Stato di eccezione e libertà costituzionali

STATO DI ECCEZIONE
E LIBERTA’ COSTITUZIONALI

STATO DI ECCEZIONE E LIBERTA’ COSTITUZIONALI

 Non si era mai vista, se non in tempo di guerra, una sottrazione delle libertà fondamentali della persona, sancite dalla nostra Costituzione democratica e repubblicana, come quella imposta a tutto il popolo italiano dai recenti decreti governativi emanati per contenere il rapido diffondersi del contagio da Coronavirus.


Misure così drastiche si giustificano soltanto in presenza di quello che il filosofo Giorgio Agamben, riprendendo una nozione di Carl Schmitt, chiama “stato di eccezione”, cioè quello stato in cui vale il principio formulato in una sentenza del drammaturgo Publilio Siro: “Necessitas non habet legem, sed ipsa sibi facit legem (la necessità non conosce legge, ma diventa legge essa stessa)”. Già, sennonché uno stato in cui la legge è dettata non dalla libera decisione di un’assemblea legislativa ma dalla necessità, cioè dallo stato di eccezione dovuto, in questo caso, a una grave emergenza igienico-sanitaria, è uno stato in cui i cittadini diventano sudditi di un sovrano che detta legge per tutti. Ora non occorre essere costituzionalisti per accorgersi che le misure adottate dal governo con l’assenso dell’opposizione per contenere il rapido e allarmante espandersi del contagio sono tutte anti o extracostituzionali: il popolo sovrano non è stato consultato ma obbligato ad accettare la temporanea sospensione delle libertà fondamentali come se fossimo, appunto, in guerra; In realtà siamo tutti arruolati di necessità, a cominciare dal personale medico e infermieristico che opera in prima linea cioè in corsia, siamo tutti combattenti, ovviamente con ruoli diversi, in questa nuova guerra mondiale contro un nemico quanto mai inafferrabile, invisibile e subdolo che può colpirci alle spalle, anzi, ai polmoni, in ogni momento e ovunque; possiamo  blindare i confini e chiudere i porti e gli aeroporti ma ormai il nemico non viene più  da fuori e, in ogni caso, i confini, per lui, sono mere linee convenzionali tracciate sulle carte geografiche.


Naturalmente tutto questo dipende dalla effettiva pericolosità del virus Covid-19: quando è a rischio la nostra vita stessa possiamo ben rinunciare per qualche settimana alle nostre abitudini e alla libertà di movimento, di associazione, di istruzione, di svago, di culto, di partecipazione a eventi culturali o sportivi o religiosi, o addirittura a matrimoni e a funerali. Insomma, se la normalità della nostra vita è diventata un fattore di rischio che problema c’è a metterla tra parentesi in attesa di tempi migliori? Certo, questa messa in mora delle nostre abitudini non durerà in eterno; ma qui si apre una questione giuridico-politica fondamentale: se  il sacrificio temporaneo delle nostre libertà civili e politiche è il prezzo da pagare per salvarci dal contagio, come dobbiamo interpretare il primo Articolo della nostra Costituzione alla luce di questa sospensione d’imperio della sovranità popolare da parte di un governo che assume di fatto su di sé i pieni poteri? Non si dimostra in tal modo la relatività (e la intrinseca debolezza giuridica) del nostro ordinamento democratico-liberale? E, dal momento che, sempre per la nostra sicurezza, si chiudono le scuole di ogni ordine e grado e persino i tribunali, non si capisce perché non si chiuda anche un Parlamento che non può far altro che ratificare i decreti governativi, tra l’altro suggeriti dall’ équipe di tecnici e specialisti medico-sanitari messa in campo, insieme alla protezione civile, per aiutare il governo a fronteggiare questa imprevista emergenza di salute pubblica. Nello stato di eccezione i politici cedono il comando ai tecnici o ai militari e la politica diventa esplicitamente biopolitica, cioè dominio esercitato sui corpi medesimi dei cittadini diventati sudditi, sia in quanto individui sia in quanto massa, allo scopo dichiarato di migliorarne le condizioni di vita e allontanare il più possibile il momento della morte (eccetto che in caso di emergenza o di guerra in cui ai cittadini-sudditi il biopotere chiede di sacrificare la  vita per la patria).


Il filosofo di riferimento riguardo al biopotere e alla biopolitica è Roberto Esposito (cfr. Bios , Einaudi, 2004), interprete di primo piano della così detta Italian Theory, caratterizzata dalla critica etico-politica della società e del potere, o meglio, dei poteri costituiti sempre oppressivi. Ora l’Italia e il mondo intero si trovano nell’emergenza della pandemia che dalla Cina è arrivata tra noi cogliendoci del tutto impreparati (come del resto tutta l’Europa, l’Asia, l’Africa  e gli Stati Uniti); bisogna però ammettere che, dopo lo stato confusionale in cui all’inizio di questa emergenza sanitaria era sembrato essere caduto il governo insieme a tutta la classe politica, preso atto della gravità della situazione, gli ultimi provvedimenti restrittivi della libertà individuale estesi a tutto il territorio nazionale vanno finalmente nella giusta direzione. La maggioranza degli italiani ha capito che non ci troviamo a combattere contro una banale influenza e, bon gré mal gré, osserva con sorprendente senso civico e civile (magari propiziato dalla paura del contagio) le disposizioni governative: “Ora che il virus circola non si è vista, almeno nei primi giorni, rivolta, i gilet gialli non abitano in Italia…”. (Quando Marco Damilano ha scritto questa frase, su L’Espresso del 1 marzo 2020, non erano ancora scoppiate le rivolte dei detenuti nelle carceri).


