OCCIDENTE: IL NEMICO E GLI ASSASSINI

Nel confronto bellico, la Russia si sta rivelando parte resistente e vitale, anzi resiliente, materialmente come moralmente, di un Occidente nel complesso malato e agonizzante come l’Amfortas di Wolfram von Eschenbach, diviso tra nichilismo e mistificazioni. E’ per questo, che gli avvelenatori dell’Occidente ci scagliano contro di essa in una novella Crociata.

L’Occidente sta agonizzando. I suoi assassini lo avvelenano, in modo pianificato, probabilmente perché esso (USA in testa) è divenuto inefficiente o superato come piattaforma e modello della loro dominazione plutocratica globale. Prima di dire chi siano costoro -quelli per cui si arrabattano le Giorge, le Ursule e i Draghi- dirò come lo stanno facendo. Dopo di ciò, sarà superfluo fare i loro nomi.

Una sentenza esemplare

Prenderò le mosse dalla recentissima sentenza (inappellabile) della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo emessa il 9 Aprile scorso dalla Grand Chambre nella sede di Bruxelles accogliendo il ricorso di Verein Klima-Seniorinnen Schweiz (Associazione elvetica Anziane per il Clima) contro la Svizzera (ricorso nr 53600/20), per ritenuta violazione   degli artt. 8 (rispetto della vita privata e familiare e 6 (accesso a un tribunale nazionale) [1]

Il ricorso, presentato alla Corte EDU dopo la vana adizione dei giudici nazionali svizzeri, richiedeva di accertare la violazione da parte della Svizzera del diritto fondamentale alla salute, previsto all’art. 2 della CEDU, e quello alla vita privata e familiare di cui all’art. 8, che le ricorrenti imputavano alla mancata adozione da parte dello Stato elvetico di provvedimenti legislativi e amministrativi volti a contrastare il cambiamento climatico, che si era impegnato ad assumere aderendo ai trattati internazionali, con la conseguenza di un asserito peggioramento delle loro condizioni di vita dovuto all’anomalo innalzamento delle temperature. Il ricorso domandava altresì la condanna dello stato all’adozione di atti legislativi e amministrativi per evitare l’aumento delle temperatura media globale di oltre 1,5°C, riducendo le emissioni di gas serra. La sentenza, facendo riferimento ad alcuni trattati internazionali tra cui l’Accordo di Parigi, dice che gli stati membri della CEDU devono «raggiungere la neutralità carbonica [cioè la condizione in cui si rimuovono dall’atmosfera tanti gas serra quanti se ne emettono] entro i prossimi tre decenni in linea di principio». Allo stesso tempo non ha indicato misure precise al governo svizzero, proprio perché farlo sarebbe andato oltre le sue competenze. La Corte di Bruxelles ha ritenuto anche la violazione dell’art. 6 della CEDU, che stabilisce il diritto a un equo processo attraverso i giudici nazionali.

Una causa simile è stata intentata pure in Italia da varie associazione e individui italiani hanno chiesto a un giudice civile di condannare lo stato italiano per l’inottemperanza agli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2 assunti in sede internazionale ed europea, pregiudicando diritti fondamentali della persona, come quello alla salute, e anche del diritto a conservare le condizioni di vivibilità delle generazioni future. Anche il giudice italiano ha ritenuto di non potersi pronunciare per non violare la discrezionalità spettante al potere politico. Ma ora, proprio a questo riguardo, la sentenza del 9 Aprile cambia lo scenario, affermando che gli Stati sono obbligati a contrastare il mutamento climatico con specifiche azioni, e soprattutto con l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica mediante le misure comprese nella Green Transition, iniziando con la net zero, l’imposizione cioè dell’efficientamento energetico totale degli edifici. Nel mondo, le cause giudiziarie circa il clima sono più che raddoppiate dal 2017 ad oggi.
La sentenza in esame ha inoltre stabilito che i ricorsi di questo tipo possano essere presentati soltanto da organismi esponenziali dei diritti lesi, e non da singole persone fisiche, perché queste dovrebbero provare, nella causa, di essere state direttamente danneggiate dalle omissioni dello Stato in fatto di tutela climatica. La Corte ha stabilito che se, invece, a fare ricorso sono le associazioni o altri enti esponenziali di interessi diffusi, a queste ultime non viene richiesto di dimostrare che i loro membri, o le persone a nome delle quali hanno presentato il ricorso, abbiano lo status di “vittima” ex art. 34 CEDU!

