NUOVA POLITICA O POLITICI NUOVI

NUOVA POLITICA O POLITICI NUOVI

NUOVA POLITICA O POLITICI NUOVI

“Les italiens a scuola di vittoria dal Ps in Francia” titolava un’importante quotidiano italiano qualche giorno fa.

Les italiens sarebbero gruppi di giovani PD che, in crisi di astinenza di sinistra qui in Italia, hanno pensato di poterne assaporare il gusto nella vicina Francia impegnata ad affrontare una difficile impresa elettorale, dove proprio la sinistra guidata da Hollande sembra avere qualche probabilità di vittoria.

Qui si può essere di sinistra!” Sostengono” Mentre noi per anni abbiamo sentito discutere solo di questione morale, di giustizia, di barzellette, di olgettine… Qui si parla di politica, i militanti studiano i programmi dei candidati, gli elettori studiano e confrontano i programmi di ciascun candidato e i programmi sono molto diversi».

Devono recarsi all’estero i nostri giovani per scoprire che la vera politica è proprio questo, così,  a loro spese, stanno partecipando alla distribuzione di volantini, partecipano alla campagna elettorale con tifo da stadio per respirare quel vento di sinistra che qui in Italia, non hanno mai respirato.

Sembra che addirittura Bersani e D’Alema siano andati qualche mese fa a riassaporare quel vento nuovo, amche per non dimenticare del tutto le loro  radici.

Così mentre in Italia si sostiene un Governo Monti che di sinistra non ha  nulla, designato a prendere decisioni impopolari e assumersi responsabilità che nessun partito politico italiano avrebbe voluto e senza dubbio saputo prendere, che continua nel segno dell’iniquità sociale e del garantismo alla grande evasione fiscale e ai privilegi della casta, si va in Francia per respirare il vento della politica di sinistra come fosse una vacanza dello spirito e della mente.

Mentre in Italia anni e anni di strategico e forzato consociativismo hanno inquinato, defraudato, deteriorato per sempre quegli ideali che sempre avrebbero dovuto essere il fondamento dei partiti della sinistra italiana, si va in Francia per riassaporare la diversità dei programmi elettorali, quelli che in Italia sembrano ormai ineluttabilmente appiattiti e omologati.

I giovani Pd diventano così, proprio loro, la prova dell’ultima sconfitta.

Sarkozy e Hollande

 

Guidati lì da un Segretario nazionale già addestrato a quella che potrebbe la sua carriera politica in Italia, mentre fanno il tifo per Hollande e frequentano le banlieue, propagandando le tesi di una sinistra francese che sembra tentare ancora di parlare di ricchi e di poveri, di aiuti ai giovani e d’investimenti nella scuola e di giustizia sociale, sanno perfettamente che tornati in Italia la vacanza finirà.

In Italia si dovrà tornare coi piedi per terra.

Ne ha fatto esperienza anche la sottoscritta, da sempre una donna convinta e appassionata agli ideali della sinistra, che in passato, nel fare politica attiva e amministrativa, ha dovuto scontrarsi sempre con quella “concretezza” dietro la quale i partiti nascondevano l’esigenza di concludere progetti che di politica non avevano nulla, tantomeno di utilità per la gente.

 In Italia si dovrà tornare con i piedi per terra, facendo i conti con un PD , che da grande partito della sinistra quale era , non ha disdegnato intrallazzi, inciuci e malaffare, non ha disdegnato inutili cementificazioni e talvolta in molte città amministra non lontano dalla massoneria.

Questo dovranno fare, in Italia, i giovani del PD che ora fanno politica in Francia: dovranno sostenere quei soliti  vecchi politici che da decenni sono alla guida del loro partito, come se nulla dovesse cambiare.

Un partito che ha cambiato nome più volte per accaparrarsi un settore di elettori sempre più ampio del centro e che ha, così, perso la sua credibilità politica proprio tra la gente di sinistra.

Quei giovani lo sanno già che, una volta tornati in Italia, nessuna rivoluzione sarà possibile, che la dialettica interna al partito sarà, come sempre, quella che i funzionari e i segretari permetteranno, quella che fa muovere le micro correnti da Bersani, a Veltroni a D’Alema o magari a Renzi.

Così la politica sarà sempre più vecchia e i giovani se vorranno farla dovranno adeguarsi: diventare vecchi anche loro.

