NON HANNO PERSO UN GIORNO DI SCUOLA

NON HANNO PERSO UN GIORNO DI SCUOLA

NON HANNO PERSO UN GIORNO DI SCUOLA.

 Non hanno perso un giorno di scuola i miei studenti.

Non hanno perso un giorno di scuola gli studenti degli istituti  superiori di Savona mercoledì 23 maggio.

Con altri, tanti, tantissimi, si dice fossero quasi duemila, hanno partecipato alla manifestazione organizzata dai loro rappresentanti della Consulta Savonese Giovanile, in soli due giorni, per partecipare alla tragedia di Brindisi e contro ogni tipo di violenza nelle scuole.

A nulla sono servite le polemiche sulla fallita opportunità di “inglobare” la manifestazione degli studenti a quella del Comune nella commemorazione del ventennale della strage di Capaci.

A nulla sono servite le dichiarazioni di amarezza e di rammarico, giunte da parte di rappresentanti della classe politica che escludevano ogni volontà di strumentalizzazione da parte delle forze politiche, ma solo desiderio di condivisione.

Tutti sappiamo, e anche i giovani sanno, che pochi politici savonesi avrebbero resistito a salire sul palco per prendere la parola e parlare a una piazza piena, per dare prova della solita retorica, e  del solito atteggiamento paternalista di chi ha più esperienza e sa come organizzare e gestire manifestazioni di questo tenore.

Una piazza piena come più se ne erano viste a Savona, perché piena era Piazza Sisto di studenti, con i loro docenti e i loro Presidi che hanno voluto di essere lì con loro.

Loro, mercoledì, hanno deciso di organizzare da soli, in piena libertà, non certo nell’intento di segnare una divisione dal resto della società cittadina ma  rivendicando e  dimostrando di riuscire ad esprimersi, come qualcuno dice “in piena autonomia , senza gli adulti a dirci come manifestare e con quali bandiere.“

Noi adulti abbiamo il dovere di stare loro vicino lasciandoli liberi di crescere e io sarò a manifestare con loro” dichiarava il preside Gargano. Così, con lui, hanno deciso di fare le presidi Viganego e Rosso, rappresentando così la quasi totalità degli istituti savonesi.

Una delle poche volte, se non la prima, in cui noi adulti, ci siamo sentiti partecipi a una manifestazione come i ragazzi l’avevano immaginata, organizzata, pensata, senza valutarli, senza dire loro cosa era giusto e cosa era sbagliato fare, cosa si doveva o non doveva dire.

Noi insieme a loro, che dichiaravano sul palco le loro emozioni, o leggevano ai loro compagni una garbate lettera ricca di contenuti ad un Ministro savonese come loro, destinato da poco ad occuparsi della scuola italiana.

La scuola, quella che ricordava uno studente “ non è solo verifiche e interrogazioni, ma anche crescita dello spirito”, educazione alla convivenza, al vivere civile, alla democrazia.

La scuola quella che mercoledì non si è saltata, ma si è fatta nelle vie e nelle piazze della città.

Con quei ragazzi arrampicati al Monumento ai Caduti con la bandiera italiana in mano a chiedere un minuto di silenzio, si ribadivano valori e quell’impegno civile che, oggi è ancora più chiaro, nei ragazzi ha voglia di rivivere.

Loro che sanno fare silenzio, perché hanno capito che quel silenzio vale molto più di tante parole retoriche e di tante ovvietà.

La scuola di Savona mercoledì mattina ha fatto scuola, mettendo in atto  quell’”apprendistato civile” tanto caro al Presidente Napolitano.

Quanti hanno compreso l’importanza di questo momento, quanti hanno capito cosa sia cambiato per quei ragazzi che alle undici di mattina , tornavano diligentemente in classe?

E quanti di loro, nel tentativo di riprendersi il loro futuro, saranno anche la nostra speranza?

 

ANTONIA BRIUGLIA

 

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