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La giurisdizione della menzogna

La sentenza in parola contiene ed applica gran parte degli strumenti di assassinio dell’Occidente. Anticipo che gli organismi internazionali, come la detta Corte, l’ONU, l’OMS, l’UE, la NATO, il FMI, la BCE sono tra i principali esecutori dell’assassinio.

Torniamo alla sentenza. E’ assurda come sentenza, ma è efficiente per distruggere. Essa è un coacervo di falsi presupposti, violazioni del diritto e violazione della logica. Un concentrato di veleni.

Innanzitutto, è evidentemente assurdo (e nessuno lo può credere) affermare che la mancata esecuzione di alcune delle clausole dei trattati in questione, da parte di uno Stato minuscolo come la Svizzera, con una piccola popolazione e una modesta dimensione industriale, possa avere un’influenza percettibile e dannosa sul clima e sulla salute dei suoi abitanti.

In secondo luogo, è palese che la Corte ha condannato la Svizzera senza prova concreta di un qualsiasi effetto nocivo sull’associazione o i suoi membri o altri degli inadempimenti della Svizzera.

In terzo luogo, ha Corte ha recepito le tesi – false e come tali ben dimostrabili – dell’ideologia green, ossia che l’emissione di CO2 abbia un effetto serra e stia innalzando la temperatura globale.

La temperatura media terrestre è sempre stato mutevole, con cicli di diversi secoli, con fasi ascendenti o discendenti di oltre un secolo. Duemila anni fa, come pure nel Medioevo, era più alta di oggi. Considerare solo periodi di decenni è una scelta di disonestà metodologica. L’era industriale è iniziata durante una fase di temperatura ascendente, che statisticamente dovrebbe finire tra qualche decennio. Perciò imputare l’ascesa alle emissioni industriali è arbitrario, anzi è mistificazione.

L’anidride carbonica costituisce oggi 42 parti per milione dell’atmosfera (in passato è stata molto più presente), e di queste 42 parti per milione solo una frazione, forse 16 parti al massimo, può riferirsi all’attività umana. Perciò attribuire a questa variazione i mutamenti climatici è pure una mistificazione.

Inoltre, in base alla Legge di Henry, la quota di un gas sciolta nelle acque e quella presente nell’atmosfera, a parità di pressione e temperatura, sono costanti; se la temperatura sale, la prima cala e la seconda aumenta; quindi l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera è probabilmente dovuto al riscaldamento dei mari, a sua volta dovuto a fattori naturali.

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I rimedi a questo falso problema imposti dalla Green Transition sono altrettanto fasulli, per più ragioni.

I paesi occidentali che dovrebbero eseguirla producono circa ¼ delle emissioni globali; ridurre a metà o anche a zero tale quota, evidentemente non cambierebbe molto; ma imporre tale riduzione ai soli paesi “virtuosi”, con i costi industriali che essa comporta, semplicemente indurrebbe molte imprese a delocalizzare la produzione dall’Occidente al resto del mondo, peggiorando da noi il declino e la disoccupazione senza un’apprezzabile riduzione delle emissioni globali. La Corte di Bruxelles, con la sua sentenza condanna la Svizzera, e domani ogni altro paese occidentale, a caricare la sua industria di costi tali, che, se non scaricati sui contribuenti, indurranno la delocalizzazione – deindustrializzazione, a danno dell’Occidente e senza vantaggio per il pianeta. E’ così che ci stanno uccidendo.

L’automozione elettrica è inattuabile perché richiederebbe la triplicazione dell’elettricità prodotta. Il suo evidente scopo è quello di demolire l’industria automobilistica occidentale e soprattutto di limitare gradualmente la libertà di circolazione, in vista anche l’istituzione della famigerata città dei 15 minuti.

