Ogni crisi è un’opportunità

 Di questi tempi si è un po’ in trappola. Nel senso che non si fa altro che parlare del problema, e si inizia a esserne un po’ stufi.

Al tempo stesso qualsiasi altro argomento si voglia intavolare rischia di ricevere ben poca attenzione, distratti e impensieriti come siamo. 

Non ho alcuna voglia di indossare panni millenaristi, visto che di questi tempi qualsiasi ambientalista provi a indicare correlazioni o a far notare indiretti effetti “positivi” viene tacciato di essere contento dell’epidemia. 

 

Non è così, certamente, e neppure noi appassionati di fantascienza che tante volte abbiamo letto, scritto, visto situazioni del genere siamo aiutati dalle nostre premonizioni. Non abbiamo lo shock di base di chi era totalmente impreparato, questo sì, ma per il resto stiamo male tanto quanto. 

Eppure qualche riflessione va fatta. Ora che abbiamo tanto tempo in casa, proviamo a trovare un senso a ciò che accade, cercando di ricavarne qualcosa di positivo.  Di trarre riflessioni, perché è proprio nelle crisi che la vera natura di cose e persone viene a galla. Al di là di finzioni, paludamenti e sovrastrutture. 

Le prime considerazioni sono politiche. Di fronte a questa Europa cinica, indifferente e matrigna,  si iniziano a capire le ragioni dei cosiddetti sovranisti, almeno quelli autenticamente preoccupati per la propria nazione e il proprio popolo, e non di propaganda e facciata come la Lega. 

 E a proposito di propaganda: le invereconde esternazioni dei leader del centrodestra, da Salvini che strepita e dice tutto e il contrario di tutto, alla Meloni che per un po’ si contiene e poi dà a Conte del criminale o giù di lì, all’altro che se ne fugge a Nizza terrorizzato e ossessionato dall’unico spauracchio che può minacciare lui e i suoi soldi, alle sparate su governi di unità nazionale ed elezioni tentando di dare spallate in un momento di debolezza, ci raccontano in che mani avremmo potuto essere. 

I nostri amministratori regionali liguri che approfittano delle notizie per farsi continuamente campagna  elettorale, collegando note istituzionali a pagine politiche, la dicono lunga sulla loro serietà. Mentre la nostra amministrazione comunale emerge in tutta la sua desolante pochezza.

E il duo delle principali sciagure del Paese, Renzi e Salvini, che non trovando abbastanza spazio sui media nazionali vomitano veleni e screditano la loro stessa nazione su media esteri, sono il colmo su tutto questo: mai, in altre nazioni non dico più patriottiche, ma almeno più dignitose di noi, una cosa del genere sarebbe tollerata, verrebbe stroncata come minimo la carriera politica, per non dire di peggio. Inqualificabili. 

 D’altra parte non è che molti leader mondiali, sovranisti o cocchini del liberismo come Macron che siano, ci stiano facendo bella figura. Mentre Conte e persino il bistrattato Di Maio qualcuna la indovinano.

Riflettiamo, dunque, anche politicamente, quando ne saremo fuori.  

L’altro argomento che deve emergere, spostando altrove il pensiero, è quello sulla famosa decrescita che tanto spaventa come sinonimo di oscurantismo e regressione. 

Ma avremo sicuramente una decrescita INfelice, continuando coi ritmi insostenibili del sistema iperliberista, capitalista, globalizzato.  I germi dei suoi mali sono evidenti, e se li coltiva in se stesso, come un fumatore accanito o un alcolizzato mette a rischio fegato o polmoni. Solo smettere aiuterebbe, se non è troppo tardi. Non esiste l’alcolismo sicuro e illimitato. 

 E smettere è esattamente quel che ha in mente la decrescita felice, che non è rinuncia, non è arretramento, non è disagio, ma un migliore bilanciamento di risorse, equilibrio con l’ambiente, sviluppo tecnologico, che tagli fuori le punte insostenibili dell’arricchimento spasmodico di pochi a spese di tutto il resto. 

I quali pochi straricchi dovrebbero anche loro rendersi conto che, se finora sono stati indifferenti al degrado provocato, non possono ritenersi al sicuro da tutte le conseguenze. Il virus non fa discriminazioni di censo. 

Riepilogo dunque il concetto: o decresciamo con le buone, o saremo travolti da una decrescita obbligata da fattori esterni come degrado e penuria di risorse. Tertium non datur, per cui mettiamoci il PIL e la crescita economica dove meriterebbero di essere, in un luogo scurrile,  e troviamoci altri parametri per misurare lo stato della società. Al più presto.

 Se si fosse guidati da deliri da fattucchiere anziché da concetti razionali, verrebbe da dire che questo virus sia quasi senziente, tanto vanno in precise direzioni le sue scelte, e si potrebbe ammonire sul castigo divino o della natura, secondo credenze.