E tuttavia, anche in questa circostanza emergenziale, i complottisti antisistema non hanno rinunciato a far sentire la loro voce “fuori dal coro” come quella del filosofo Diego Fusaro che sottolinea la coincidenza sospetta dell’epidemia – ora pandemia – cinese con la guerra dei dazi contro gli Stati Uniti. Tra chi vede nel dilagare in Cina dell’epidemia da Coronavirus la longa manus degli Usa spicca anche l’ex annunciatrice televisiva, già segnalatasi quale sostenitrice di pratiche mediche alternative alla medicina ufficiale, Eleonora Brigliadori, che ha postato sulla sua pagina Fb un video in cui un sedicente ex agente segreto americano fa alcune rivelazioni che confermerebbero l’origine artificiale e strategica del Coronavirus. La Brigliadori scrive sulla sua pagina Fb: “Che ci fosse l’America dietro tutto questo era già chiaro a molti di noi! Le parole di questo ex agente americano non fanno che confermare il quadro geopolitico che dobbiamo comprendere e superare difendendoci a tutti i costi”. Dell’origine artificiale e strategica del Coronavirus è convinto anche il collega redattore di vecchia data di “Trucioli savonesi” Marco Giacinto Pellifroni, del quale riporto la conclusione del suo articolo Coprifuoco 2.0. Prova generale di guerra batteriologica e sequestro di persona , uscito su questa medesima rivista domenica scorsa: “Concludo con una considerazione complessiva su questa emergenza: ha fornito l’occasione per un test sulla resilienza della popolazione a misure restrittive estreme, che tanto piacciono ai regimi totalitari.


In Cina non c’era affatto bisogno di un test del genere, vista la proverbiale obbedienza dei suoi abitanti a qualsiasi ordine provenga dall’alto. In altre nazioni, Italia in primis, popolata da individualisti insofferenti ad ogni costrizione, è invece in corso un esperimento non simulato sul grado di tolleranza alla privazione della nostra libertà. Proteste e mugugni non mancano, ma soprattutto per le pesanti ripercussioni economiche; altra prova di resilienza di chi manda avanti un’azienda a subire, in aggiunta ai salassi fiscali, l’improvviso venir meno del reddito. Si tratta di un’ulteriore selezione in stile neoliberista: sopravviveranno i più forti, che hanno accesso illimitato al credito. Saranno al solito le banche a decretare chi sopravviverà…”. Che cosa si può obiettare alla tesi dell’origine e dello scopo strategico e destabilizzante del virus Covid-19? Quello che finora sappiamo di questo virus è che si tratta di un virus presente da tempo nei pipistrelli in cui è avvenuta una mutazione che ha reso possibile il passaggio dal chirottero all’uomo.


Ora tutta l’argomentazione di Pellifroni poggia su un assunto indimostrabile, cioè che il Coronavirus non sia naturale ma artificiale. Che si tratti di un virus costruito in laboratorio per scopi bellici non è che un’ipotesi mentre il virus dei pipistrelli è una realtà conosciuta e studiata da tempo. La tesi di Pellifroni, di Fusaro, della Brigliadori e degli altri complottisti e dietrologi avrebbe senso se si potesse dimostrare che effettivamente il virus Covid-19 è stato diffuso di nascosto “mediante un semplice nebulizzatore alla vigilia del Capodanno cinese nei pressi dell’unico Laboratorio analogo (a quelli americani) di cui la Cina si è dotata, nel centro del Paese, a Wuhan”, ma, in assenza di questa prova fattuale, tutta la costruzione accusatoria contro gli americani crolla su se stessa come un castello di carta; tanto più se si considerano i rischi di un simile attacco biologico contro la Cina: il virus non distingue tra cinesi e americani e nel mondo globalizzato di oggi un’epidemia fa presto a diventare pandemia che contagia il mondo intero, come stiamo vedendo. Quanto all’uso del virus per testare la capacità di resilienza della popolazione italiana mi ricorda la considerazione “scientifica” di Primo Levi sul Lager visto come un esperimento messo in opera per vedere quanto può resistere un essere umano in quelle condizioni disumanizzanti senza perdere la propria identità e umanità. No, a me pare che l’unico complotto ravvisabile in questa emergenza pandemica sia proprio quello che prende forma nella fantasia illimitata dei complottisti.

 FULVIO SGUERSO

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