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Inoltre comporterebbe un aumento, e non un calo, di emissioni carboniche, perché è due volte più energivora della moderna automozione termica, esigendo la costruzione di centrali, la combustione di petrolio, la realizzazione di una capillare rete di distribuzione – senza contare i costi ambientali per l’estrazione delle terre rare per costruire le batterie, le implicazioni del loro smaltimento e soprattutto il fatto che solo il 5% delle emissioni di particolato di un’autovettura viene dalla combustione, mentre il 95% viene dalle frenate e dagli pneumatici; e che le autovetture elettriche, avendo un peso molto superiore, emettono di conseguenza più particolato.

I cappotti termici hanno pure un elevato impatto ambientale di produzione e di smaltimento, e hanno già dato prova di fragilità alla grandine, di propensione al distacco per effetto del differenziale di dilatazione termica, di produzione di sacche di umidità tra sé e i muri, le quali sono fonti di insalubri infiltrazioni e muffe.

Potrei continuare e completare lo smascheramento dell’ideologia che guida la sentenza in esame, parlando della campagna di chiusura delle stalle per via della CO2 nei peti del bestiame e dei disincentivi all’agricoltura per sostituirla con impianti fotovoltaici, mentre il cibo naturale viene sostituito con insetti e carne sintetica prodotta con mRNA, che si sa avere un effetto cancerogeno.

E che dire della intrusiva campagna di vaccinazione di massa con pretesi vaccini mRNA, che ormai sono risultati inefficaci ai fini dell’immunizzazione e altamente nocivi, campagna appoggiata dall’occultamento sistematico dei dati sugli effetti avversi e sull’inefficacia? Non pochi ricercatori prevedono che gran parte dei soggetti effettivamente vaccinati morirà entro 5 o 10 anni dall’inoculazione, con ulteriori, forse fatali ripercussioni per il mercato immobiliare!

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Tra le altre  mistificazioni con cui la plutocrazia ci governa, non posso poi non ricordare il darwinismo (biologico e) sociale (lotta e selezione del più forte) e il neomalthusianesimo, due ideologie pseudoscientifiche, già ampiamente confutate, che hanno legittimato e guidato numerose e sistemiche misure finanziarie adottate per soffocare, anzi sabotare l’economia produttiva, citando specificamente (una tra molte) l’abolizione concertata in Occidente della separatezza della banche di credito e risparmio da quelle di azzardo speculativo, che ha portato alla crisi del 2008; il salvataggio delle banche coi soldi pubblici, ma senza ripristinare la separatezza, in modo che il business delle bolle si possa ripetere, come si sta ripetendo. Infatti il mercato finanziario, quello che da tempo viene accettato dalla nostra tecnocratica governance come regolatore ottimale delle scelte di politica economica, genera tanti più profitti per i suoi operatori quanto più ampie e frequenti sono le sue oscillazioni, cioè quanto più forti e frequenti sono le crisi. Quindi le sue “richieste” non sono affatto regolatori ottimali, ma il contrario; ed esse vengono obbedite perché si impongono con la violenza del rating, dello shorting, del definanziamento, nonché mediante le sovvenzioni ai decisori istituzionali. Ricordo che l’idea del mercato come ottimale regolatore, ottimale distributore delle risorse e dei redditi, ottimale preventore e riassorbitore delle crisi, si riferisce non al mercato finanziario, ma a quello produttivo (a condizione che sia trasparente anziché opaco, libero e non mono- od oligopolistico, come invece ampiamente è), il quale, almeno sulla carta, può svolgere quelle funzioni, in quanto esse sono funzionali alla massimizzazione dei profitti. Nel caso del mercato finanziario, che oggi è circa 15 volte più grande, numericamente, di quello produttivo, la massimizzazione dei profitti richiede invece l’opposto.

E la predominanza anche culturale del mercato finanziario e della sua logica, da un lato ha sospinto la deindustrializzazione dell’Occidente, in alleanza con l’ideologica Green, e dall’altro sta riportando la concentrazione elitaria della ricchezza e la diffusione della povertà verso rapporti che si credevano, ingenuamente, superati per sempre dalle “conquiste” del secondo dopoguerra in Italia, e del primo in USA. E i titolari dei partiti sedicenti di sinistra, sponsorizzati da personaggi come Soros, hanno abbracciato questo liberismo finanziario anche più dei loro colleghi sedicenti di destra, e si dedicano alle campagne per i diritti sostitutivi (lgbtqx), l’accoglienza, l’integrazione, l’antifascismo. Silenzio invece sulle iniquità socioeconomiche. E da quando la propaganda atlantica soffia per la guerra, hanno persino smesso di recitare il pacifismo. Nessuno forza politica si oppone perché l’intelligenza artificiale, combinata con l’intercettazione globale delle comunicazioni (Five Eyes) e i droni killer, conferisce alla plutocrazia di Rothschild & C. la capacità di individuare e reprimere ogni resistenza organizzata.

