può togliere anche tutti i suoi averi, ma non l’alterità e la certezza dell’investitura sacrale conferitagli in quanto erede della passata grandezza bizantina. E di certo non l’avrà sorpreso, a differenza nostra, il supporto del Patriarca di Mosca, Kirill, che nel suo discorso dal pulpito della cattedrale, ha condannato il consumismo eretto a sistema di vita nel mondo occidentale e l’eccessiva libertà dei costumi, di cui le parate gay sono portatrici e simbolo, elogiando in sostanza il nuovo corso di Putin, che ridà fiato alla perduta solennità e investitura divina della Russia e del suo reggitore. D’altronde, le misure restrittive sull’erogazione delle materie prime energetiche indicano già la strada verso le ristrettezze che un tempo facevano parte del vivere quotidiano.
Se qualcuno aveva lanciato un’impossibile “decrescita felice”, siamo sì alla decrescita, ma infelice, almeno per la grande maggioranza, nel breve-medio termine. Quanto al lungo termine, nessuno è oggi in grado di fare previsioni che ambiscano ad essere più di mere supposizioni.

Marco Giacinto Pellifroni      13 marzo 2022

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2 thoughts on “PASSAGGIO A NORD EST”

  1. Articolo interessante che ha il merito di individuare gli snodi storici più significativi necessari per poi offrire un’interpretazione storiografica articolata e stimolante.
    Solo una piccola nota: quando gli americani sganciarono le bombe su Hiroshima e Nagasaki, non lo fecero per piegare una nazione che altrimenti non si sarebbe arresa. Nell’agosto del 1945 ormai la sorte del Giappone era abbondantemente segnata.
    Il Giappone fu solo il teatro di una tragica rappresentazione che era diretta ai russi, fino ad allora alleati, ma con la fine della guerra “calda”, futuri avversari nella guerra “fredda” per la spartizione del mondo sotto le loro rispettive influenze.
    Gli americani possedevano un’arma micidiale, che poteva provocare decine di migliaia di morti in pochi secondi. Ora i russi lo sapevano e dovevano tenerne conto…

  2. Un ottimo e approfondito trattato di storia che ci fa ricordare che non esiste solo l’occidente come è ben spiegato nell’articolo. Letto e riletto più volte

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