E invece le spiegazioni vanno cercate proprio in elementi razionali e dati oggettivi: è scoppiato più virulento nella zona più inquinata della Cina, e in quella più inquinata d’Europa, la pianura padana.  Dove le persone hanno difese immunitarie indebolite e sistema respiratorio in crisi, gli effetti si manifestano con maggiore importanza clinica. Dato di fatto, io avevo notato la cosa dal principio ma tacevo in quanto non esperta, ora vedo che anche medici e scienziati lo ipotizzano. 

Ma l’inquinamento è parte del nostro stile di vita, dirà qualcuno, del progresso. Vero, ma i satelliti ci dicono che con queste limitazioni è diminuito ora in modo clamoroso. Non ci han sempre detto che d’inverno era soprattutto il riscaldamento a influire? Eppure siam tutti in casa ora, semmai scaldiamo di più. 

Allora, al netto di chi non si muove, studenti, telelavoratori ecc., visto che comunque attività produttive e trasporti più o meno funzionano, non sarà che la parte maggiore del veleno che ci intossica la produciamo spostandoci spasmodicamente  e spesso inutilmente fra centri commerciali e lunghi giri domenicali in auto privi di reale scopo? Riflettiamo anche che alcuni focolai ben precisi e difficili da stroncare si trovano nelle vicinanze dei tanto decantati inceneritori. Insomma, i segnali di cosa si deve cambiare ci sono, no? 

 Sui lavori che possono essere svolti da remoto, grazie alla tecnologia, contribuendo anche qui a ridurre gli spostamenti, molto si è già detto, alcune resistenze dovute più  a idee arretrate di lavoro e controllo del lavoratore, che a reali motivi organizzativi e tecnici, si spera siano superate e non si torni indietro una volta sperimentati gli effetti positivi, valutando le persone sui risultati del loro lavoro e non su quanto tempo impiegati e manager si trattengono in straordinario fingendo di produrre.  E questo non è un dato che induce all’ottimismo? Potrebbe valere, entro certi limiti si intende, anche per scuola e istruzione, nell’ottica di ridurre i trasporti inutili invece di pretendere sempre nuove strade e parcheggi. Non perdiamo ciò che abbiamo appreso, non torniamo indietro. QUESTA è decrescita, bellezze!

 Sempre restando sulle cause, appurato che si tratti di trasmissione da animale a uomo e successiva mutazione da uomo a uomo, i virologi sanno correlare anche questo a fattori ben precisi, legati, pure questi, al nostro insostenibile modello economico. Disboschiamo, riduciamo ad aree ristrette quelle che prima erano distese, turbiamo gli equilibri naturali fra predatori e prede, inurbiamo alcune specie selvatiche che si ritrovano ai margini delle città, ed ecco che quelle minacce virali che prima erano lontane e in zone non civilizzate ci arrivano addosso, e non siamo preparati ad affrontarle. Prima ancora di preoccuparci del riscaldamento globale che sciogliendo l’Antartide potrebbe risvegliare virus antichissimi e ignoti, preoccupiamoci di questi ben più reali e vicini. 

Per chi volesse approfondire questi temi, ecco una  fonte 

Inevitabile? Un corno: non siamo obbligati a desertificare il pianeta e distruggere la natura senza alcun freno, se non per la stramaledetta avidità. Tutto ha conseguenze, non è la mistica della Madre Terra, è biologia, è scienza. Distruggere gli ecosistemi distrugge anche noi. È istinto di sopravvivenza e buon senso. 

Altra cosa che ci sta insegnando il nostro severo coronamaestro, è che la sanità va potenziata e che deve rimanere pubblica, e qui da noi sottratta al controllo delle regioni. 

Per estensione, ci deve far riflettere su quella sciagurata corsa al federalismo che prima la Lega, poi anche il centrosinistra per correrle dietro, hanno propugnato in questi anni. 

 Regioni che legiferano per conto loro, che gestiscono ognuna come le pare risorse e funzioni, che amministrano spesso malissimo enormi capitali. 

Un bel ritorno al centralismo, magari ripristinando le province come veri gangli vitali e tagliando del tutto le debordanti regioni, sarebbe un magnifico sogno.

Chissà se qualcuno avrà il coraggio di perseguirlo. 

In generale le privatizzazioni, gli sprechi, la corsa al gigantismo hanno dimostrato tutti i loro limiti.  Il conflitto fra Stato che ancora si propone come sociale e stato totalmente liberista e folle si evidenzia come non mai, e iniziamo a provarne sulla nostra propria pelle le conseguenze. 

Chissà che strada vogliamo prendere, in futuro. Perché ciascuno di noi può influire, sia con i comportamenti e le piccole scelte di ogni giorno e il proprio ruolo sociale e lavorativo, sia  attraverso la politica e i rappresentanti che eleggiamo.  Riflettiamoci, mentre siamo bloccati in casa e abbiamo tanto tempo per pensare. Iniziamo a pensare al mondo che vorremmo e non a quello che ci impongono come strada obbligata.

 

   Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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