La morale della Tecnocrazia

In tutti gli esempi sopra citati, come in quelli che seguono, vediamo la politica compiere scelte politiche discrezionali, pretendendo che siano invece scelte tecnico-scientifiche necessitate da circostanze obiettive (TINA, there is no alternative): ma la scienza e la tecnica su cui esse poggiano sono, in realtà, pilotate con opportune sovvenzioni e prescrizioni, acciocché si pronuncino come conveniente. Da varie fonti anche accademiche perviene notizia della nuova epistemologia applicata, o nuova metodica di verifica: allo studente laureando, allo specializzando, al ricercatore viene oramai sovente prescritto quale debba essere il risultato della sua ricerca-verifica scientifica prima che la faccia, che cosa debba scrivere nell’abstract e nelle conclusioni.

E poi vi è il grande capitolo della demolizione culturale, morale e demografica della società occidentale, con l’ideologia gender e la cancel culture tradotte in cervellotiche norme di legge, coercizioni, punizioni, epurazioni, persino all’interno dell’accademia. La ridicolizzazione dei valori tradizionali e la criminalizzazione dei ruoli genitoriali e della famiglia, come istituzione maschilista-fascista e matrice delle malattie mentali, le quali al contempo però vengono negate come tali e ricondotte al relativismo pluralista. La generosa distribuzione di diritti civili e dell’uomo a copertura della sottrazione di quelli del lavoro, della crescente iniquità economica e politica, del deterioramento delle prospettive di vita, di welfare e di occupazione, nell’incalzare dell’intelligenza artificiale che si prevede stia per eliminare qualche decina di milioni di posti di lavoro in Occidente. L’immigrazione sostitutiva, sospinta e sovvenzionata dal grande capitale apolide e predatorio che spadroneggia in Africa e altrove. Le masse immigrate aventi altissimo tasso di violenza e delinquenza, che occupano ed espropriano dai cittadini porzioni crescenti del territorio nazionale, urbano e non, favoreggiate in ciò dalle istituzioni in cambio della manodopera sottocosto che esse offrono al capitalismo anche per ribassare i salari dei lavoratori nazionali. Il pensiero unico obbligato, il canone del politically correct, che proibiscono di parlare di tutto ciò ed emarginano e oscurano chi viola il tabù, quando addirittura non lo sanzionano penalmente. La sorveglianza sulle attività e persino sui discorsi dei cittadini si spinge sempre più avanti, con le reti di monitoraggio e ascolto (vedi il recente caso di Trento, su cui è intervenuto il garante della Privacy), che ancora sono però niente in confronto a ciò che potranno essere col 5G, ossia col cosiddetto internet delle cose (e delle persone).

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Il declino economico e il degrado civile dell’Occidente vengono accelerati dalla crisi occupazionale apportata dalla delocalizzazione, dall’automazione e dall’intelligenza artificiale, con prospettiva di distruzione di decine di milione di impieghi, e di creazione di solo un nuovo impiego su sei eliminati. La crisi sociale e di scollamento tra popolazione generale e stato (istituzioni, tecnocrazia governante) si aggrava per la compiuta estinzione di una rappresentanza sindacale e partitica della classe lavoratrice, stante che oramai tutti i sindacati e i partiti di peso sono allineati con il modello imperante del capitalismo finanziario. Ma il rimedio al possibile civil unrest è già pronto: è la moneta digitale delle banche centrali, che permetterà il controllo totale dei wallets (ex conti correnti), il prelievo diretto delle tasse e delle sanzioni, il blocco dei pagamenti in entrata e in uscita, l’applicazione di interessi negativi, la limitazione della possibilità di spendere per aree geografiche, settori merceologici, periodi di tempo. In cambio, potrà esser concesso un reddito di cittadinanza o sottomissione agli indigenti, mentre l’Autorità nazionale od europea potrà immediatamente colpire il wallet dei riottosi, degli indisciplinati. Sarà arduo persino opporsi politicamente ad esso, o anche rifiutare un trattamento sanitario prescritto dall’OMS o dallo Stato, senza essere esposti a sanzioni monetarie. L’agonizzante Occidente sarà ben legato al suo letto di morte, in modo che non si agiti nella fase terminale. Fuorché i Diritti dell’Uomo, non avremo nulla e saremo felici, e l’Asse del Male sono gli altri, Mosca, Teheran.

