Pasquale e Atzori a confronto

CRISI INDUSTRIALE
Pasquale e Atzori a confronto
dal mensile il Letimbro

CRISI INDUSTRIALE
Pasquale e Atzori a confronto  dal mensile il Letimbro
Luciano Pasquale
CRISI E IMPRESA
Parla il presidente della Camera di Commercio
 Luciano Pasquale
OCCORRE INNOVARE
Chi ha ristrutturato è ancora in attività, gli interventi vanno fatti in tempo

Da mesi stiamo assistendo alla crisi di diverse industrie pre­senti sul territorio. Per provare ad approfondire la situazione e del clima generale, abbiamo intervistato il presidente della Camera Commercio di Savona Luciano Pasquale, che ha un imperativo: innovazione.

Presidente Pasquale, si dice alle imprese di innovare per competere e superare la crisi. Concretamente  però le nostre piccole e medie aziende sem­brano non avere gli strumen­ti culturali ed economici…  

“Se parliamo di provincia di Savona noi abbiamo il 98% delle imprese che hanno meno di dieci dipendenti e con que­ste dimensioni un’impresa manifatturiera difficilmente ha le capacità per crescere sul mercato e rivolgersi all’estero. Solo le imprese più strutturate riescono a fare innovazione. A Savona ce ne sono e assorbono circa 15.000 persone. Le azien­de  sul nostro territorio che han­no innovato e ristrutturato negli ultimi decenni del Novecento, introducendo macchine che hanno permesso un processo produttivo automatizzato, sono ancora oggi in attività”.

Prendiamo l’esempio di Fac: se ha commesse da marchi  importanti come Nestlè, per­ché è in crisi e perché un im­prenditore dovrebbe acquisirla?

Probabilmente negli ultimi anni hanno continuato a pro­durre e vendere sotto costo fino ad arrivare ad una situazione debitoria tale per cui sarà dif­ficile trovare un imprenditore o una banca interessata ad in­vestire. Gli imprenditori sono anche ammirevoli perché cer­cano di resistere mettendo soldi dentro l’azienda, ma qualcuno ce la fa e altri no. Così anche Ocv che a fronte di un mercato che non andava più bene hanno continuato a produrre a magaz­zino vendendo poco. Entram­be sono forti consumatori di energia e scontano il fatto che in Italia costa il 30-40% in più che in paesi come la Francia che ha il nucleare. Poi c’è an­che il fatto che gli interventi di innovazione vanno fatti in tem­po, non quando ho accumulato un debito e perso già dei clienti. Il dilemma  dell’imprenditore de­riva dal fatto che innovare può  significare acquistare macchine che permettono di fare la stessa produzione, ma con la metà  delle persone.

 Abbiamo però  salvato diverse aziende con la ristrutturazione come ad esempio la Bombardier negli anni ’80.  Il problema è che oggi la gente esce dalle aziende ristrutturate non viene riassorbita dal mercato del lavoro”.

 C’è chi afferma che il turismo sa essere un motore per lo sviluppo se trasformato in in­dustria. Cosa ne pensa?

“Il turismo deve dotarsi di  un organizzazione di tipo indu­striale, vale a dire una combi­nazione di fattori del servizio turistico che il mercato sta richiedendo in modo più completo. Ad esempio, il marketing fino a pochi decenni fa era una componente  poco significativa perché c’era una forte domanda per il mare e non era necessario promuovere l’offerta, mentre ora è uno strumento fondamentale. Oppure la qualità: gli stranieri apprezzano  il fatto che un’azienda sia certificata. Poi c’è anche da tenere in consi­derazione la gestione dei costi, che deve essere di tipo indu­striale per tenere bassi i costi e competere sul prezzo con altre destinazioni turistiche. Adesso  anche il turismo è chiamato a stare continuamente sul mer­cato e a innovare sempre sia offerta che sistema organizza­tivo”.

Camera di commercio cosa sta facendo in questo fran­gente? 