E’ successo così anche nelle nostre città fino a quando alcune liste realmente civiche hanno prodotto quei Sindaci, alcuni dei quali allontanati proprio dalla politica di partito, che hanno creato amministrazioni virtuose: la vera novità italiana che potrà e dovrà fare scuola anche a livello nazionale.

 

Marylin Fusco

Perché mentre in Francia si può fare esercitazione di dialettica politica e anche Bersani a Parigi l’ha fatto, in Italia anche la dialettica politica delle Amministrative, anche per i partiti del centro- sinistra parla la solita lingua.

Nelle campagne elettorali, in questo periodo di crisi che sta diffondendo nella gente la paura, l’attesa del peggio, la consapevolezza che a pagare siano sempre gli stessi: non un’idea politica nuova, non una revisione sul piano pragmatico e di visione totale del futuro delle nostre città.

Non un nuovo progetto sui rapporti e le relazioni, sui poteri e le deleghe, insomma sulla vita sociale delle comunità.

Si fanno promesse sulla costruzione di questo o quell’edificio pubblico, di questa o di quella strada, si parla di IMU e di tasse, si parla a sproposito di cultura e di lavoro, ben sapendo che senza un progetto a trecentosessanta gradi tutto ciò non solo non sarà possibile, ma sarà inutile.

Intanto chi vincerà tornerà a fare quello che si faceva prima, sperando che non sia peggio.

Non un programma veramente coraggioso sull’uso e il consumo del territorio che non appaia falso e strumentale come quello presentato dall’assessore regionale Fusco, (nota per la sua battaglia sul piano-casa in tutt’altra direzione) che sembra aver scoperto solo dopo due anni di Governo della regione, la necessità di dover dire basta alla cementificazione e lo fa con indirizzi poco credibili nei tempi e nei contenuti.

Non programmi coraggiosi sui deboli, sulle donne, i bambini, la scuola e la sanità, il senso collettivo di quella sinistra che in Italia, proprio nel bel mezzo di una crisi provocata proprio dalle speculazioni del capitalismo, ritiene necessario  dover sacrificare, mentre nella vicina Francia ne apprezza la riscoperta. 

 Certo anche noi cittadini dobbiamo fare molto. Dobbiamo riscoprire quel senso di collettività e di comunità perso da troppo tempo.

Quello che proprio ora potrebbe essere la salvezza perché potrebbe farci scoprire la mobilitazione spontanea, i buoni rapporti, la partecipazione, quella stessa che riscopriamo nelle situazioni di emergenza provocate dalle calamità naturali.

Dobbiamo convincerci che noi siamo le nostre scelte e che la democrazia è critica alle forme di governo, è approfondimento, è lotta sociale per cambiare in meglio l’esistente e per progredire.  

 La democrazia muore invece, quando minoranze elette detengono la loro posizione come un feudo personale, conseguito e ritenuto da essi medesimi, inamovibile ed eterno.

 E’ così che le società s’involvono e decrescono nei valori e nelle prospettive sociali, marciscono al loro interno nella cristallizzazione di piccole e grandi oligarchie che riproducono malgoverno. 

L’Italia è diventata questo, un paese chiuso in se stesso, senza governo da decenni, dove parassiti e ladri, pur avendo causato il danno, continuano a conservare i loro privilegi .

Contro questa Italia, diventata una mostruosa anarchia elitaria  e mafiosa estesa a tutti i livelli del malgoverno, è necessario ribellarsi.

Bisogna stravolgere il sistema dei vecchi partiti, anche quelli della cosiddetta sinistra, che subdolamente si autoalimentano detenendo un’informazione deviata, faziosa e a vantaggio esclusivo degli stessi gruppi oligarchici!

Non sarà stando in Francia ad assaporare l’atmosfera del vento di sinistra per poi tornare in Italia e continuare a portare acqua alla politica dei vecchi partiti gestiti dai soliti personaggi che portano avanti la solita politica con i soliti linguaggi, che si cambieranno le cose nel nostro Paese.

La nascita di un buon Governo, prima a livello locale poi a livello nazionale, rinascerà nella giustizia e nella radicale rivoluzione del pensiero, nella creazione di una società sostenibile con relazioni economiche e sociali nuove.

Bisogna credere che si possa costruire un mondo nuovo che rimetta al centro le comunità umane con i loro diritti e i loro bisogni e convincersi che potranno farlo uomini e donne veramente “nuovi”.

ANTONIA BRIUGLIA

 

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