La Santa Crociata

Però dobbiamo meritarci il diritto alla suddescritta felicità nella nullatenenza difendendo a spada tratta i plutocratiche che ce lo stanno ammannendo, ossia aderendo al riarmo massiccio e alla Nuova Guerra Fredda, Potenzialmente Calda, alla Crociata contro questo Asse del Male, nella quale, a nostre spese e senza alcun vantaggio, ci esponiamo a un attacco o contrattacco nucleare. Noi europei abbiamo iniziato a compiere questo atlantico dovere suicida applicando le severe sanzioni alla Russia, che dovevano piegarla in poche settimane, e che la hanno invece rafforzata economicamente e industrialmente, tanto che, sui campi di battaglia, le sue fabbriche di armi prevalgono su quelle della NATO, mentre la sua economia ascende a un + 3,2%, –  molto più delle nostre. Quelle sanzioni, però, sono state volute da Washington non tanto contro la Russia, quanto contro di noi e in favore degli USA, che grazie ad esse a) moltiplicano i profitti vendendo a noi europei a prezzo moltiplicato il gas che ci vendeva la Russia; b) inducono industrie europee a rilocalizzarsi in America per beneficiare dei minori costi dell’energia; c) sostengono la domanda di dollari e spingono fuori mercato, per costi eccessivi di produzione, ampi settori dell’economia europea; d) soprattutto, impediscono una integrazione economica Europa-Russia, la quale minerebbe l’egemonia USA sull’Occidente. Ma con tali misure Washington, se pur fa i propri interessi nazionali di breve termine, nel medio periodo accelera ulteriormente il declino dell’Occidente nel suo insieme.

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Sottoposto a un cosiffatto trattamento assassino, come potrebbe l’Occidente non star morendo, materialmente e moralmente? Come potrebbero gli Occidentali fare come in passato progetti di lungo termine, di famiglia, di procreazione, investimento? Come potrebbe rivivere l’ottimismo della prassi, anziché lasciarsi scivolare nella sedazione-evasione terminale offerta loro in molteplici forme, dall’entertainment, alle mistificazioni con cui vengono guidati,alle tante droghe più o meno legittimate?

Intanto, dietro pretesti morali presentati in modo sempre più stupido e smascherabile, la nostra élite sta costruendo, a ritmi accelerati, una nuova cortina di ferro a Est, dietro cui rinchiuderci mentre prosegue su di noi il trattamento orwelliano che sta già portando avanti da troppo tempo. Insomma, che cosa ci rimane dei valori dell’Occidente? Che cosa ci rimane, oggi e ancor più in prospettiva, in termini di libertà? Di privacy? Di stato di diritto? Di rappresentanza democratica? Di sicurezza e buon governo? Ce ne rimane meno, ormai con certezza, di quanto ne abbiano i Russi. E allora, per chi e per che cosa dovremmo pagare, rischiare, combattere, quando chi ci attacca, il nemico, è proprio chi ci chiede di pagare, rischiare e combattere ai suoi ordini, e al contempo ci ha sabotati in tutto, dall’economia alla sicurezza? Appropriate quanto mai suonano ora le parole di B. Brecht:

“Al momento di marciare/ molti non sanno/che alla loro testa marcia il nemico./ La voce che li comanda/ è la voce del loro nemico./ E chi parla del nemico, è lui stesso il nemico.”