“Abbiamo attivato lo strumen­to reti di imprese proprio per favorire l’aggregazione neces­saria per imprese piccole come le nostre per fare ad esempio marketing e ricerca comune e abbiamo introdotto il micro cre­dito per incentivare l’impren­ditorialità giovanile, sociale e femminile. Comunque già l’an­no scorso avevamo messo qua­si un milione e mezzo di euro per sostenere le garanzie per le imprese. Il credito è un proble­ma, ma purtroppo il problema grosso è che non ci sono inve­stimenti e iniziative nuove”

Fabio Atzori
Il Presidente  dell’Unione Industriali Fabio Atzori e le “ricette” per la complessa
  situazione  del territorio
SERVONO MENO BUROCRAZIA 
 E PIU’ ISTRUZIONE”

 La crisi anche per le aziende non è facile da superare: Pa­squale della Camera di Com­mercio suggerisce  loro di inno­vare, il presidente dell’Unione Industriali Fabio Atzori, entra­to da poco nel Comitato con­sultivo della Regione in ma­teria di Università Ricerca e. Innovazione, pone l’attenzione sull’istruzione.

Atzori, stiamo assistendo alla crisi di industrie come FAC e OCV, mentre paesi come la Cina hanno un’in­dustria a vele spiegate. Sem­bra che lo sviluppo avvenga solo in situazioni economiche e sociali svantaggiate, dove il costo del lavoro è bassissimo. Cosa ne pensa?  

” Io non ridurrei tutto solo al costo del lavoro, i paesi che ‘ti­rano’ oggi hanno anche molti meno costi dovuti alla scarsa attenzione alle tematiche  ambientali, che si riflettono in bassissimi costi dell’energia altro ingrediente indispensabi­le per poter competere. Questo dovrebbe essere in qualche modo compensato premian­do le aziende ed i paesi che invece sono più sensibili a questi argomenti. Questo però è solo uno dei lati della me­daglia, l’altro è che nei paesi cosiddetti occidentali, e nel nostro in particolare, la buro­crazia è diventata costosissima e soprattutto nemica di chi ha iniziative produttive, costrin­gendo ad attese bibliche in un mondo che va velocissimo.  L’educazione è un altro tema  fondamentale, non si premia più il merito, ma si tende ad adeguarsi al ritmo di chi va più piano, col risultato che non siamo più in grado di produrre eccellenze”. 

Come si concilia il vostro progetto “fabbriche aperte” con l’attuale situazione? 

“Guardi l’unico modo che han­no oggi le nostre aziende per competere è la competenza. Per anni il lavoro in azienda è stato considerato di serie B, portando ad un impoverimento  preoccupante delle competenze tecnico scientifiche che han­no fatto ricco il nostro paese.  Oggi mostrare ai ragazzi che il lavoro nell’industria è qualiticato e può dare importanti soddisfazioni è fondamentale per attrarli in azienda. Tenga presente che, nonostante la cri­si, tutt’ora sul nostro territorio chi assume trova difficoltà a reperire risorse tecnicamente ‘ qualificate”. 

Cosa può creare occupazione sul nostro territorio? 

“Sicuramente la realizzazione e poi il funzionamento di pro­getti di grande portata come la Piattaforma Maersk e l’ampliamento di Tirreno Powersono occasioni di crescita irri­petibili, in aggiunta le aziende più rilevanti sul nostro territorio continuano ad investire in risorse umane qualificate anche in questi tempi di crisi”. 

Cosa pensa dell’Università italiana e quale è il princi­pale contributo che l’Unione Industriali può darle grazie la sua partecipazione al co­mitato in materia di ricerca e innovazione? 

“ L’università italiana oggi è molto indietro rispetto a quelle che sono le esigenze di un paese  che, non potendo competere sul costo del lavoro, lo deve e sull’eccellenza. Mi spiego alcuni esempi. I piani di studio non sono al passo con i tempi, la stragrande maggioranza degli studenti che si laureano non sanno parlare corret­tamente inglese, se un azienda volesse finanziare una attività di ricerca con l’università non può farlo con i ricercatori che si sceglie ma deve aspettare i risultati di un concorso.  In conclusione  c’è moltissimo da fare e poco tempo per farlo, mi sembra che ci sia sensibilità a questi argomenti da parte di tutte le istituzioni coinvolte, quindi sono fiducioso”.

Linda Finardi  dal mensile  il Letimbro

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.