La Terza Roma chiarisca

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Per il capitalismo finanziario dominante sull’Occidente, la Russia è sempre più un nemico tanto ideologico quanto pratico, perché resiste (sia in forza delle sue caratteristiche religiose, morali, socio-culturali, che in forza delle sue grandi risorse interne) alla penetrazione e alla merci-cartolarizzazione totale che corrispondono ai bisogni del capitalismo stesso, e che hanno spinto, dal 1992 in poi, in un novello Drang nach Osten,l’avanzata della NATO, mediante progressive e inesorabili annessioni, verso i suoi confini, nell’intento di assorbirla, assieme alle sue immense risorse, che aspettano solo di essere cartolarizzate! L’Ucraina è già stata divorata, prendendole tutti i migliori assets e indebitandola per l’eternità con i prestiti e l’assistenza militare. Sarà per sempre schiava degli usurai che proclamano di volerla liberare – altro che indipendenza! La Crociata, come la Green Transition con le sue misure costosissime e fallimentari, è innanzitutto un mezzo per generare una grande domanda di crediti, di liquidità, di emissione monetaria, indispensabili per puntellare la ciclopica e pericolante bolla finanziaria la cui implosione minaccia l’Impero del Dollaro.

Ma per le genti dell’Occidente, per l’Occidente vittima della sua élite dominante la Russia non è affatto un nemico. Anzi, soltanto qualora la nostra élite sia sonoramente sconfitta dalla Russia, tanto militarmente quanto economicamente, e crollino così le sue ideologie e le sue strutture di potere (NATO, FED, BCE, UE etc.), l’Occidente avrebbe una chance di salvarsi, di recuperare, anche perché anche la Russia (lo voglia o no) fa sostanzialmente parte dell’Occidente, di cui condivide le radici greche, romane, e molte successive vicende culturali. Sì, la Russia odierna è una nazione occidentale (non è la Cina, né l’India, né l’Indonesia), ed è forte e vitale (sebbene in parte contaminata dagli stessi veleni che minano il nostro Occidente), come dimostra la sua brillante performance economica, industriale e militare contro l’Alleanza del Dollaro, a dispetto della disparità di popolazione e ricchezza nominale. Oggi, più che in passato, Mosca rappresenta la Terza Roma, la possibile ripartenza dell’Occidente – ancor più dopo che dalla Russia, grazie alle sullodate sanzioni, si sono ritirati i brands occidentali, penetranti armi di corruzione morale e di distrazione di massa. Per noi, dunque, essa è un’estrema risorsa, da assimilare, da emulare, non certo da temere o combattere o respingere: è portatrice del plasma iperimmune che potrebbe guarirci dalla malattia di Amfortas, il nichilismo, che ci sta decomponendo, quale conseguenza ultima dell’ideologia e della dinamica liberale: in un mondo che riconosce solo valori di scambio, non stanno valori di scopo; e dove non vi sono scopi, morte e vita non si distinguono. E’ vero che la Russia rivaleggia con noi nella dispiratà della distribuzione della ricchezza, e che, nel settore dell’informazione e nel settore della politica, il regime moscovita non tollera l’espressione del dissenso tanto quanto il nostro, ma da un lato ciò è inevitabile in un paese che da molti anni è sotto assedio, e dall’altro lato anche il nostro regime non scherza in fatto di censura, di pensiero unico obbligato e di informatori alternativi che muoiono stranamente, giornalisti o scienziati che siano. La società russa è caratterizzata da forti diseguaglianze economiche – come la nostra.

E anche in fatto di democrazia, non siamo messi meglio di chi vive sotto un regime piuttosto autoritario, ma che perlomeno è un regime politico, mentre noi viviamo sotto un regime plutocratico di banchieri e bancarottieri, non meno autoritario di quello russo. Banchieri che ora vorrebbero farci combattere per rafforzare il loro potere.

Aprire le porte alla Russia, allora? Oppure è l’ultima illusione? E’ un’illusione, se anche la Russia e i suoi alleati adottano, come in passato sembrava volessero fare, la CBDC, la digitalizzazione, la Green Transition, il programma orwelliano sposato dalla nostra oligarchia, su modello di quella cinese. E qualora stiano agendo d’intesa con Washington per ripristinare un sistema globale bipolare rigido, finalizzato a un più efficiente controllo sociale. Quindi, presidente Putin, forniteci presto un chiarimento convincente, perché, se non vi è speranza nel mondo sublunare, vogliamo saperlo ora, per regolarci alternativamente.

Di  Marco Della Luna   puoi leggere tutti gi articoli pubblicati su Trucioli savonesi
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